ORGANO ANTEGNATI - Chiesa di S.Nicola
Gli Antegnati


L'ammirazione che nel campo organario suscita il nome Antegnati è senza dubbio giustificata. La perfezione raggiunta e l'equilibrio fonico degli strumenti, autentici capolavori come, in altro campo, i violini Stradivari, sono certamente superlativi. Anche al giorno d'oggi le sonorità dei ripieni antegnatiani dischiudono un mondo arcaico di cui non è possibile ignorare tutta l'intima bellezza.

La concezione antegnatiana dell'organo si evolse nel corso del '500 secondo gli sviluppi di una parabola ideale di purezza timbrica e di sonorità tipica, che raggiunse il vertice della perfezione creando, con geniale intuito e raro senso delle proporzioni, opere in cui "si impose lo spirito, sublimando i suggerimenti della fantasia e dei sensi".

Capostipite della prestigiosa famiglia e caposcuola dell'arte organaria italiana fu Bartolomeo, nato intorno al 1450 a Lumezzane (BS) da Giovanni "juris peritus" che nel 1431 aveva ottenuto, con il padre Lorenzo, la cittadinanza bresciana.

Bartolomeo, avviato con ogni probabilità agli studi giuridici, si dedicò invece completamente all'arte organaria - l'"Arte Antegnata, liberale, nobilissima & antichissima" come verrà definita cent'anni dopo dal pronipote Costanzo - dando origine ad una dinastia i cui membri per circa due secoli furono più che artigiani dell'organo, veri artisti geniali ed arditi.

La costruzione dello strumento avveniva, infatti, con particolare meticolosità e cura, mirata a raggiungere "tale excellentia che siano (gli organi) perfetti, sonori et consonanti" e a creare opere che non potessero sollevare il minimo appunto.

A conferma di tanta diligenza ed accuratezza, servano le parole di un trattatista cinquecentesco quando dichiara che gli organi costruiti da Giangiacomo "... sono così ben lavorati... che non da mano di huomo, ma da Natura creati paiono".

Il valore e la rinomanza acquisiti dai membri della famiglia Antegnati ebbero un'eco vastissima: Giangiacomo venne definito "magistro raro", Giovanbattista "uomo d'ingenio", Graziadio "magister excellens organorum", Costanzo "cavaliere dell'organo".

Agli inizi dell'800, due secoli dopo la morte di Graziadio jr., ultimo artefice della nobile dinastia, l'illustre organaro bergamasco Giuseppe Serassi affermava che "gli organi Antegnati sono di una vivacità e dolcezza di timbri che altri simili non si trovano...", "...la solidità, la dolcezza delle canne e la maestria delle medesime erano inimitabili..".


Costanzo Antegnati

Rappresentante più celebre e autorevole della nobile dinastia di organari bresciani che svolse ininterrotta attività nell'Italia settentrionale dalla fine del XV secolo fin dopo la metà del secolo XVII, Costanzo Antegnati nacque a Brescia nel 1549.
Iniziato giovanissimo all'arte dei famigliari (appena ventenne era in grado di sostituire suo padre Graziadio), "quale costruttore egli emulò i suoi predecessori per dottrina e maestria".

Reputato "il più perfetto" fra gli organari del suo tempo, realizzò gli organi di S.Barbara a Mantova (1565, in collaborazione col padre Graziadio), di S.Pietro al Po (1581) e di S.Luca (1596) a Cremona, del Cav. Alfonso Morandi (1584) e di S.Martino in Avesa (1610) a Verona, di S.Maria della Consolazione (1588) ad Almenno S.Salvatore, della Parrocchiale di Bagolino (1590), di S.Maria Maggiore (1593-94), S.Agostino e S.Grata (1607) a Bergamo, della Steccata di Parma (1593), della Parrochiale di Gardone e dei Carmelitani di Salò (1594), di S.Gervasio (1598-1601) a Trezzo, di Calcinato (1601), della Parrochiale (1601) e della chiesa del Corlo (1602) a Lonato, di Mazzo in Valtellina (1604-05) e di S.Giorgio Maggiore (1612) a Venezia.

Nominato organista del Duomo di Brescia nel 1584, mantenne l'incarico per oltre un ventennio finchè, colpito da apoplessia, fu costretto all'inabilità. Allievo di Girolamo Cavazzoni, coltivò l'inclinazione alla composizione, motivando quest'ultima perchè "necessaria molto alla professione di fabbricare e suonare li organi, volendo ciò fare come si deve".

Fra le sue numerose pubblicazioni, oggi conosciamo solo: Missae quaternis vocibus concinnendae, addita Missa Dominicalis alternis versibus decantanda, Liber primus (Brescia 1579, Sabbio), Liber primus missarum 6 et 8 vocum (Venezia 1578, Gardano; rist. 1587), Liber secundus missarum 6 et 8 vocum (ivi 1589), Liber XIV in quo habentur Missa Borromaea, Mottecta, Cantionesque Gallicae tribus choris concinendae (ivi 1603), Salmi a 8 voci (ivi 1592), Sacrae cantiones, vulgo Motecta, paribus vocivus cantandae quatuor vocibus (Brescia 1581, Sabbio), Sacrarum cantionum liber primus a 5 voci (Venezia 1575, Gardano), il primo libro dei Madrigali a 4 voci (Venezia 1571, Gardano), il gruppo delle 15 canzoni alla francese (da sonare) nell'intavolatura d'organo tedesca, in Johannes Woltz, "Nova Musices Organicae Tabulatura", (Basilea 1617, Genath, III parte, nn. 25-39), l'Antegnata intavolatura de ricercari d'organo op. XVI (ivi 1608) ed infine l'Arte organica: dialogo tra padre et figlio (Brescia 1608, Tebaldino), una delle fonti più preziose per conoscere l'operato degli Antegnati e avvicinare la pratica organistica italiana del periodo classico.

La morte lo colse il 14 novembre 1624 e fu sepolto nella chiesa di S.Giuseppe a Brescia.

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