LINGUAGGI DI PROGRAMMAZIONE
I linguaggi di programmazione hanno la funzione di tradurre operazioni algoritmiche in istruzioni eseguibili da un elaboratore elettronico. Rappresentano una forma di comunicazione che segue un insieme di regole.
Inizialmente veniva usato il linguaggio macchina in cui la descrizione degli oggetti del modello e delle azioni è fatta utilizzando i codici binari 0 e 1.
Successivamente si passò al linguaggio assemblativo o assembler che conteneva al posto delle sequenze binarie delle sigle ( come ad esempio ADD per la somma ). Ad ogni istruzione scritta in assembler corrisponde una istruzione in linguaggio macchina. Tale linguaggio costituiva però ancora un linguaggio di basso livello, orientato alla macchina e legato alla struttura della macchina stessa.
Più tardi sorsero i linguaggi evoluti o applicativi con lo scopo di togliere al programmatore il compito gravoso di preoccuparsi dell'effettiva localizzazione o destinazione delle istruzioni e dei dati all'interno della macchina, in modo da permettergli di concentrare la sua attenzione alla logica del problema che doveva risolvere . In tali linguaggi le istruzioni vengono codificate con simboli e il programma viene controllato, tradotto ed eseguito da un programma interprete o da un compilatore. Questi linguaggi, chiamati al alto livello, sono orientati ai problemi, cioè progettati per risolvere al meglio problemi di una certa categoria.
Intorno agli anni '70 si arrivò ai linguaggi strutturati che sono di uso molto più semplice dei precedenti visto che i comandi sono espressi con strutture verbali molto simili a quelle della lingua inglese anche se semplificate al massimo.Tali linguaggi sono orientati all'uomo e consentono facilitazioni nella lettura e nella manutenzione. Fra questi importante è il linguaggio Pascal.
Attualmente i linguaggi si possono distinguere: