L'azione
delle forze sugli oggetti è sempre modificata dalla presenza delle forze
di attrito. Per secoli tali forze hanno reso difficile la
formulazione esatta dei principi della dinamica ed impossibile una
loro verifica sperimentale.
Per esempio: una persona che spinge un carrello lungo una strada
rettilinea per mantenere il carrello ad una velocità costante v
deve imprimere una forza costante F.
Questo e
molti altri esempi simili ad esso
hanno indotto i fisici a ritenere
che la forza impressa ad un corpo è direttamente proporzionale alla
velocità da esso assunta. In realtà, una volta raggiunta la
velocità v, il carrello la manterrebbe sempre uguale se non ci
fossero le forze di attrito delle rotaie e la viscosità dell'aria a
frenarne il moto. La forza costante necessaria per mantenere il
carrello a velocità costante serve solo per vincere tali forze
dissipative. Galileo Galilei intuì l'errata
concezione aristotelica sulla proporzionalità di F e v e mediante
una dimostrazione pratica con piani inclinati, quasi lisci, convinse
i Fisici dell'epoca che possono esistere moti
rettilinei "quasi" uniformi anche nel caso di forze in equilibrio (F=0 non
vuol dire necessariamente quiete, v=0) . Galilei,
però, non arrivò a formulare l'esatta legge del moto. Fu Isaac
Newton, successivamente, ad affrontare e a risolvere la questione
stabilendo che le forze costanti provocano accelerazioni costanti nei corpi e non
velocità.
|