In una notte oscura, in cui le
tenebre sembravano padroneggiare su qualsiasi cosa, mio fratello Oscar, decise di dare
inizio ad una delle sue lunghe sedute medianiche, dalle quali ne uscivamo quasi sempre
stravolti, rabbrividiti, ma nello stesso tempo affascinati da questo mondo misterioso e
affascinante. Il mio nome è Vincent, e per quel che mi è dato di narrare, quella
spettrale notte di primavera, io e mio fratello rischiammo un bel po ad addentrarci
sempre più in quel mondo completamente sconosciuto, dove i defunti padroneggiano,
continuano la loro vita, e chissà in che modo. Eravamo così curiosi da sacrificare le
nostre vite per praticare una seduta con PLANCHETTE allinterno della Villa Alway che,
si trovava esattamente davanti alla nostra umile casetta.
La villa Alway era abbandonata da anni, io e mio
fratello eravamo convinti della presenza, allinterno di essa, di entità misteriose,
e ci rabbrividiva solo il poter guardare la villa dalle finestre di casa nostra.
L'enorme cancello arrugginito della villa era aperto.
Nel suo interno, un enorme giardino dove il vento, sovente, bighellonava con il sedile di
un'altalena mal concia. Appeso per una catena, ormai corrosa dal tempo, quel misero sedile
oscillava avanti e indietro producendo un cigolio tanto forte da farmi sempre
rabbrividire.
Sapevo che la figlia del padrone, il signor Alway,
cascò dall'altalena rompendosi l'osso del collo. La povera bambina morì istantaneamente,
non c'era più nulla da fare e quando morì anche l'altra figlia, sbranata da un cane lupo
nel retro del grande giardino, il signor Alway lasciò la casa e se ne andò a vivere in
città. Da allora nessuno comprò la villa . C'era anche un pozzo nel giardino, dove
andavamo spesso io ed Oscar per provare il brivido, il rischio, e anche per studiare dei
piani segreti; lo scopo era quello di entrare all'interno di quella misteriosa casa
signorile. Ricordo che proprio da quel pozzo, una sera udimmo strazianti grida infantili
provenienti dalle falde sotterranee di acqua. Avevo appena compiuto 16 anni, mentre mio
fratello stava per compierne 18. Oscar era molto più esperto di me riguardo
alloccultismo, la sua camera sembrava un vero e proprio reparto esoterico. Non
cera un oggetto o un libro del genere che mancava, ricordo che lo stesso giorno era
sceso in città per comprarsi il suo pendolo egizio da radioestesia con tanto di tavole
contenute in un manuale. Era così soddisfatto per aver concluso la sua perfetta
collezione di pendoli! Avevamo entrambi una"OUIJA", mi era costata tutti i miei
risparmi, era un piccolo apparecchio di legno(una tavola triangolare) nel quale erano
scritte tutte le lettere dellalfabeto, le parole SI e NO, e i numeri dallo 0 al 9.
Mettevamo il dito su un bicchierino o a volte una monetina che guidata dallentità
ci indicava le varie lettere, formulando vere e proprie frasi, a volte sagge, a volte
maligne. Lo OUJA game era un gioco veramente pericoloso, il più pericoloso, ma per me
veramente affascinante. Non avevamo nientaltro da fare, la strada per la città era
lunga da seguire e non cerano mezzi per arrivarci, quindi ogni tanto ci andavamo in
bici, ma solo per fare la spesa, ed era anche molto faticoso. Eravamo isolati, avevamo dei
vicini che non cerano mai se non per venire ad innaffiare i fiori del giardino una
volta al mese, mentre nostri genitori erano quasi sempre indaffarati e assenti per
questioni di lavoro. Io e Oscar, avevamo imparato a vivere da soli tranquillamente, non
avevamo problemi, io cucinavo, lui puliva, e ci alternavamo per andare a fare la spesa.
Eravamo diventati una vera e propria società, e sapevamo che dopo lo studio ci aspettava
lo spiritismo, solo che quella sera volevamo fare qualcosa di nuovo, di strano.
Oscar andò in garage a prendere il pacco di fogli di carta bianca che nostro padre teneva dentro uno scatolone di legno; rimasi per un attimo solo in cucina poiché era ora di merenda, e stavo preparando due prelibati hot-dog, uno per me e uno per mio fratello. Iniziai a pensare che fosse molto pericoloso entrare in una casa infestata dagli spettri e forse anche maledetta, ora mi stavano saltando in mente tutti quei pensieri, tutte quelle paure, che se ne fosse venuto al corrente Oscar avrebbe iniziato a considerarmi una femminuccia.
Mancavano ora solo sei minuti, e la nostra avventura, il nostro viaggio verso il mondo dellocculto stava per iniziare. Oscar chiuse a chiave la porta di casa, mi fece un occhiolino, con quel suo folle sorriso, con quel suo sguardo di chi sarebbe stato pronto a sfidare qualsiasi essere, qualsiasi cosa, persino Satana in persona.
CAP. 4
Oscar era di ritorno con tanto di
macchina fotografica e blocco per appunti, aveva anche un registratore con se, per le voci
provenienti dal pozzo che cessarono appena si avvicinò ad esso, il coro di morti si
interruppe magicamente. Non pensavamo più a quel pozzo che ci aveva già rubato gran
parte del nostro tempo, erano le otto di sera e avevamo deciso di stare ad esplorare il
tutto fino a mezzanotte, non perché fosse la cosiddetta "ora dei fantasmi", ma
perché il giorno dopo avevamo scuola regolare, ed era molto probabile che un altro giorno
di assenza ci avrebbe portati entrambi alla perdita dellanno scolastico.
I nostri pensieri erano rivolti alla porta della casa
che seguitava a sbattere forse per via del vento, decidemmo così di avventurarci
definitivamente allinterno per praticare un seduta medianica, o per evocare uno
spettro.
Potevamo intravedere allentrata, nel mezzo di
quel che un tempo faceva da salotto, una scala a chiocciola che dava forse accesso ad un
altro piano, era tutto così eccitante. Accesi subito la pila perché era proprio un buio
totale là dentro mentre ci incamminavamo senza fiatare allinterno della casa
infestata..
Oscar prese la sua OUIJA senza esitare un attimo,
potevamo notare anche un tavolo di legno tarlato su cui appoggiarla, che probabilmente era
lunico oggetto presente nella stanza dove ci trovavamo, cioè a pian terreno.
Non avevamo mai pensato a quanti piani potesse aver
avuto villa Alway, proprio per questo la nostra intenzione era quella di non mollare, di
esplorare quella casa signorile fino in fondo, in ogni minimo particolare.
Lunica cosa che mi avrebbe potuto ostacolare
nel far tutto questo, era la paura, che si faceva sempre più viva ogni attimo che
passavamo in quel mondo paranormale, solo la lucina che emetteva la pila mi lasciava un
piccolo spiraglio di vita.
Oscar mi invitò a recitare la preghiera rivolta
allangelo custode, prima di mettere il dito sulla monetina da far scorrere nelle
lettere della tavola in legno, ma proprio allinizio della seduta, sentimmo ululare
al piano di sopra.
Pensai istantaneamente al lupo che aveva sbranato la
figlia del signor Alway. Non sapevamo veramente cosa fare, eravamo immobilizzati dal
panico.. Oscar mi incitò alla concentrazione, tecniche di rilassamento per sfumare la
paura quando ci si trovava in quei brutti momenti, ma io sapevo che lunica cosa
giusta da fare era fuggire da quel luogo maledetto; corsi verso la porta che si chiuse un
istante prima che arrivassi alla meta. Ero cosi perduto nel panico più totale,
nelle tenebre, e lunica via di uscita era affrontare tutte le nostre paure, e forse
era proprio per questo motivo che quella sera ci ritrovammo chiusi in un casa che non era
la nostra.
CAP. 5
Strane forme di luce eterea
aleggiavano nel buio di quella stanza vuota, capii in ritardo che quel fenomeno era molto
probabilmente linizio di una materializzazione.
Quello che riuscii ad intravedere in
quellintensa nuvola di luce, fu senzaltro limmagine che mi traumatizzò
per tutta la mia infanzia, mi trovavo davanti ad uno spettro circondato da una luce,
immobile come se dipinto in uno spazio vuoto della stanza. Una voce scherzosa e infantile
si contrapponeva con la sua straziante immagine, cioè quella di un vecchio defunto che
presentava profonde ferite nella parte centrale del suo stomaco. Non ricordo esattamente
quellimmagine cadaverica, ma quello che io vidi era probabilmente come un piccolo
"guscio" di personalità vissuta un tempo dallentità del defunto.
Non capivo cosa volesse dirci con quei suoi lamenti,
che presto diventarono grida, come se il fantasma stesse soffrendo per chissà cosa, forse
era il padre del signor Alway morto di cancro in quella villa ventanni fa, che
aspettava suo figlio a braccia aperte, strani e macabri pensieri mi stavano passando per
la testa, stavo forse impazzendo?!
Iniziai a piangere senza un motivo ben preciso a
parte quello che me la stavo veramente facendo sotto, soprattutto quando vidi che lo
spettro iniziava ad avanzare verso noi due, non camminava, limmagine scorreva in
quella stanza vuota e buia, e restava immobile come una pedina di scacchi, fissandoci con
degli occhi rossi infuocati.
Improvvisamente smise di stridulare e si mosse di
scatto verso Oscar, ora riuscimmo a capire cosa ci voleva dire, chiedeva ad Oscar di
abbracciarlo, lo spettro pretendeva solo un abbraccio, che era soltanto una scusa per
rompergli losso del collo e portarselo via con se nelle tenebre.
Ero avvilito e distrutto per la morte di mio fratello
che era anche il mio unico amico, tanta era la mia voglia di vendicarlo quanta era la mia
paura e la voglia di uscire da quel fottutissimo mondo paranormale. Essendo sotto shock
tutte le mie paure si erano momentaneamente fatte da parte, forse perché nascoste dalla
mia momentanea follia causata dal grande dispiacere, dovevo uscirne in qualche modo,
quindi mi feci forza e presi la ouija da terra, sapevo che Oscar mi avrebbe aiutato
comunicandomi dallaltra dimensione, purtroppo avevamo pianificato anche quello.
Mi trovavo nelle tenebre più
oscure delluniverso, dove tutto era così spento e cadaverico. Mentre avanzavo,
impigliandomi tra piante e rovi, vidi che tutto non era così poi tanto spento. Riuscivo a
vedere una lucina rossa che sgorgava da un buio totale. In quel momento mi ronzava in
testa la canzone: "fundamentally loathsome"( del mio grande e unico idolo
Marilyn Manson), non perché fosse la mia preferita della band, ma perché pensai che
fosse quella più adatta a quel luogo satanico. Iniziai a sentire la voce del mitico
reverendo Brian Warner che mi deceva:. Kill your god, kill yourself, poco a poco iniziavo
a sentire tutti i brani contenuti nel mio amato album: "Mechanical Animals",
stavo impazzendo.
La lucina misteriosa si stava facendo sempre più
intensa man mano che mi avvicinavo ad essa. Giunsi così alla verità, la lucina diabolica
sgorgava dalla finestra di una casetta in legno, apparentemente molto accogliente che
molto stranamente non avevo notato in tutto questo tempo, ma che ora si trovava
precisamente di fronte a me.
Udii una musica sublime proveniente da quella
casetta, si trattava di una sonata pianistica che si divideva in ben quattro atti,
ascoltando notai un imperfezione, il brano degenerava alla fine di ogni atto, proprio come
quando ascolti una cassetta nel tuo registratore e scopri che ha le pile scariche, cosa
che mi fece subito rabbrividire, e che mi aveva sempre dato un senso di squallore fin
dallinfanzia.
Non riuscivo ad immaginare chi potesse abitare in un
posto così sperduto; ancora oggi non riesco a spiegarmi il perché, ma la curiosità
divenne sempre più forte e senza neanche accorgermene ero già avanzato di qualche passo,
mi ritrovai così alla porta di legno tarlato che sbatteva continuamente per via del vento.
Un immenso odore di frittelle e di dolciume si
confondeva con lodore acre di sterco e di corpi in putrefazione, stavo quasi per
vomitare quando tutto ad un tratto vidi che la casa si stava come per deteriorare,
diventando così ai miei occhi un immagine del tutto sfumata, ora pittoresca.
Mi giravano per la testa pensieri confusi, pensavo
addirittura che la casa fosse laccesso agli inferi, la porta sbatteva sempre più
forte e intravidi una luce rossa potentissima che mi ipnotizzò.
Delle nuvolette di zolfo si alzavano dal retro della
casa, la finestrina si spalanco di forza e un teschio di caprone venne scaraventato da
essa, sentivo tante risate diaboliche e non riuscivo più a distinguere quale fosse il
mondo reale, se ce ne fosse stato uno.
Mi guardai intorno, cosa che non avevo fatto chissà da
quanto tempo, ed il mio cuore sembrava scoppiare quando vidi di esser circondato da
scheletri umani e corpi di animali in putrefazione, sicuramente vittime di messe nere.
Teste di caprone venivano lanciate in continuazione
dalla finestra, ma non mi facevano più tanta paura, perché capii che il vero incubo era
la cruda realtà che si faceva notare da mattina a sera, quello che mi ritrovavo davanti
era la dimostrazione che ogni piacere corrisponde alla sofferenza nellAldilà.
La porta si spalancò, immagini distorte
danneggiarono la mia mente, come se fossi sotto effetto di sostanze nervine, pensavo di
esser ad un passo dalla morte, di esser svenuto, di sognare.
Avevo le allucinazioni ma riuscivo a pensare con la
mia testa e questo è un bene quando te la senti intatta. Regnò così su di me una
grandissima voglia di proseguire il tunnel della morte.
La casa divenne magicamente un bellissimo castello.
Il ponte levatoio si abbassò, ed entrai in questo castello infestato da figure spettrali.
Iniziavo così ad entrare in contatto con i fantasmi,
:- La mente se sfruttata può diventar caleidoscopio della galassia, disse lo spirito di
un saggio. Bellissime frasi sagge mi passavano per la testa per mezzo di essi.
Mi trovavo dove non mi trovavo, un loco indefinibile e
orrendo, uno spazio vuoto, buio, silenzioso. Un luogo reale, ma ripeto, cosa è reale?
Poteva esser stato tutto creato dalla mia mente, dal mio inconscio.
Il corpo mi abbandonò, lanima era presente ma non
potevo più pensare, per spostarmi dovevo usare la mente, non i muscoli,. Ero morto, la
mia anima avanzava nel buio, nella speranza di vedere qualcosa di animato, di vedere una
luce.
Vidi così il principio del Male
assoluto, che ha quel gran fascino che purtroppo manca al bene, quella forza che ti
ipnotizza e che ti trascina nelle fiamme ardenti, che ti brucia con orgoglio, quella forza
nera che ti tradisce.
Non mi trovavo più nel grande castello immaginario,
quella era solo una fase di intermedia.
Satana, principe del paese delle lacrime stava seduto
su un trono metallico, con testa di caprone e corona dorata.
Aspettava le sue vittime e forse anche io lo ero. Un
vecchio gobbo demoniaco portò al suo principe un fanciullo stridente, il Demone sorrise,
prese in braccio il bambino e gli staccò il collo.
Il povero bambino smise di piangere perché il suo
spirito lo aveva lasciato. Il Principe Nero mi sorrise, facendomi locchiolino. Era
la mia ora? Stavo per esser sacrificato anchio? La Bestia continuava a ridere
crudelmente mentre giocava con la testa completamente sanguinante del povero fanciullo.
Un Demonio di ordine inferiore mi catturò, emetteva
un ruggito spaventoso, mi prese in collo portandomi davanti al Principe Nero che sembrava
molto arrabbiato con me.
Il suo volto iniziò a trasformarsi, divenne
improvvisamente leonino, iniziò a ruggire come un leone incaricando il Demone di ordine
inferiore, suo schiavo, di versare lolio su un pentolone posizionato precisamente
accanto al trono metallico.
Si sentivano gridi di dolore, di sofferenza, che
provenivano dai grandissimi pentoloni arrugginiti, probabilmente pieni di bambini
sacrificati in suo nome.
Purtroppo non potevo scappare, ero circondato di
demoni e lava, in quel maledetto paesaggio lunare che era linferno.
Il demone dei bassi fondi era orribile, portava con
se un gigante mestolo infiammato per versare lolio anche nel fossato.
Da dove mi trovavo io, che penso fosse il luogo più
alto, si riusciva ad intravedere la massa fluida ed incandescente che fuoriusciva dai
tanti piccoli corsi in quel luogo scosceso e profondo che sembrava esser infinito.
La lava degli inferi scorreva densa e vischiosa nei
mille ruscelli infiammati, un cervo alato controllava come procedevano i sacrifici,era
sicuramente una delle tante guardie demoniache che costituivano quel regno senza fine.
Satana stava seduto sul suo trono, il suo volto cambiò, aveva la testa di un barbagianni,
indossava un armatura da cavaliere(subiva metamorfosi molto facilmente, possedeva dentro
di se un infinito numero di anime smarrite e maledette, che si facevano notare
continuamente nei sui innumerevoli volti), intanto il servo lasciò il mestolo (con il
quale era stato incaricato di versare olio nei pentoloni).
Satana si alzò di scatto dal suo trono metallico,
ora si trovava davanti a me, mi ordinò di inchinarmi ai suoi piedi, alzò di scatto
mentre il cervo alato stava portandogli una sciabola con una punta lunghissima dalla quale
scorreva sangue vivo. Il Maligno afferrò la sciabola lanciata dal cervo e mi portò via
la testa.
Mi svegliai come da un sonno profondo davanti alla
casetta, proprio la casetta che vidi allinizio di questa storia maledetta, era
giorno, i raggi del sole quasi mi accecavano, mi alzai da terra, decisi di tornare a casa.
Tutto quello che mi era capitato era così terrificante e doloroso che decisi di non
pensarci, mi ero sempre appassionato di libri satanici, di magia, ma non avrei mai pensato
di vivere una storia così terrificante. Decisi di dimenticare tutto, di sotterrare tutti
i pensieri che riguardavano il lungo viaggio negli inferi che avevo vissuto, anche se era
molto difficile dimenticare.
Adesso avevo solo una preoccupazione, pensavo solo a
come potessi presentarmi a casa senza la mia testa.