Il tratto di Riviera che va da Duino a Miramare consente un'ampia visuale del golfo; la vasta distesa del mare unisce idealmente le sponde opposte: da una parte le foci dell'Isonzo, dall'altra le coste istriane. Centrale rispetto al golfo, Trieste appare in lontananza, circondata su tre lati dal caratteristico altipiano carsico. Lo sguardo segue naturalmente la costa, ed ecco, protesa sul mare, stagliarsi, con «le bianche torri» cantate dal Carducci, la candida mole del Castello di Miramare. Innalzato su di un promontorio, dove la natura, plasmata dalle mani dell'uomo, manifesta prepotente la propria bellezza, appare come fiabesco luogo incantato, quasi irreale.
Questa principesca dimora la volle Massimiliano d'Asburgo, fratello minore di Francesco Giuseppe imperatore d'Austria. Di spirito romantico, aveva in sè un grande desiderio di conoscere e sapere. Amante del mare viaggiò molto ma desiderò anche una propria residenza nella quale soffermarsi per dedicarsi agli affetti familiari, agli studi preferiti.
Diciottenne ufficiale della marina austriaca, giunse a Trieste nel 1850, dove prese in affitto sul colle di san Vito, villa Lazarovich. Quattro anni dopo verrà nominato contrammiraglio e comandante della flotta austriaca. Ad un tardo pomeriggio del 1855 si fa risalire l'episodio che lo porterà a concretizzare il suo sogno, per il quale, secondo certa storiografia ebbe a dire: «L'ultima cosa che vorrei sarebbe d'essere imperatore, tutto ciò che chiedo alla vita è un castello con un grande giardino su una spiaggia».Si narra che, trovandosi al largo del golfo di Sistiana sul bragozzo «Madonna della Salute», sorpreso da una mareggiata, cercasse poi rifugio nella baia di Grignano. Il giorno dopo, passata la tempesta e il pericolo, si avvide della straordinaria, selvaggia bellezza del promontorio. Affascinato decise che lì, dove mare e terra si univano, sarebbe stato il luogo dove edificare il castello tante volte sognato.
Acquistati i terreni, affidò quindi la progettazione all'architetto Carl Junker il quale la elaborò ispirandosi a neorinascimentali manieri austro-tedeschi e inglesi.
Il contratto, tra il conte Von Hadig, rappresentante di Massimiliano, e gli impresari Gossleth e Hauser, per la costruzione dell'opera è del 1856. Tale accordo prevedeva il termine dei lavori per l'anno 1858 con una spesa di 280.000 fiorini; tempo e spese furono ampiamente superati a causa delle notevoli difficoltà incontrate nella sistemazione del sito, aspro e roccioso, e anche per il fatto che la bianca pietra con cui si volle edificare il Castello, trasportata con carriaggi, fu fatta pervenire dalle lontane cave istriane di Orsera.
Il 27 luglio 1857 Massimiliano sposa la principessa Carlotta di Sassonia, la bella e diciassettenne figlia di Leopoldo I re del Belgio e di Maria Luisa d'Orleans. L'arciduca già da qualche mese nominato governatore del Lombardo-Veneto successe alla carica al maresciallo Radetzki), partirà subito dopo questo evento, con la consorte, per Milano.Qui, inutilmente cercando di mitigare gli atteggiamenti repressivi degli Asburgo, vi rimarrà brevemente, perchè essendo in contrasto con i fratello, questi, con la scusa dello scoppio della guerra (1859), lo deporrà dall'incarico. La coppia rientrerà così a Trieste, ma trovando poco adeguata la propria abitazione sul colle di S. Vito dopo gli sfarzi delle residenze milanesi, Massimiliano farà costruire nel parco di Miramare il «Castelletto». Qui la regale coppia vi abiterà sino al Natale del 1860 per poi prendere possesso del Castello, il quale anche se terminato solo nel primo piano, diverrà da allora residenza ufficiale dell'Arciduca.
L'architettura degli interni della nuova dimora, seguita costantemente da Massimiliano, è affidata a Franz e Julius Hofmann. Questa appare di grande effetto, eterogenea, resa prestigiosa da rivestimenti in finto legno (l'imitazione delle essenze lignee è tipica di questo periodo), da lavorazioni ad intaglio o ad intarsio e dai serici parati riproducenti lo stemma del Castello che lo stesso Arciduca ha disegnato: un esotico ananas tra due ancore marine. Ricche raccolte di oggetti provenienti da ogni dove si alternano a dipinti che, come in un album di famiglia, raccontano gli episodi salienti della coppia regale. Ogni ambiente appare disegnato con un proprio stile, secondo un gusto tipicamente ottocentesco. Così ad esempio il «Salotto azzurro», sfoggia coppie di mobili originali in stile rococò olandese, l'«Oratorio domestico» appare goticheggiante, il «Salotto giapponese e cinese» evoca ritmi e decorazioni di culture lontane.
Ma il mare ha da sempre occupato in Massimiliano un posto importante, per cui sono frequenti al Castello gli arredi che ripropongono tematiche ispirate ad esso. L'Arciduca vorrà la propria camera da letto come una cabina di nave, il proprio studio, chiamato «Saletta Novara», uguale al quadrato di poppa dell'omonima fregata che lo aveva visto giovane marinaio. Altre sale richiamano motivi marini come ad esempio la «Sala dei Gabbiani». Prestigiosa appare la biblioteca, nella quale tanto tempo il Principe passerà per trascrivere le memorie dei propri viaggi o per leggere o per approfondire gli amati studi di botanica e di archeologia. Di Carlotta, amante della musica e della letteratura, rimane in questa dimora un tangibile segno nei tanti quadri da lei eseguiti. Contemporaneamente al Castello cresce anche il Parco, al quale Massimiliano dedica la massima attenzione, tanto che è lui a redigere il primo progetto.
Il lavoro di adattamento del terreno roccioso è arduo: spianate le superfici rocciose si devono ricoprire di abbondante terra, fatta pervenire dalla Stiria e dalla Carinzia. Esteso ventidue ettari, ricco di essenze provenienti da tutto il mondo, il Parco, sotto la direzione dei giardinieri di corte Laube e Jelinek, verrà plasmato da scenografie classiche e romantiche proprie dei giardini tedeschi o inglesi. Così si realizzano il lago dei cigni, i padiglioni alpini, le umide grotte dove cresce il capelvenere e la felce; il tutto adornato da statue greche e romane. Gradinate fiorite di rose portano lo sguardo al piccolo porto dove un'enigmatica sfinge presiede il suo ingresso. Mentre proseguono i lavori al Castello, Carlotta e Massimiliano, a bordo della nave «Fantasia», intraprendono crociere lungo la costa dalmata e lungamente soggiomano all'isola Lacroma al largo di Ragusa, e con la fregata «Elisabetta» andranno a Madera e in Brasile. In questo periodo, sereno e felice, Massimiliano, ambizioso, alla ricerca di incarichi prestigiosi, compirà anche numerosi viaggi diplomatici, spronato in questo anche dalla consorte. Il momento tanto desiderato arriverà quando gli verrà affidata la corona del Messico, il 3 ottobre 1863, per la quale dovette rinunciare alla successione al trono d'Austria. Massimiliano accettando la corona d'lmperatore del Messico, accetta inconsapevole il triste destino che lo attende. Partirà da Miramare, con la consorte Carlotta, il 14 aprile 1864, a bordo della fregata «Novara». È questa una partenza piena di dubbi, di incertezze, da molti sconsigliata. Ma la giovane coppia è ambiziosa e piena di speranze e di ideali. Giungerà in Messico il 28 maggio 1864. Qui Massimiliano si scontrerà con una realtà complessa e articolata: ratificando il patto agrario, voluto dai repubblicani, per tutelare le masse più povere dei contadini, scontenterà i proprietari terrieri; Benito Juarez, capo di quel movimento, facendo leva sui sentimenti nazionali, si opporrà nei confronti del monarca straniero; gli Stati Uniti, contrari alle ingerenze degli Stati Europei, aiuteranno gli insorti. Nonostante tutto ciò, Massimiliano, non dimenticando mai la prediletta dimora, attraverso un fitto carteggio, troverà la forza di seguire i lavori del Castello e del Parco di Miramare. In un ultimo tentativo di porre rimedio ad una situazione che si farà sempre più grave, manderà Carlotta in Europa, alla ricerca di aiuti e adeguato sostegno, che però le verranno negati. Questa partenza li separerà per sempre. L'imperatore, travolto dagli avvenimenti, rifiuterà di fuggire; a Querétaro cadrà nelle mani degli insorti, processato, sarà condannato a morte e fucilato il 19 giugno 1867. Sarà la «fatal Novara» dell'ode carducciana, a riportare la salma a Trieste, solo tre anni dopo la partenza da Miramare. Questa verrà tumulata nelle tombe imperiali dei frati capuccini a Vienna. Carlotta, gradatamente ma inesorabilmente, si ammalerà perdendo le proprie facoltà mentali. Morirà nel 1927, nel castello di Bochoute in Belgio. Il Castello di Miramare sarà terminato nel 1870, quattro anni dopo la morte di Massimiliano.
Questa dimora, mai abitata, alla luce dei fatti descritti, appare oggi piena di fascino malinconico, perché tutto quanto in essa contenuto ricorda un amore bruscamente reciso, fa venire alla mente tutte le cose che si sarebbero potute vivere e che non sono state vissute. Ripropone il ricordo di una coppia felice che il destino ha bruscamente separato. Fascino e malinconia hanno determinato intorno al Castello storie e leggende per le quali ad esempio il possesso della dimora avrebbe determinato morte prematura in terra straniera, ciò consolidato dal fatto che lo stesso Duca Amedeo d'Aosta, che qui abitò dal 1931 al 1938, morirà poi in terra d'Africa a Nairobi nel Kenia.
Durante l'occupazione tedesca al Castello soggiornarono i vari Comandi d'occupazione e dal 1945, dopo la liberazione, i generali delle truppe alleate. Sarà uno di questi generali, il neozelandese Freiberg, il primo a dar credito alla leggenda per cui preferirà abitare in una tenda fattasi appositamente montare nel parco.
Il complesso, dal 1955 adibito a Museo, aperto al pubblico, affidato alla Soprintendenza per i beni ambientali e architettonici, archeologici, artistici e storici del Friuli-Venezia Giulia, appare oggi come dimora storica intatta, che non ha subito alterazioni; ospita varie iniziative culturali e spettacoli come «Luci e Suoni» che rievocano la tragica storia di Massimiliano e Carlotta.
Dal 1973 inoltre è stato costituito il Parco Marino di Miramare, caratterizzato da un habitat unico per le favorevoli condizioni idrologiche e biologiche.