L’ AVVENTO

 

 

 

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L'anno liturgico

 

 

Con la I° domenica di avvento ha inizio l'anno liturgico, che termina con la festa di Cristo re dell'universo.

 

L'anno liturgico, ben lungi dall'essere un semplice calendario di feste, va inteso innanzitutto come una celebrazione e attuazione, qui, oggi, nel nostro tempo, del mistero di Cristo. Al centro, quindi, ci sta la persona stessa di Cristo, colta nella suo progressivo manifestarsi storico e salvifico: il suo annuncio per mezzo dei profeti e per mezzo dell'angelo a Maria (avvento); la sua incarnazione (natale); la sua graduale e progressiva manifestazione al mondo (epifania e domeniche del tempo ordinario); la sua passione, morte e risurrezione (pasqua); il suo ritorno al Padre, dopo aver compiuto la sua missione di rivelazione e salvezza (ascensione); l'invio dello Spirito sulla sua Chiesa e su ciascuno di noi, che ci abilita a proseguire la sua missione salvifica nel mondo, rendendoci suoi testimoni (pentecoste); il suo ritorno glorioso, che segnerà la fine della storia e l'affermazione definitiva di Dio sull'intero universo creato (Cristo re).

 

Attorno a questo perno centrale girano tutte le altre feste, che sono una sorta di specificazione e amplificazione del mistero celebrato, a cui attingono e in cui sono radicate.

 

L'anno liturgico, pertanto, è uno spazio di salvezza entro cui è collocato il credente; uno spazio di incontro salvifico tra Dio e l'uomo, attuato per mezzo di Cristo. Pertanto nella celebrazione dell'anno liturgico, attraverso il gesto rituale e la proclamazione della Parola, continua ad attuarsi la storia della salvezza e si perpetua nel tempo, verso la sua realizzazione piena e definitiva, quel progetto di salvezza pensato dal Padre fin dall'eternità e che ha trovato in Cristo il vertice massimo della sua realizzazione (Ef 1,4-7).

 

Associati a questa celebrazione del mistero di Cristo per mezzo del battesimo, cresima ed eucaristia[1], l'intera nostra vita, nel suo svolgersi quotidiano, diventa, a sua volta, una celebrazione liturgica, un inno di lode e di ringraziamento a Dio, sollecitati in questo anche dall'esortazione di Paolo: "Vi esorto, dunque, fratelli, per la misericordia di Dio ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale." (Rm 12,1).

 

In questa prospettiva apprestiamoci a celebrare con le nostre vite il nuovo anno di grazia e di salvezza.

 

 

L'avvento

 

 

Il termine "avvento" deriva dal verbo latino "advenio" che significa "sopraggiungere, arrivare" e nella Chiesa antica (IV sec.) celebrava la venuta del Signore, non soltanto intesa come la sua incarnazione, ma anche con un senso escatologico di sua venuta finale. Questo doppio senso si è sempre conservato fino ai nostri giorni.

 

L'avvento, pertanto, si è andato sempre più qualificando come un tempo di attesa, carico di una forte tensione spirituale e interiore verso il realizzarsi di un evento, che ha dato il via alla storia della salvezza e che nel contempo anche la concluderà. Noi siamo in mezzo a questi due eventi, che si richiamano fortemente a vicenda.

 

Testimone ed esempio concreto di tale attesa cristiana è la figura del Battista, che nella sua rigorosa essenzialità di vita andava predicando la necessità di una preparazione interiore, di un radicale rinnovamento di vita e di un riorientamento esistenziale verso Dio, per accoglierlo degnamente e non lasciarci cogliere impreparati, come le cinque vergini stolte.

 

La centralità dell'Avvento è, dunque, la venuta di Dio in mezzo agli uomini nella persona di Gesù, volto storico dell'amore del Padre, che ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio (Gv 3,16).

 

A fronte di un simile evento, unico e irripetibile nella storia, il credente è chiamato a prendere posizione, rientrando in se stesso e riorientando la propria vita dalle cose verso quel Dio, che è venutoviene  verrà.

 

L'Avvento, infatti, ci parla di questa triplice venuta:

 

·         Nella prima venuta, attraverso il rito e la Parola, vengono celebrati ed attuati liturgicamente l'attesa e l'annuncio degli antichi Profeti, che mettono in evidenza la forte tensione della storia verso la venuta di un Salvatore, che ha coinvolto non soltanto l'Antico Testamento, ma anche l'intera umanità, che, in vario modo, aspettava un liberatore. Luca racconta a modo suo questa attesa con il presentarci le figure del vecchio Simeone e della profetessa Anna, attente al realizzarsi della parola dei Profeti, così che quando questa si compì in Gesù, essi la riconobbero subito e l'accolsero pieni di gioia e commozione (Lc 2,25-38). Ma la venuta di Gesù, in veste umana e non appariscente, molto lontana dalle aspettative proprie di quel tempo, non fu colta da tutti, così che Giovanni ci ricorda che egli " Era nel mondo ...  eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto" (Gv 1,10-11).

 

·         Questo tempo di avvento ci deve rendere, pertanto, più sensibili e più attenti alla Parola, che va accolta in noi nel silenzio della nostra interiorità e lontani dal rumore delle cose; non a caso, infatti, Giovanni predicava la venuta del messia nel deserto. Solo in tal modo riscopriremo che Dio non è venuto soltanto una volta, duemila anni fa, ma che continua venire a noi nella quotidianità della sua Parola, dei Sacramenti e dell'altro, in cui, al di là della simpatia o antipatia, vi è sempre sacramentato (Mt 25,40.45) e in questa sua triplice forma ci interpella e ci spinge a dare una risposta a livello esistenziale.

 

·         Scopriremo, così, che tutta la nostra vita diventa un avvento, cioè una celebrazione di questa attesa, che si fa ricerca, a volte sofferta e senza risposta, ma comunque sempre radicata fedelmente nella sua Parola, diventando così un cammino di speranza, che per il credente è la certezza che la propria vita e la storia alla fine troveranno quel volto che hanno sempre cercato e che benevolmente le accoglie: "Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo" (Mt 25,34b).

 

L'Avvento si trasforma così per noi in un tempo di attesa operosa nel bene; di ricerca dei mille volti di Dio, nascosti nella storia e che ci interpellano quotidianamente; in un fiducioso cammino verso un Padre, che ci tende sempre amorevolmente e pazientemente la sua mano, sollecitandoci a dargli la nostra, per attrarci a sé.

 

     


 

[1] Battesimo, cresima ed eucaristia sono i sacramenti della iniziazione cristiana, che, da un lato, configurano pienamente il credente a Cristo, ne fanno una cosa sola con lui; dall’altro, hanno il fine di introdurlo nella vita della chiesa, rendendolo partecipe alla vita della comunità, di cui condivide l’unica fede nell’unico Cristo e ne diventa testimone e responsabile. Presso gli Ortodossi i tre sacramenti vengono amministrati in una sola volta al bambino, mentre in Occidente si è preferito diluirli entro i primi quindici anni di vita, facendone, in tal modo, una sorta di cammino catecumenale.