MAX
-
trombettista -
LA MIA CARRIERA MUSICALE...
Ho
effettuato gli studi all'Istituto Musicale Pareggiato "A. Peri" di Reggio
Emilia ed ho conseguito nel 1990 il diploma in Tromba sotto la guida del
M° F. Notari
Sempre
nello stesso anno ho partecipato al corso di perfezionamento tecnico musicale
a Libramont in Belgio tenuto col M° R. Macaluso tromba solista all'opera
"La Monnaie" di Bruxelles. Durante la permanenza in Belgio
ho collaborato con l'orchestra dell'AIEW, con la Big Band del M° Macaluso,
con l'insieme d'ottoni di Liegi ed ho tenuto concerti in varie località
belghe.
In
Italia ho collaborato con l'insieme "Gli Ottoni di Verona",
con l'orchestra "Camerata Musicale Padana" di Carpi, con
l'orchestra dell'Istituto Musicale "A Peri", con l'orchestra "Amadeus"
di Reggio Emilia e con l'insieme "Accademia Ottoni" di Reggio Emilia con
cui, oltre a tenere numerosi concerti in varie località italiane, ho vinto
il I° premio al "Concorso Nazionale Strumenti a fiato" città di Genova,
il II° premio al "Concorso Musicale Europeo" città di Moncalieri (TO),
ed il III° premio al "Concorso Nazionale di esecuzione strumentale" città
di Tagliolo Monferrato (AL). In veste di solista ho vinto invece il I°
premio al "Concorso tra Comuni" città di Scandiano (RE)
Nonostante
la mia formazione classica mi occupo da molto tempo di musica jazz, ho
partecipato ad un seminario tenuto dal M° I. Borgazzi ed
ho tenuto numerosi concerti col quartetto "Jazzmania" di Reggio Emilia
Ho
insegnato teoria musicale e strumenti ad ottone (tromba, trombone, flicorni)
nelle scuole di musica di Correggio (RE) e di Villa Sesso (RE) e dando
lezioni private.
LA TROMBA
LA STORIA in breve....
Strumento
a fiato di ottone, munito di bocchino curvilineo e di tre pistoni, formato
da un tubo ripiegato su se stesso, cilindrico per tre quarti della sua
lunghezza, conico per la parte rimanente, che termina con un padiglione.
Di origini assai remote, la tromba era nota
alle antiche civiltà e utilizzata come strumento militare o per
riti religiosi.
La
tromba fu anche uno degli strumenti di più antico
uso orchestrale. Già nel XVII sec. era impiegata in opere e cantate
e nel 1638 fu pubblicato a Francoforte un trattato sul Modo per
imparare a sonare la tromba . Intorno alla fine del XVIII
sec. fu applicato allo strumento un tubo addizionale in seguito ripiegato
a U e situato nella parte inferiore dello strumento. Con l'introduzione
dei pistoni, all'inizio dell'Ottocento, fu possibile ottenere tutti i suoni
della scala cromatica, mentre la primitiva tromba “naturale” produceva solo un suono
fondamentale e la sua serie di armonici.
Tra
i diversi tipi di tromba oggi esistenti, i più comuni sono quelli in si bemolle e in do. Di timbro
limpido e squillante, generalmente impiegata per ottenere effetti solenni
ed eroici, le sue risorse espressive sono state straordinariamente ampliate
con l'avvento del jazz, che ne ha inoltre prospettato un uso virtuosistico
prima impensato. La sonorità della tromba può essere modificata
mediante l'impiego di vari tipi di sordina.
ALCUNE NOZIONI DI BASE....
LA RESPIRAZIONE
Il processo di controllo respiratorio si comprende più facilmente
se il suo aspetto non viene limitato ad una zona specifica, come quella
del diaframma, ma piuttosto considerato nel contesto più generale
dell'apparato respiratorio, che include il petto e la cavità addominale.
Inspirando
profondamente la sensazione fisica deve essere quella di una grande
espansione di questa cavità e
respirare dalla bocca è molto più vantaggioso che solo dal
naso, poiché l'inspirazione è assai più rapida.
Una volta ottenuta questa sensazione di espansione bisogna spingere
l'addome in avanti per creare il sostegno ed espellere l'aria verso
l'alto; ciò consente
di controllare il volume e l'intensità della colonna d'aria.
Quando l'aria della regione addominale viene utilizzata, l'addome
si sgonfierà,
cosi' naturalmente come un pallone che lascia uscire l'aria. Nonostante
questo sgonfiamento la sensazione di spingere verso l'esterno deve
essere mantenuta.
A
questo proposito, immaginarsi una cinta che stringe può essere
efficace, poiché da l'impressione di spingere contro qualcosa.
Un fortissimo esige un gran sostegno addominale che un pianissimo,
per la più grande
concentrazione d'aria e del più ampio volume necessario. Questo
sostegno deve essere costante, anche suonando dolcemente, per far
si' che il flusso d'aria sia continuo anche se è meno concentrato.
Alcuni
strumentisti hanno acquisito, erroneamente, la cattiva abitudine di cambiare
la posizione delle labbra quando respirano, cioè di
allargare enormemente gli angoli della bocca. Le labbra non sono
più in posizione
per suonare e devono essere rimesse a posto dopo la respirazione
- azione assolutamente superflua - . Per i musicisti afflitti
da questo problema, può essere un grande aiuto suonare
davanti a uno specchio, vedendo cosi' il proprio assetto deformarsi.
Applicando una severissima autodisciplina e evitando tutti gli
spostamenti della posizione, il trombettista risolverà presto
il problema.
Non
è necessario o raccomandabile prendere sempre più aria
possibile; chiaramente occorre molta
aria per un lungo passaggio sostenuto che per un passaggio
corto e rapido. In un contesto di frasi ( studi
o altri pezzi), bisogna imparare a valutare la quantità d'aria
necessaria per ogni frase ed utilizzarla il più possibile
prima di riprenderla per la frase successiva. Non
rispettare queste regole provoca una sensazione di soffocamento
e di disagio durante l'esecuzione e ciò è dovuto
non per l'aria insufficiente ma al contrario per la troppa
aria presa sulle respirazioni antecedenti.
Un grande ostacolo per una respirazione corretta è la
crispazione del collo, se questa esiste bisogna cercare di
eliminarla immediatamente. Il collo dovrà essere rilassato
e aperto il più possibile,
come quando si dice "aah" davanti al dottore. Anche quando
si affrontano differenti registri il collo dovrà sempre
essere completamente rilassato.
L'ATTACCO
L'importanza
di un buon attacco non sarà mai sottolineata abbastanza.
Che si tratti di un suono legato o staccato, di una nota acuta o grave, di
un fortissimo o di un pianissimo, tutto comincia da questa prima fase: l'attacco.
L'attaccare
deve essere un'azione il più naturale e
il più semplice possibile e deve diventare una azione riflessa,
come respirare. Ciò può essere
rapidamente acquisito dicendo una volta per tutte che, meno si avrà esitazione
e preparazione prima di attaccare una nota (acuta grave, forte o piano),
più questo attacco sarà naturale
e sicuro.
Prima di respirare, in vista di attaccare, le labbra dovranno, per un breve
istante, adottare una posizione di riposo completo per evitare tutta la tendenza,
cosciente o no, di anticipare la tensione per la nota specifica che si deve
attaccare. Un
buon attacco per definizione è quello dove la nota risuona liberamente,
senza esitazione, senza forzature, con una sonorità pura e una presenza
immediata, senza traccia di soffio né di rottura. Per arrivare a questo
risultato bisogna riuscire a coordinare e sincronizzare i 3 elementi base
dell'attacco: le labbra, la lingua e il fiato. E'
sufficiente che uno di questi tre elementi non sia coordinato agli altri
due perché l'attacco
esca male.
Il
punto di contatto con la lingua varia leggermente da un musicista ad un
altro, ma si situa generalmente sul bordo tra i denti e le gengive delle
mascella superiore. La
lingua non dovrà mai essere fissata a questo punto di contatto
prima di attaccare ma dovrà essere utilizzata piuttosto come la bacchetta
del timbalista, il movimento discendente e ascendente, della bacchetta corrisponde
al movimento andata - ritorno della lingua.
Non è tanto
il movimento di andata che permette l'emissione della nota, ma piuttosto
la ritrazione della lingua, che lascia passare l'aria e attiva la vibrazione
delle labbra. La posizione della lingua in ritrazione è differente
con ciascuna delle tre sillabe "ta", "tu" "ti", (corrispondenti al registro
grave, medio, acuto).
Col "ta" la
lingua si inarca nella parte inferiore della bocca, col "tu" si
appiattisce al centro e col "ti" si inarca nella parte superiore delle bocca.
Diciamo questo per rassicurare coloro che possono domandarsi se è corretto
avere differenti posizioni della lingua in ritrazione. Il più importante è che
il punto di contatto della lingua resta lo stesso, qualunque sia il registro,
il volume, o la velocità di articolazione.
Le
tappe di una sincronizzazione perfetta dell'attacco devono essere studiate
inizialmente senza bocchino e senza tromba. Quando una certa naturalezza è acquisita
ci si può cominciare a esercitare col bocchino. Una
volta che la sincronizzazione e la coordinazione sono a punto si può iniziare
lo studio sulla tromba. Il sol (fa) centrale è una buona nota
di partenza. Non bisogna ancora, in questa fase, preoccuparsi del volume
dell'attacco questo punto verrà sviluppato quando l'attacco sarà assicurato.
Uno
degli ostacoli maggiori per un buon attacco è la tendenza a
preparare le labbra per una nota. Per esempio, se il musicista deve attaccare
un mi (re) medio, porterà la tromba alle labbra e tenderà verso
il mi con la posizione delle labbra. Molto spesso le labbra sono più tese
del necessario, e l'attacco sarà forzato e laborioso, se non completamente
sbagliato. Il trombettista con questo problema, increspa generalmente le labbra nello
sforzo di raggiungere quella nota, poi fa il suo attacco.
L'attacco
che deve essere una azione di riflesso, diventa allora una azione laboriosa
e complessa. Molto probabilmente questo musicista non avrebbe nessuna difficoltà a suonare questo mi nel contesto di una frase o di un arpeggio,
ma quando deve attaccarlo, questo mi prenderà una dimensione completamente
differente. Bisogna allora che comprenda che questa nota deve esigere la
stessa tensione di tutto il contesto, come se fosse suonata in uno studio
o in una frase.
Per
risolvere il problema dell'attacco "super preparato" , egli porterà la
tromba sulle labbra, rilasserà completamente le labbra e, dopo avere
preso il fiato, attaccherà la nota immediatamente e senza esitazione;
il risultato sarà un attacco pulito e senza sforzo.
La
ragione è che al momento dell'attacco la nota stessa provoca
la tensione minima necessaria; preparare in anticipo la tensione è sempre
sinonimo di tensione eccessiva. Il rilassamento completo dei muscoli prima
di attaccare, offre al labbro una certa morbidezza che permette così di
formare il grado esatto di tensione necessario al momento dell'attacco.
La tecnica dell'attacco è esattamente
la stessa sia per il pianissimo che per il fortissimo. Cercare di "insinuare" con
precauzione in un pianissimo non può che distruggere la coordinazione
degli elementi inerenti l'attacco e provocherà, spesso, una impossibilità totale
di produrre la nota voluta. Ciò può essere disastroso in un assolo d'orchestra delicato,
che esige un attacco "pp" perfettamente controllato. Questi incidenti saranno
praticamente eliminati se ci si esercita con gli attacchi "pp" in tutti i
registri e facendo attenzione al meccanismo ed alla sincronizzazione di tutti
gli elementi dell'attacco, come descritto in precedenza.
L'IMPOSTAZIONE
La Tensione.
I
muscoli delle labbra stanno allo strumentista a fiato come le
braccia stanno a un giocatore di baseball. Il
riscaldamento progressivo dei muscoli è un procedimento seguito
da tutti gli atleti. In
un certo senso, i trombettisti sono degli atleti che utilizzano dei muscoli
infinitamente più sensibili e più delicati, di conseguenza
richiedono un trattamento adeguato.
Vi
sono talmente tante impostazioni, tante quanti sono i trombettisti. Una
buona regola generale, per una impostazione normale è di formare
un cuscino di muscoli intorno al bocchino, stabile ma elastico con il bocchino
posizionato in parti uguali sulle due labbra ( è preferibile che i
2/3 del bocchino siano sul labbro superiore ). La dentatura e la fisionomia
avranno una influenza importante sulla impostazione.
Le labbra,
quando sono utilizzate correttamente, dovranno dare una sensazione di agio
e di confort, se si prova la sensazione contraria, vorrà dire
che sono male utilizzate. Questi elementi convinceranno lo strumentista a
cercare il pià grande confort possibile mentre suona.
Chiaramente è impossibile
esprimere a parole una sensazione fisica, l'analogia seguente cercherà di
fare un tentativo. Le
labbra a riposo possono essere paragonate ad un elastico tenuto mollemente
tra le dita delle due mani, e questo elastico leggermente tirato da entrambe
le parti con una forza uguale, rappresenta le labbra quando vibrano. Ed è proprio
il grado di questo stiramento ( la tensione delle labbra ) che diviene importante
poiché la flessibilità, la resistenza
e la facilità del trombettista dipendono direttamente da ciò.
Dinanzi
ad uno specchio si può osservare visualmente, e sentirlo fisicamente,
il grado di tensione necessario per suonare. Cominciamo da un do (sib)
sotto il rigo, se la tendenza alla ipertensione esiste, aumenterà notoriamente
per un do centrale o al mi successivo, le labbra sono tese a tal punto che
diventa impossibile parlare di confort.
Molto
spesso la tensione anormale delle labbra viene accompagnata da una crispazione,
da una rigidità dai muscoli degli angoli della bocca,
altra prova della tensione e della mancanza di elasticità dell'impostazione.
Questa crispazione è generalmente legata alla tensione esagerata delle
labbra. Rilasciare questa tensione rilasserà gli angoli della bocca;
le labbra avranno allora piena libertà di movimento.
La Pressione contro le Labbra
Possiamo
giustamente domandarci che cosa significa pressione normale visto che al
giorno d'oggi esistono dei sistemi di "no pressing" che precognizzano
un modo di suonare senza alcuna pressione. Sarà più realista
e più pratico utilizzare una certa pressione che, aggiunta ad una
normale tensione delle labbra, permetta a queste di funzionare liberamente
e facilmente. Ne risulterà una sonorità chiara ed aperta, e
una grande facilità.
In
generale, una pressione eccessiva sulle labbra proviene dalla mano sinistra
delle strumentista che, impugnando troppo fortemente i pistoni, spinge
così la tromba contro le labbra (coscientemente
o incoscientemente ). Un'altra causa proviene dallo stringere troppo l'anello
con il mignolo della mano destra e di utilizzarlo come leva. Come
una tensione eccessiva richiede ancor più tensione, così una
pressione eccessiva ne richiede ancor di più, se questo difetto è mantenuto
per molto tempo il risultato sarà danno irreparabile alle labbra.
Un buon strumentista starà alla larga da questo difetto, soprattutto
nel registro acuto, poiché ha esercitato correttamente le proprie
labbra senza ricorrere ad una pressione eccessiva.
Un
altro segno evidente di pressione eccessiva è lo scolorimento
delle labbra dove ha sede il bocchino. Il
primo passo per sormontare queste difficoltà è di sforzarsi
di evitare le cause già descritte; ciò richiede concentrazione
e autodisciplina.
IL
COLPO DI LINGUA
Una
buona padronanza del colpo di lingua semplice dipende dalla sua folgoranza.
In effetti più è corto più la lingua può articolare
rapidamente riducendo la
fatica. Un
fattore estremamente importante in questa tecnica è l'appoggio
incessante dell'aria; il flusso d'aria continuo - come per le note lunghe
- deve essere alla base di tutte le note articolate. La sensazione fisica
può essere sentita con lo strumento, gorgheggiando
in una sola emissione di voce una serie di "du" -- "dududududu" -.
L'impiego delle sillaba "du" piuttosto che "tu" convenzionale a questo stadio, è molto
importante per sviluppare questa tecnica, poiché il "du" si presta
meglio al colpo di lingua rapido. L'effetto sarà di una serie di articolazioni
sovrapposte a una nota lunga.
Come
per l'attacco, il punto di contatto della lingua si situa alla giunzione
dei denti con le gengive della mascella superiore. Quando
la lingua e il fiato sono utilizzati correttamente non
si vede il ben che minimo movimento nella bocca, come quando si suona una
nota lunga.
Una
volta assimilata la regolarità e facilità in questo
si potrà passare gradualmente allo sviluppo di una articolazione più forte
e più puntigliosa. Si
tratta di intensificare leggermente il "du" che il musicista ha esercitato
per accorciare il colpo di lingua. Questo "du" deve essere articolato, ora, con un po' più di durezza
e vigore per arrivare, finalmente in più tappe, passanti da un "tu" intensificato
sempre più ad un "tu" duro, sillaba più frequentemente utilizzata. Normalmente
il suonatore non avrà difficoltà a passare da
un "tu" molle ad un "tu" duro e dovrà essere capace di suonare tutti
e due con la stessa facilità.
Gli
spazi tra le note dovranno essere eliminati con cura sia tra i "tu" morbidi
che con quelli più incisivi. E' il flusso d'aria ininterrotto congiunto
al carattere più incisivo di ogni nota articolata che dona alla tecnica
del colpo di lingua quella splendida qualità di sonorità e
di chiarezza in tutti i passaggi, sia lenti che rapidi.
Un
fatto di vitale importanza è che non si devono avere cambiamenti
nella durezza del colpo di lingua, utilizzando il "tu" duro. Infatti
con qualunque tipo di articolazione impiegata la durezza del colpo di lingua
resta invariata: solo la sillaba cambia, ma mai il colpo di lingua. Allungare
o accorciare il colpo di lingua nei differenti gradi di articolazione sarà come
cambiare la posizione del bocchino sulle labbra per i differenti registri,
dando per risultato uno "sfasamento" generale. Una volta che questo sistema
diviene naturale e automatico il musicista dovrà porre la sua attenzione
sulle possibilità infinite di articolazione, poiché la libertà delle
labbra ne offre infinite: questo ventaglio di articolazioni, comprende
tutti i livelli di morbidezza e durezza, dal "lululu" più soave
al "tututu" più percuotente.
La
capacità di suonare con queste sottigliezze nell'articolazione,
assieme alla musicalità e la competenza tecnica che permetta di decidere
quando utilizzare una articolazione piuttosto che un'altra, sono le migliori
doti di un trombettista.
IL
COLPO DI LINGUA DOPPIO E TRIPLO
Non
bisogna rischiare di utilizzare il colpo di lingua doppio e triplo prima
di avere perfettamente preso padronanza del semplice. La ragione è semplicemente
matematica: la metà del doppio e i 2/3 del triplo consistono nella
sillaba "tu" - "tukutuku" e "tutukututuku". Lo strumentista dunque, deve
inizialmente perfezionare il suo semplice prima di affrontare i problemi
dello staccato multiplo.
La
difficoltà maggiore del colpo di lingua
multiplo risiede nell'articolazione chiara e netta della sillaba "ku",
un suono gutturale, fino ad ora ancora inutilizzato nell'articolazione,
con il quale si deve familiarizzare. Per acquisire la buona articolazione
di questo suono gutturale si dovrà pronunciare più volte
la parola "ku",
non forte, ma con un marcato accento sulla prima parte (è importante
formare il "ku" in avanti e non in fondo alla gola). Se a questo stadio
la sillaba "ku" non è esagerata, facilmente degenera in "gu" che
con un uso frequente provoca l'articolazione "dugudugu" che è assolutamente
da evitare.
Eseguito
correttamente il colpo di lingua doppio e triplo deve essere cosi incisivo
e ritmicamente regolare come il colpo di lingua semplice molto rapido.
La parola "regolare" solleva il seguente problema.
Bisogna sforzarsi infinitamente al fine di ottenere una perfetta regolarità ritmica
del doppio e del triplo. Come nella tecnica dello staccato semplice bisogna
che la colonna d'aria sia continua e che non ci sia spazio tra le note.
Si farà attenzione ad evitare tutti i cambiamenti d'intonazione
articolando il "ku", errore che subentra spesso ai musicisti negligenti.
Per
esercitare il triplo bisogna seguire lo stesso cammino del doppio. La spia
di controllo nel doppio e triplo può essere facilmente
valutata comparando la loro regolarità agli stessi gruppi suonati
col semplice. Si sentirà subito
se vi è una differenza nel flusso ritmico di questo gruppo. (ammettendo
che i gruppi suonati col semplice siano corretti ritmicamente), tutte
le differenze di ritmo, anche le più piccole tra le articolazioni
semplici e composte dovranno incitare il musicista a studiare per il
loro perfezionamento.
Una
volta stabilito il controllo ritmico sul doppio e triplo, accelereremmo
gradualmente queste articolazioni. La velocità,
sommata alla purezza dell'articolazione e la regolarità ritmica
deve essere l'obiettivo, poiché la velocità è la
ragion d'essere del colpo di lingua multiplo. A questo stadio di sviluppo
non bisogna esagerare la durezza della sillaba "ku", ma ogni sillaba "tu" o "ku",
deve avere lo stesso peso. Ora possiamo iniziare ad allargare la tessitura
nel grave e nell'acuto. Senza andare agli estremi. Come per lo staccato
semplice le sillabe varieranno secondo i registri, da "takataka" per
il grave a "tikitiki" per
l'acuto. Questo dovrà avvenire spontaneamente senza l'aiuto cosciente
del musicista. La velocità, la precisione e la regolarità devono
inizialmente essere assicurate su una sola nota; in seguito si potrà studiare
scale e intervalli.