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La notizia della scomparsa di Massimo
Guantini, avvenuta la notte del 14 luglio, si è diffusa rapidissimamente in città e fin dai primi commenti è stato chiaro come le parole concordi e unanimi che ne celebravano le virtù non fossero affatto di circostanza. Pur essendo uomo politico infatti stupiva in lui l’inclinazione perenne a sorvolare sulle posizioni divergenti, a ignorare le distanze e le contrapposizioni, per concentrarsi su quanto poteva, tra le persone, consentire percorsi condivisi, ragionare e disporsi a lavorare
cooperativamente. continua a leggere Coloro che lo hanno conosciuto sembrano convenire su tale sincero e autentico atteggiamento di fondo di Massimo
Guantini, attraverso cui poteva travalicare asperità, possibili incomprensioni, atteggiamenti conflittuali. Queste, che non a caso chiamiamo virtù, emersero anche verso gli scacchisti e il nostro circolo, di cui era socio onorario. Massimo Guantini era un appassionato scacchista e profondo estimatore del gioco che conoscemmo, la prima volta, nella primavera del 2004. Si stava cercando di organizzare un torneo internazionale e il nostro Presidente Carlo
Falciani, prendendo contatto con gli Enti Locali per trovare le necessarie sponsorizzazioni, incontrò non tanto l’Assessore alle Culture, che per dovere istituzionale ascolta quanti propongono, prospettano, additano o chiedono per questa o quella iniziativa, ma un autentico conoscitore, profondamente e dettagliatamente informato, della materia. Massimo Guantini infatti non era un semplice giocatore il quale, magari conoscendo le regole o poco più, si dichiarava scacchista, ma un vero e proprio cultore che conosceva gli scacchi non solo dal punto di vista agonistico, ma anche da quello storico, simbolico, filosofico. Infatti il nostro presidente Falciani tornò al Circolo non solo avendo incassato l’appoggio dell’Assessore per il progettato torneo, ma anche con una sua precisa richiesta: c’era chi potesse scrivere qualcosa di storicamente significativo sugli scacchi a
Livorno? Infatti quel torneo sarebbe stata la prima gara internazionale a svolgersi in città dal lontano 1926, quando vi fu organizzata una competizione di grande levatura con alcuni tra i migliori giocatori presenti sulla scena europea. Perché dunque non celebrare il riaffacciarsi del gioco a Livorno con una pubblicazione che ricordasse come la nostra città sia stata storicamente un polo di primaria importanza per gli scacchi? Il caso volle che l’estensore di queste note avesse già lavorato un po’, per diletto personale, proprio sul tema che stava a cuore a
Guantini. La comprensione dell’importanza degli scacchi sul terreno agonistico, come specchio di alta cultura, come elemento importante e sconosciuto della storia di
Livorno, condussero all’organizzazione, presso la Scuola Edile di Coteto di quello che fu il I Torneo Internazionale “Città di
Livorno” e all’uscita di un breve libretto, supplemento all’edizione estivo-autunnale 2004 di “Comune Notizie”, intitolato Cenni di storia degli scacchi a
Livorno, a cura dal sottoscritto con la collaborazione di Carlo Falciani. Fu il primo atto di una riscoperta e l’inizio di una avventura agonistica che tutt’oggi prosegue. Nel corso degli anni Guantini fu sempre vicino al nostro Circolo, aiutandolo e sostenendolo nelle iniziative intraprese. Così appoggiò in modo essenziale anche le edizioni successive dei Tornei Internazionali e le uscite di articoli e fascicoli che aggiungevano tasselli a quella storia degli scacchi a Livorno che veniva ritenuto importante far emergere come tratto significativo del profilo culturale della città. Nel numero di Luglio-Settembre 2006 uscì, su “Comune Notizie” un articolo intitolato Il gioco degli scacchi a Livorno in una testimonianza seicentesca. Successivamente, per celebrare la figura di Stuart
Wagman, un giocatore americano di grande levatura, Maestro Fide, vissuto a Livorno fin dagli anni Cinquanta del secolo passato e scomparso nel novembre del 2007, volle che fosse scritto un fascicolo su di lui, che venne pubblicato in occasione del IV Torneo Internazionale “Città di
Livorno” intitolato Gli scacchi a Livorno. Un protagonista: Stuart
Wagman. Il suo capolavoro però fu l’aver voluto fortemente una pubblicazione ufficiale del Comune, uno studio articolato e il più possibile esaustivo, sul rapporto eccezionale tra gli scacchi e Livorno di cui, per molti motivi a lui presentissimi, la città non aveva più alcuna cognizione. Gli era chiara la possibilità di far riemergere l’importanza che Livorno ha avuto per gli scacchi in Italia e non solo: per questo mi onorò offrendomi di scrivere uno studio sull’argomento. Progettammo un volume che raccontasse come Livorno abbia prodotto per 28 anni, dal 1875 al 1903, una delle riviste scacchistiche europee più importanti, come vi sia stato giocato il II torneo nazionale italiano, come abbia visto nascere tra i più influenti scacchisti italiani a cavallo tra Ottocento e Novecento, Emilio Orsini e Luigi Miliani in testa; come i livornesi abbiano imposto il cambiamento delle regole del gioco adeguando le norme italiane a quelle internazionali, come siano stati fondamentali per la fondazione di una federazione nazionale (poi guidata per un quarantennio dal livornese
Miliani), come siano riusciti a superare, in raffinatezza e profondità analitica il maggior scacchista al mondo del XIX secolo, Wilhelm
Steinitz, come abbiano scritto (Orsini, Seghieri, Miliani) il celeberrimo Il gioco degli scacchi della mitica collana dei manuali
Hoepli, che ha formato generazioni di scacchisti nostrani. Sostenuto dalla fiducia di Massimo mi misi all’opera; con ritmo cadenzato gli portavo i risultati del mio lavoro e lui naturalmente leggeva, suggeriva, dava consigli e approvava. In questo modo è nato ed è uscito, nel 2009, Livorno nella storia degli scacchi. Mi sia consentito di dire che è stata senz’altro una delle più grandi soddisfazioni della mia vita poter licenziare il libro, che non sarebbe esistito senza la volontà di Massimo Guantini di portare in fondo il progetto. Raccontava infatti delle difficoltà che aveva dovuto affrontare per riuscire a trovare il finanziamento a questo lavoro: non tanto, allora, per una oggettiva mancanza di fondi, ma per la cultura scacchistica del tutto insufficiente che faceva ritenere l’opera frutto di un pallino personale, una bizzarria. Si lamentava spesso della sottocultura scacchistica italiana, non livornese in particolare, a cui contrapponeva la sua visione del gioco, così fortemente innervata da quel ricchissimo simbolismo che lo rende unico e che lui sapeva trasmettere nei suoi coinvolgenti interventi pubblici: quando presenziò alla premiazione del IV torneo Internazionale “Città di
Livorno”, oppure quando presentò una iniziativa, un Cafè philo, tenutasi alla Libreria Gaia Scienza, altro luogo divenuto importantissimo per gli scacchi a
Livorno, in cui poté in maniera esemplare sottolineare la loro densità culturale e il loro potere ammaliatore. Fu attraverso di lui che, nel 2010, poté tenersi un match Livorno-Pisa di scacchi, giocatosi sotto il loggiato del Teatro Goldoni a cui partecipò come competitore; e vincemmo (di misura, ma vincemmo). In quell’occasione Massimo organizzò una iniziativa a margine dell’incontro, una mostra di rare pubblicazioni scacchistiche da lui collezionate, a testimonianza di un amore formidabile. Da segnalare inoltre un’altra sua operazione che, purtroppo, non si concluse positivamente ma che se fosse andata in porto avrebbe indubbiamente arricchito la città. La FSI (Federazione Scacchistica Italiana) è in possesso di una notevole biblioteca tematica; negli anni in cui Guantini era assessore non aveva però una adeguata collocazione fisica. Massimo si adoperò per ottenere dalla FSI di veder sistemare quel ricco patrimonio librario alla
Labronica. Presentò un progetto difficilmente rifiutabile, infatti gli elementi perché l’iniziativa fosse coronata da successo c’erano tutti e non staremo qui ad elencarli. Il consiglio federale però, che aveva al suo interno ben due rappresentanti toscani, decise di non accogliere l’offerta e questo, per Massimo, fu fonte di amarezza. Bibliofilo, possedeva alcune copie di rare pubblicazioni scacchistiche che conservava con religioso riguardo. In ogni occasione di incontro si informava degli scacchisti livornesi e di come andavano in gara: Cosa ha fatto Franceschi in Coppa Italia? Ceccarini ha battuto
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