In
ore garrulo misisti Lesbiam in ore garrulo ...
"puellae
ocellos" "passerem" "turgidulos" ...
Modo exaltare
eandem modo spernere
non
desinis, Catulle, qui pulcherrimam
fulgentis fulgido candore corporis,
scortum, scelesta, imponis nomen
Lesbiae.
"Scortum ... " desiste, quaeso, contumeliis.
Haberi quod, dicis?
.
Nescisne
paululum differre iniuriam
viri cuiusvis ab amantis ictibus?
Qui
solus exaequare sapit impetus
utroque gladio ferire idoneus.
Responde dic insane
insulse pessume:
intacta membra pallidae virginulae
vel integerrimo animo Corneliae
nidumne offerre valent, stulte, passeri
quem saepe mi soli soles committere?
At satis verba, litteras fastidio ...
metrica:
trimetro giambico
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Rispondi
imbecille
Tutta
Roma conosce
Lesbia
fulgente amorosa infedele,
Lesbia che gioca, Lesbia
che
piange il suo passero avvolto
nell'ombra dell'Orco,
Lesbia
bambina dagli occhi arrossati...
Ma
se t'ispira una musa più torva
vomiti insulti e rabbia.
Non
chiamarmi puttana
e
non dir che lo dicono tutti.
Tutti o nessuno è lo stesso:
solo chi t'ama
arrota
bene l'insulto e affonda
precisa la lama.
E
tu m'ami.
Rispondi
imbecille:
con
le goffe fanciulle da marito
o
con la virtuosissima Cornelia
dove lo troveresti un caldo nido
per il tuo
passerotto infreddolito?
E
adesso zitto, sono stanca
di letteratura.
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SO VRAPPOSIZIONI
Per i versi latini di queste
pagine l'Esimia Commissione del Certamen Catullianum mi ha attribuito la Magna
Laus. Sono
andata a ritirare il diploma a Lazise sul Garda e per tre giorni di un maggio
fiorito, vagabondando per i mutevoli paesaggi del lago, ho sentito alternarsi in
me gli umori fanciulleschi del giovane Catullo e il triste barocco del Vate al
tramonto.
A Sirmione mi ha abbagliata lo
splendore silenzioso dei giardini, e prima di partire mi sono seduta su una
panchina, in posa per un autoscatto ricordo, dietro di me una cascata
sfolgorante di rose. Ma mentre spalancavo i bronchi al polline, il soffio di
nafta di un motorino in fuga si è violentemente sostituito agli effluvi che
mi apprestavo a respirare. La foto era rovinata, ma non ho avuto voglia di
ripetere l'operazione.
Due settimane dopo, tra le
immagini della breve vacanza ne trovai una che non mi riguardava: pareva un
quadro di Balla o di Boccioni, qualcosa in movimento alonato di colori sfumati
come d'arcobaleno ... Solo mentre cominciavo a strapparla mi vennero in mente
le rose di Sirmione, le cercai tra le foto, non c'erano. Ripresi in mano
l'intruso cartoncino per disfarmene e allora le vidi, le rose, alle spalle
dell'oggetto in fuga: il motorino non solo
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aveva sovrapposto la diabolica asfissia
al profumo delle rose, ma lui stesso si era messo al mio posto davanti
all'obiettivo, proprio mentre l'otturatore scattava. Rimisi la foto fra le
altre: seppure invisibile e tramortita, pensai, c'ero anch'io.
Nei giorni seguenti si verificò
dentro di me qualcosa di molto simile: immagini, volti, colori, sfilavano e
si sovrapponevano in sequenza del tutto casuale, mi pareva. lo non facevo
resistenza ma nemmeno mi interessava approfondire: mi offrivo a questa
invasione con incuriosita disponibilità senza cercarne il senso; anche i sogni
mi piace godermeli come sospese visioni e non sento il bisogno di
spiegarmeli.
Per
molti giorni le immagini lavorarono abili e pazienti sotto i miei occhi
distratti, mi condussero indietro di parecchi mesi, poi improvvisamente vidi:
vidi
me dietro il motorino invasore, ma sotto le rose vidi anche un'altra persona. Mi
colse la sensazione di essermi, a mia volta, sostituita io a qualcuno in
quella gita al lago di Garda. Ma era una sensazione vaghissima, che si
confondeva e sfumava nel turbinio di altre sensazioni. Poi un giorno,
d'improvviso, mi si formulò dentro, con indolore semplicità, questo pensiero:
i versi premiati non sono miei, sono mie solo la composizione e la trascrizione.
Nello stesso istante il turbinio mi lasciò.
Così, ora che qualcuno, o
qualcosa, mi aveva messo in mano il filo, continuai da sola il lavoro iniziato
dal caso, mi lasciai andare dolcemente ma con più chiara coscienza alla memoria
che si dipanava, e ritrovai le circostanze che mi avevano portato a questi
versi, dei quali per tanto tempo avevo potuto, in tutta buona fede, sentirmi
unico autore.
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