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IL PARCO NAZIONALE DELLA SILA
La storia del Parco Nazionale della Sila, travagliata e poco nota, ha inizio nel 1968 quando fu approvata la legge che istituiva il Parco Nazionale della Calabria. La perimetrazione definitiva del parco, delineata solo dieci anni dopo, individuava tuttavia tre distinte aree protette: la Sila Grande in provincia di Cosenza, con estensione di 7.000 ettari; la Sila Piccola in provincia di Catanzaro, con estensione attuale di 5.700 ettari; l'Aspromonte in provincia di Reggio Calabria, estensione 3.200 ettari. Successivamente fu istituito il Parco Nazionale dell’Aspromonte e recentemente con la legge n.344 dell'8 ottobre 1997 il Parco Nazionale della Sila. Dopo un iter “tormentato”, il 14 novembre 2002 il Presidente della Repubblica ha firmato il decreto istitutivo che ne definisce la perimetrazione, su proposta del Ministro dell’Ambiente, d’intesa con la Regione Calabria. ll nuovo Parco Nazionale della Sila ha un'estensione complessiva di 75.700 ettari, di cui 7.555 ricadenti nella provincia di Crotone, 51.742 in quella di Cosenza e 16.380 in quella di Catanzaro; sono 21 i comuni interessati, nella prov. Di Crotone (Cotronei, Mesoraca Petilia, Savelli). Il parco è a sua volta suddiviso in due grandi zone sottoposte a due diversi regimi di tutela ambientale: la zona 1, a tutela integrale, per un'estensione di 19.900 ettari, e la zona 2, di tutela parziale, che copre un'area complessiva di 55.800 ettari. Nei giorni scorsi si è insediato il Consiglio Direttivo dell'Ente Parco, presieduto dal dott. Antonio Garcea. (carta) Indietro Geologia
L'acrocoro
silano è formato essenzialmente da due tipi litologici, entrambi di
antica origine: rocce metamorfiche e rocce magmatiche. Le prime formano
vasti affioramenti formati in prevalenza da gneiss, localmente sono
presenti dei marmi. Le rocce magmatiche sono di tipo granitico (graniti,
granodioriti, micrograniti, apliti e pegmatiti). Indietro AcqueLa
Calabria, come si sa, non è povera d'acqua, complessivamente cadono circa
17 miliardi di metri cubi di pioggia, con un contributo medio unitario di
37,2 litri al secondo per Kmq, contro i 30,7 medi dell'Italia. I valori più
elevati di piovosità in Calabria (fino a 2000 - 2200 mm) si riscontrano
in corrispondenza dei massicci: Sila, Pollino, Aspromonte, Serre, Catena
Costiera. La Sila Piccola è leggermente più piovosa della Sila Grande
per la differente disposizione dei monti appenninici. Infatti, i venti
provenienti dal Tirreno, in Sila Grande trovano l'ostacolo delle barriere
montuose come Serra della Guardia, Monte Scuro e Botte Donato, mentre in
Sila Piccola, non trovando ostacoli, possono far sentire più facilmente
il loro effetto.
Il principale fiume della Sila piccola è il Tacina, i cui affluenti
principali sono: il Soleo e il Vergari (S.Antonio). In genere i fiumi che
nascono negli altopiani silani (massicci boscosi ad alta piovosità)
mostrano una prima parte del loro corso serpeggiante in larghe vallate
morbidamente plasmate, per subire poi, giunti all'orlo del tavolato, un
brusco sbalzo di livello che li porta a scorrere tumultuosamente in
profonde gole scavate nel granito. Indietro Fauna
L'abbondanza
di animali selvatici sull'altopiano silano, nel secolo scorso, fu
descritta da Eugenio Arnoni nel "Calabria illustrata" del 1875:
".. da notare specialmente cinghiali, cervi, volpi, faine, puzzole,
donnole, lontre, tassi e tutto quanto altro le sterminate boscaglie della
nostra contrada possono offrire. Tra i volatili sono più frequenti
le pernici, le beccacce, le quaglie, i merli, i tordi, le gazze,
gli storneli, le starne, le anitre, le palombelle, i palombi, ecc. .
". Purtroppo la fauna della Sila, a causa della caccia e
dell'eccessiva antropizzazione si è
progressivamente ridotta negli ultimi decenni. I boschi
incontaminati si sono trasformati in cedui o sono stati segmentati
da strade e piste; le radure , anche ad alta quota, sono diventate
zona di pascolo o sono state ridotte a colture intensive di patate, con
eccessivo uso di fertilizzanti "chimici"; gli alvei di quasi
tutti i fiumi sono stati alterati da opere idrauliche e le portate
risultano basse ed irregolari. Non meno gravi sono le conseguenze dei
numerosi incendi. In particolare, sono i mammiferi di grosse dimensioni
(lupi, caprioli, cervi) ad essere penalizzati dalla frammentazione degli
habitat e dalla mancanza di corridoi faunistici. Indietro Flora
Davvero notevole è la varietà delle specie vegetali che caratterizzano l'altopiano della Sila, tanto arboree quanto erbacee ed arbustive. Simbolo della foresta calabrese è il Pino laricio (Pinus nigra ssp. Laricio var. calabrica); esso è presente, da solo o in associazione con il Faggio e/o l'Abete bianco, come nel bosco del Gariglione. Da notare, gli abeti della Sila hanno dimostrato particolare resistenza alle piogge acide; per questo motivo i loro semi sono stati richiesti in Paesi come l'Austria e la Germania. Sono presenti inoltre il cerro, il pioppo tremulo, l’acero montano e nelle vallecole più fresche gruppi di ontano nero e ontano napoletano. Il manto erboso a primavera è un tripudio di colori: la primula, l’asfodelo, il botton d’oro, l’orchidea sambucina, la viola tricolor, il profumatissimo narciso. Indietro |