Le
osservazioni, e i dati raccolti, mostrano con maggiore evidenza come si
sia deteriorato nel tempo il rapporto uomo – ambiente, particolarmente
grave è stato l’uso non razionale della risorsa acqua e il profondo
degrado degli ecosistemi fluviali. Le
acque dei fiumi silani sono stati nel passato una fonte di sviluppo per le
popolazioni locali: per irrigare, per produrre energia elettrica, per
macinare, per far funzionare le segherie ad acqua, ecc. , tutto sommato un
uso plurimo e sostenibile della preziosa risorsa d’acqua. Negli ultimi
decenni sono state dismesse le piccole centraline
che erano presenti lungo le aste di molti fiumi, gli “acquari”
e i mulini sono scomparsi o hanno perso la loro funzione. Le derivazioni,
a monte, delle acque per scopi idroelettrici (f. Tacina) e le prese a
valle, effettuate dai Consorzi di Bonifica, hanno ridotto gravemente le
portate dei corsi d’acqua, con gravi ripercussioni ambientali e di
natura igienico-sanitaria.
Nel
corso dell’escursione in loc. Ponte di Ferro, si sono riscontrate con
maggiore evidenza le attività antropiche: infrastrutture, costruzioni, un
frantoio, opere di presa delle acque, queste ultime hanno trasformato il
fiume Soleo in un rigagnolo. La geologia dell’area è caratterizzata
dalla presenza di rocce sedimentarie: arenarie, calcari, questi ultimi
hanno dato luogo a fenomeni carsici, con la formazione di grotte (loc.
Cerratullo). La vegetazione è quella tipica
fluviale (ontani, salici). Risalendo il corso del fiume ci siamo
fermati ad osservare le opere di presa che derivano gran parte delle
acque. Lungo la strada di ritorno c’è stata una piccola e “breve”
sosta al depuratore di Petilia, in funzione da poco tempo, che depura solo
una piccola parte delle acque reflue Petilia Policastro.