Acquedotti
italiani, perdite a go-go
Milano, 28 maggio 2003
Il 42% dell'acqua erogata dagli acquedotti italiani viene dispersa.Questo
uno dei poco consolanti dati emersi da un'indagine del Comitato per la
vigilanza delle risorse idriche (un organo indipendente della Pubblica
Amministrazione istituito dalla legge 36/1994), che ha svolto 52
ricognizioni in impianti che coprono tutto il territorio nazionale,
analizzando con particolare attenzione tutte le componenti del
"servizio di acquedotto" (le opere di captazione, le condotte di
adduzione, le reti di distribuzione, i serbatoi di accumulo e gli impianti
di trattamento delle acque da immettere in rete). L'indagine ha mostrato
risultati preoccupanti soprattutto per quanto riguarda lo stato di
manutenzione e la valenza tecnologica degli impianti. In materia di stato
di manutenzione degli acquedotti, le ricognizioni hanno in particolare
evidenziato che le perdite della rete di distribuzione (comprensive anche
delle "perdite apparenti", rappresentate dai volumi di acqua non
contabilizzati anche se effettivamente erogati all'utenza) sono
estremamente variabili, spaziando tra un valore minimo del 22% nell'Ambito
territoriale ottimale (Ato) Piemonte-Torinese a un massimo del 73% nell'Ato
Lazio Meridionale e Ato Abruzzo-Marsicano. Le reti piu' virtuose risultano
essere quelle degli Ato di Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Marche,
Basilicata, che in media presentano perdite inferiori al 30%; le perdite
piu' elevate, superiori al 50%, si riscontrano invece nelle reti di
Abruzzo, Campania, Puglia e Calabria. La valenza tecnologica degli
impianti (o, al contrario, la loro obsolescenza e quindi la necessita' di
investimenti per sostituire pezzi usurati) e' stata analizzata nelle
indagini concentrando l'attenzione sull'eta' delle tubazioni e della rete
di distribuzione. L'eta' media delle tubazioni (il cui calcolo permette di
calcolare le spese di manutenzione degli impianti) e' secondo l'indagine
di 32 anni, con valori compresi tra i 12 anni dell'Ato Marche-Pesaro e
Urbino e i 50 anni dell'Ato Piemonte-Verbano. L'eta' media della rete di
distribuzione (calcolato raggruppando le
lunghezze delle tubazioni in classi prefissate rispetto agli anni di
costruzione) chiarisce in via indicativa la "vetusta'" delle
opere; secondo l'indagine in questione si e' attestata sui 30 anni, con
valori compresi tra i 12 anni dell'Ato Sicilia-Caltannissetta e i 49 anni
dell'Ato Lazio-Latina.
(Redazione Reteambiente)