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Istituto Statale"Raffaele Lombardi Satriani"

Liceo socio-psico-pedagogico  -  Mesoraca

GIOVANI E ANZIANI INSIEME -

 

SONDAGGIO SULLA

POPOLAZIONE ANZIANA

DI

MESORACA

Maggio 2002

INDICE

Presentazione pag. 2

Parte I

Popolazione anziana nel comune di Mesoraca ripartita per classi di età e sesso pag. 3

Parte II

Il livello di istruzione degli anziani  pag. 7

Parte III

Le ex attività maggiormente rappresentate dagli anziani di Mesoraca pag. 10

Parte IV

Stato civile degli anziani  pag. 15

Parte V

Residenza degli anziani pag. 18

Parte VI

Condizione familiare degli anziani  pag. 21

Parte VII

Le malattie degli anziani  pag. 24

Parte VIII

Tipo di pensione usufruita dagli anziani  pag. 27

Parte IX

Stato di solitudine  degli anziani  pag. 30

Parte X

Il tempo libero degli anziani autosufficienti  pag. 33

Conclusioni  pag. 36

 


PRESENTAZIONE

Il presente lavoro si inserisce nel filone di ricerche e di iniziative a favore degli anziani. Esso intende definire con puntualità e rigore la reale situazione della condizione anziana di Mesoraca per metterne in evidenza la vasta gamma dei bisogni impliciti ed espliciti.

L’indagine ha voluto affondare la sua analisi all’interno della problematica che costituisce "il fenomeno della vecchiaia" perché si è convinti che, al di là della pietosa condizione in cui versano molti anziani, la società possiede energie necessarie perché questi possano trovare un loro giusto spazio e, contro ogni logica apparente, possa essere riservato loro un futuro, non tanto come omaggio alle loro fatiche passate, ma come prezioso aiuto e complemento necessario alla crescita di una società più moderna e più giusta.

I dati e le indicazioni significative che hanno consentito la realizzazione della ricerca sulla popolazione anziana sono stati forniti dal Comune di Mesoraca, dall’A.S.L. N° 5 di Crotone e dalla R.S.A. S. Rita di Mesoraca a cui la scuola porge i più sentiti ringraziamenti per la collaborazione e la disponibilità manifestate.

Naturalmente la presente ricerca fotografa il quadro delle situazioni degli anziani al momento della rilevazione.

Il sondaggio è stato realizzato dagli studenti delle classi quarte del Liceo Socio-Psico-Pedagogico coordinati dalla prof.ssa  Aurora Panza e diretti dal Dirigente scolastico prof. Francesco Gentile.

[1]

LA POPOLAZIONE ANZIANA  DI MESORACA RIPARTITA PER CLASSI DI ETA’ E SESSO

Il sondaggio, realizzato attraverso una rilevazione condotta presso il Comune di Mesoraca, mette in evidenza che nel nostro territorio, in questi ultimi decenni, si sta assistendo, in linea con le dinamiche nazionali, ad un incremento rilevante della quota anziani. Infatti su un totale di 7394 abitanti, la popolazione anziana residente ammonta a circa 1258 unità, pari al 17,01% dell’intera popolazione del Comune.

Il totale della popolazione anziana è stato suddiviso per fasce di età:

-         La prima comprende gli anziani dai 65 ai 75 anni di età ed è costituita da 792 unità, pari al 10,71% della popolazione complessiva; di questi il 46,59% (369 unità) sono uomini e il 53,41% (423 unità) sono donne.

-         La seconda fascia va dai 75 agli 85 anni di età e comprende 366 unità, pari al 4,95% dell’intera popolazione e di questi il 44,26% (162 unità) sono uomini e il 55,73% (204 unità) sono donne.

-         La terza fascia, la cosiddetta "quarta età", comprende gli anziani dagli 85 anni in poi ed è costituita da 100 unità, pari al 7,94% della popolazione anziana e all’1,35% della popolazione complessiva di Mesoraca.

Anche di questa fascia estrema il 40% (40 unità) sono uomini e il 60% (60 unità) sono donne.

Dalla lettura dei dati si evidenzia una dilatazione della popolazione anziana che è legata a due serie di fenomeni: da una parte al diminuito tasso di riproduzione per effetto del quale decresce la percentuale delle classi giovanili; dall’altra all’allungamento della vita media, conseguente alla diminuzione della mortalità infantile ed adulta grazie al miglioramento complessivo della qualità della vita che ha investito tutti i paesi maggiormente industrializzati ed ha avuto una certa incidenza anche nel nostro paese. Infatti, a Mesoraca, la vita media si aggira intorno a 75 anni ed è, comunque, più bassa rispetto a quella nazionale che è di circa 79 anni di età. Un altro dato rilevante è il peso maggiore che il genere femminile riveste nella popolazione anziana, soprattutto nelle fasce di età estreme: anche questo è un fenomeno tipico del contesto economico e sociale dei paesi sviluppati. Infatti dei 1258 anziani, 687 unità sono donne e 571 uomini; il rapporto tra il numero delle donne e quello degli uomini è dell’1,2% a favore delle donne; da stime fatte sembra che queste abbiano una maggiore apertura sociale, una percezione dell’anzianità decisamente migliore e più ottimistica rispetto ai maschi e, inoltre,  sembrano essere biologicamente più resistenti alle malattie e alla sofferenza.



 



IL LIVELLO DI ISTRUZIONE DEGLI ANZIANI DI MESORACA

La ricerca presentata è stata effettuata attraverso una rilevazione condotta presso il Comune di Mesoraca e delinea, in modo sintetico, i risultati relativi al livello di istruzione della popolazione anziana del paese.

Dalla raccolta dei dati il livello di istruzione è così rappresentato:

Analfabeti  52%

Alfabeti  34,2%

Licenza elementare  8,4%

Licenza media  3%

Diplomati 1,8%

Laureati  0,6%

Risultano significative quattro classi: la prima formata da individui del tutto analfabeti, segue quella che comprende persone appena alfabetizzate, poi la classe di individui forniti di licenza elementare e, infine, quella costituita da pochissime persone che hanno proseguito gli studi oltre la scuola dell’obbligo conseguendo la licenza media. Le due restanti classi raccolgono un numero ridotto e poco significativo di individui. Da analisi fatte su gruppi campione è ricavabile il dato che un elevato grado di istruzione è sempre proporzionale alle possibilità economiche e corrisponde, quasi sempre, ad un livello di provenienza socio-ambientale medio-alto. Appare chiaro che un certo grado di istruzione comporta una buona integrazione sociale dell’anziano e una certa forza di resistenza contro lo sgomento della vecchiaia e il rischio dell’isolamento e dell’emarginazione. Naturalmente per queste persone la percezione dell’anzianità è positiva: non si sentono vecchi, sono caratterizzati da una certa vivacità culturale e cercano, ancora, di soddisfare i loro bisogni affettivi ed esistenziali. Invece gli anziani privi di istruzione o con un tasso di scolarizzazione basso, dimostrano una limitata o, quasi nulla, apertura sociale, si sentono rifiutati perché non producono più, tendono all’autocommiserazione e percepiscono l’anzianità come un peso per sé e per gli altri, insomma è evidente che sono molto deboli.

Nel complesso il livello di istruzione degli anziani di Mesoraca rispecchia, più o meno, quello degli italiani di 50 – 60 anni fa; in definitiva è molto basso e riflette la condizione di una società di tipo rurale.

LE EX ATTIVITA’ MAGGIORMENTE RAPPRESENTATE DAGLI ANZIANI DI MESORACA

L’indagine sulle ex attività lavorative degli anziani residenti a Mesoraca è stata eseguita mediante modalità specifiche che si giustificano metodologicamente con l’utilizzo di una serie di tecniche fra loro intercambiabili e cioè:

a)      Questionari

b)      Interviste

c)      Discussioni

L’impiego di queste tecniche si giustifica perché non è apparso sufficiente, ai fini prefissati dalla ricerca, limitare l’analisi ad un gruppo campione estratto a sorte, poiché esso avrebbe offerto dati "approssimativi" ma, certamente, non "significativi" nella rappresentazione della situazione.

Risulta che le ex attività maggiormente rappresentate dagli anziani mesorachesi sono quelle bracciantili, commerciali e artigianali.

Dei 1258 anziani i due terzi sono stati braccianti agricoli; questi lavoravano le terre che erano, per lo più, di proprietà di pochi ricchi signorotti del paese e venivano retribuiti con ciò che loro stessi producevano, poiché 50-60 anni fa la circolazione della moneta nel territorio era assai scarsa.

Dei restanti, alcuni si sono impegnati nel commercio di prodotti tipici dell’economia mesorachese (olio di buona qualità, grano, vino, castagne, legname, etc..) altri hanno svolto attività artigianali.*

Inoltre dall’indagine appare inequivocabile il ruolo della donna nell’economia mesorachese; infatti nella società chiusa ed arcaica del paese, la donna oltre che ad occuparsi della famiglia, della cura dei figli e delle faccende domestiche, svolgeva con destrezza e competenza i lavori più disparati insieme agli uomini o anche da sola.

Appendice A - L’artigianato nella comunità di Mesoraca

Le attività artigianali hanno contribuito in maniera rilevante, nel corso dei secoli, allo sviluppo economico di Mesoraca. Una figura di artigiano largamente diffusa agli inizi del 1900 era quella dello "spurtaru", il cestaio del legno. I maestri spurtari erano molti a Mesoraca; infatti era consuetudine, per il matrimonio delle figlie femmine dare "a parata", cioè l’insieme di alcuni oggetti costruiti dallo spurtaru come "i cistuni a tre menzulari" che servivano a trasportare al forno la pasta del pane impastata in casa; "cistune e nutumine", "cistune luengu", "quartaredda" oggetti che servivano a trasportare sulla testa la frutta raccolta in campagna. "U panaru", essenziale per la raccolta di olive, castagne, noci e fichi, era l’utensile più soggetto ad usura perché usato quotidianamente dai contadini e dalle raccoglitrici di olive e castagne; questi oggetti  quando si deterioravano venivano portati nelle botteghe dell’artigiano per essere riparati. Dato che Mesoraca è stato un grosso e ricco centro agricolo, i manufatti dell’artigiano erano richiesti da tutti, perché necessari alla conduzione  della vita rurale di tutti i giorni. Persino le donne usavano "cistuni" e "quartaredde" per trasportare i panni da lavare al fiume.

Di questi artigiani molti sono defunti, qualcuno è emigrato senza più tornare in paese. L’unico artigiano rimasto a Mesoraca è stato Francesco Porchia, oggi  deceduto. Invece Chiaramonte Giuseppe e la moglie Varì Luisa, ultra settantenni, ancora praticano questo mestiere, ma sporadicamente, considerato che la gente oggi usa utensili di plastica perché li trova più pratici ed economici. Anche la "parata" non si usa più, e chi si trova questi utensili li custodisce gelosamente come ricordo di un’epoca ormai lontana. Il nostro Comune, essendo ricco di boschi, per favorire gli artigiani del legno (seggiaru, barillaru, mmastaru) concedeva loro un certo numero di piante di pino, di abete o di faggio che dovevano essere tagliate dagli stessi artigiani e, a concessione avvenuta, le guardie forestali procedevano alla "martellata", cioè alla marchiatura o timbratura degli alberi che dovevano essere abbattuti. Per quanto riguarda la commercializzazione degli oggetti che l’artigiano costruiva con pazienza e perizia, venivano commissionati da persone del paese, oppure da rivenditori di altri paesi e, inoltre, venivano venduti nelle fiere.Per trasportare gli oggetti alle fiere l’artigiano si avvaleva dell’aiuto delle donne, le quali, per pochi soldi o in cambio di qualche cesta, trasportavano gli oggetti sulla testa e restavano insieme all’artigiano per tutta la durata della fiera.

Un’altra figura importante era quella del mastaio; a Mesoraca le famiglie che praticavano l’attività di "mmastaru" erano quelle dei Cropanese meglio conosciute col soprannome dei "caraddamma". Questo mestiere veniva tramandato da padre in figlio e c’era negli artigiani una certa resistenza ad insegnarlo a persone estranee alla famiglia; ciò si verificava anche per i "cisteddari" e i "furgiari"; il nome del mestiere veniva spesso poi, ad indicare l’intero parentato: il tal dei tali è "da razza di furgiari". Questi artigiani costruivano "mmasti", specie di selle per bestie da soma e, dovendosi fornire del legname necessario al loro lavoro, andavano alla ricerca di piante ricurve alla base. Gli alberi con queste caratteristiche si trovano nelle zone più impervie di montagna presso burroni e pendii scoscesi e, quindi, il lavoro era abbastanza pericoloso; a volte in mancanza di legname gli artigiani andavano a fare tagli non autorizzati, incorrendo spesso, in pesanti sanzioni da parte dei militi boschivi. Per la costruzione di "nu mmasto" avendo tutto il materiale nel laboratorio, occorreva circa una settimana di lavoro. Intorno agli anni ’50 "nu mmasto" costava circa tremila lire, oggi ci vogliono dalle 300 alle 600 mila lire circa (155/310 Euro), però non esiste più mercato per questo prodotto. Gli animali da soma esistenti sul luogo sono circa 10 unità, contro le circa 600 di qualche decennio addietro.

Un’altra attività assai fiorente è stata la coltivazione e la lavorazione del lino e questa ha avuto un’incidenza notevole nell’economia del paese. La lavorazione del lino soddisfaceva, in gran parte, le esigenze del vestiario e della biancheria domestica. I luoghi di coltivazione del lino erano solo le zone di marina, zone basse del territorio mesorachese e la semina veniva fatta su un terreno pianeggiante che doveva essere arato e zappato.

Numerose sono state anche le botteghe artigiane dove si lavorava, e si lavora ancora oggi il marmo, il legno e il ferro per produrre cancelli, ringhiere per balconi, scale, lampadari, strumenti musicali, oggetti ad intaglio, etc.. .

La lavorazione del ferro battuto è un’attività tipicamente mesorachese; una particolare menzione merita la forgiatura di Giuseppe Cistaro i cui ferri battuti vengono esportati in America, Francia, Svizzera e perfino in Giappone. style='font-size:14.0pt;mso-bidi-font-size:12.0pt'>STATO CIVILE DEGLI ANZIANI

Relativamente allo stato civile, dall’indagine è emerso che ci sono tre categorie principali all’interno della popolazione anziana di Mesoraca (1258 unità): quella dei coniugati, quella dei vedovi e quella dei celibi/nubili. La categoria dei separati o divorziati ha una consistenza numerica poco considerevole. (Si tenga presente che ogni categoria si riferisce ad individui di entrambi i sessi).

La prima categoria comprende 388 coniugati (776 unità) pari al 61,68% della popolazione anziana. I  coniugati, nel complesso, hanno una buona percezione dell’anzianità, quasi tutti ritengono di trovarsi nella fase della pienezza e della maturità, sono d’accordo nel rivendicare per l’anziano un ruolo attivo nella società e le donne, in particolare, tendono a vedersi abbastanza giovanili per quel che concerne il loro aspetto fisico. È apparso evidente che i coniugati hanno una buona apertura sociale  ed un atteggiamento ottimistico sul loro futuro; nella eventualità di una malattia, ritengono preferibile l’assistenza medica esercitata a casa propria dal coniuge o dai figli escludendo il ricovero in istituto per anziani.

La seconda categoria, quella dei vedovi, è costituita da 97 uomini, pari al 7,71% dell’intera popolazione anziana e 280 donne, pari al 22,25% . Complessivamente sono il 29,96% dell’intera popolazione anziana. I vedovi manifestano un comportamento opposto a quello dei coniugati, nel senso che la maggioranza pensa di attraversare una fase della vita in cui maggiore è il bisogno degli altri, tuttavia tendono ad estraniarsi dalla società, a chiudersi ai rapporti con gli altri. Essi  ritengono che l’anziano dovrebbe ritirarsi in "buon ordine", non fare nulla e accontentarsi di quello che ha. Esprimono il rammarico per non aver potuto vivere con il coniuge e, ciò, sta a dimostrare come il vuoto lasciato da questi non viene ritenuto in alcun modo colmabile. In caso di malattia i vedovi sottoscrivono la posizione dei coniugi, anzi ritengono preferibile essere curati a casa propria dai figli o dai parenti, optando per il ricovero in istituto  solo in situazioni estreme.

La terza categoria comprende 28 celibi,  pari al 2,22% della popolazione anziana e 54 nubili, pari al 4,29%. Complessivamente sono il 6,51% dell’intera popolazione anziana.

Dalle discussioni fatte è emerso che per questi indivudui il problema della solitudine è gravissimo, specialmente per le donne che devono stare da sole e a casa dove l’unico "compagno" è la televisione. Essi sono apparsi depressi e sfiduciati, soprattutto scarsamente  interessati al proprio aspetto fisico. Tendono a considerare pessimisticamente la propria posizione per non avere avuto, da una certa età in poi, un ambiente familiare "proprio" cui pensare e in cui trovare una propria dimensione umana e spirituale, e vedono la propria posizione incerta e poco stabile mancando loro l’elemento catalizzatore costituito dalla sfera dei rapporti coniugali e di quelli legati a tale rapporto. Questi, nella eventualità di una malattia, indicano quale luogo di cura l’ospedale e anche l’istituto di ricovero per anziani, mentre la prospettiva d’essere curati a casa propria da parenti (non avendo figli) sembra decisamente  essere scartata.

Segue in numero notevolmente poco considerevole la categoria dei divorziati che sono 5 uomini, pari allo 0,39% e 18 donne, pari all’1,43% ; complessivamente sono l’1,82% dell’intera popolazione anziana.

 Delle posizioni analizzate, la più armonica sembra essere quella dei coniugati e la più problematica quella dei nubili/celibi; i vedovi si situano in una posizione intermedia, nel senso che paiono per certi versi meno e per certi altri più problematici degli individui delle altre categorie.

Un tratto comune alla quasi globalità degli anziani è il desiderio di poter vivere inseriti in un nucleo familiare con il coniuge ed i figli i coniugati, con parenti i celibi/nubili, con i figli sposati i vedovi, i separati o divorziati.

 



RESIDENZA DEGLI ANZIANI

L’analisi che segue si riferisce al tipo di residenza della popolazione anziana di Mesoraca.

Dalla rilevazione dei dati consegue che:

- l’80%  della popolazione vive in casa di proprietà propria;

- il 7% vive in casa di figli sposati;

- il 3% vive in casa in affitto;

- il 10% risiede in istituto per anziani.

Appare evidente che la maggior parte degli anziani di Mesoraca vive in abitazioni di proprietà propria, queste, pur essendo molto vecchie, sono tenute in buone condizioni perché molte di esse  sono state ristrutturate; nel complesso presentano sufficienti servizi igienici e sono composte da due o tre stanze arredate del mobilio necessario con la televisione, spesso unica compagnia, e il telefono che rappresenta, soprattutto per i non autosufficienti, l’unico modo per comunicare con il mondo esterno, con i figli e i parenti. Una deficienza comune a quasi tutte le abitazioni riguarda l’impianto di riscaldamento, infatti l’unica fonte di calore è, per lo più, il tradizionale caminetto. Gli anziani che vivono in casa con i figli sposati, naturalmente, non godono di una autonomia di spazi, e dalle discussioni fatte, è apparso che per alcuni ciò non costituisce un problema anzi, non soffrono la solitudine e si sentono più sicuri perché in compagnia dei figli e dei nipoti. Altri, invece, lamentano la mancanza di spazi propri, la scarsa libertà di movimento, evidenziano situazioni di contrasto e hanno una triste percezione di sé, come di un gran peso per i familiari.

Infine le abitazioni degli anziani che vivono in affitto sono apparse, nel complesso, in buone condizioni e la maggior parte delle persone intervistate ritiene sufficiente anche il complesso degli arredi esistenti nella propria abitazione, tuttavia esprime il rammarico di non avere avuto una casa propria a causa delle  difficili situazioni economiche in cui hanno versato nel corso della loro vita.

Gli anziani ricoverati in istituto, invece, manifestano chiaramente una condizione di "perdita" sociale ed umana; infatti la casa di riposo si prende cura del vecchio, spesso ammalato, ma  ricoverandolo nel proprio interno, deve fargli una delle più profonde violenze che si possano arrecare ad una persona, lo strappa da quello che ha di più significato nella sua vita: la propria casa.

CONDIZIONE FAMILIARE DEGLI ANZIANI

 

Dall’indagine eseguita tramite interviste fatte su gruppi campione relativamente alla condizione familiare della popolazione anziana di Mesoraca  (1258 unità) risulta che:

-         410 unità vivono con il solo coniuge;

-          366 unità vivono con  coniuge e figli;

-          190 unità vivono da soli;

-          116 unità vivono soli con figli sposati;

-          50 unità vivono con  parenti;

-          126 unità risiedono in istituto per anziani.

Appare evidente che il 32,59% preferisce vivere con il solo coniuge; il 29,09% con il coniuge e figli; il 15,10% preferisce stare da solo; il 9,22 vive solo con i figli; solo il 3,97% vive con i parenti; il 10% , per lo più in condizioni fisiche e mentali non buone, risiede in istituto.

Da questi dati che si integrano a vicenda, si deduce che l’anziano preferisce vivere con il coniuge e, quando questi non c’è più, preferisce vivere da solo se è autosufficiente, (questo vale anche per celibi e nubili); accetta di vivere con i figli o parenti solo in ultima istanza, quando gli è impossibile vivere da solo perché in condizioni di salute non buone.

In questo quadro sembra che sia adombrato un conflitto generazionale, infatti la società di Mesoraca mantiene, ancora oggi, le caratteristiche della società rurale e contadina del passato dove l’accoglienza e le cure dell’anziano appartenevano alla ordinarietà delle famiglie. L’anziano era considerato il punto di incontro per gli adulti e per i giovani che vedevano in lui fraternità, tolleranza, perché sapevano che guardava al bene comune con disinteresse e benevolenza.

Negli ultimi decenni anche la nostra comunità si sta sempre più confrontando con la presenza progressivamente aumentata dei "vecchi" in uno scenario di continua trasformazione, caratterizzato da importanti fenomeni, come la crescente migrazione, l’influenza dei mass media, la molteplicità delle opinioni e degli stili di vita centrati sul successo, sull’efficientismo, sul produttivismo, sui valori giovanili. Questa spirale favorisce una cultura che si orienta sempre più verso il giovane a discapito dell’anziano, togliendogli, così, potere e autorità e nella società e all’interno della famiglia.

In conclusione, anche nella nostra realtà, sono presenti il contrasto tra le generazioni e la progressiva emarginazione dell’anziano causata, quest’ultima, anche da lui stesso, dal suo desiderio di uscire dallo scenario  della vita.


LE MALATTIE DEGLI ANZIANI

La ricerca relativa allo stato di salute degli anziani di Mesoraca è stata realizzata dalla rilevazione dei dati forniti dai medici curanti.

Prendendo in considerazione tali dati è emerso che:

-         il 22% soffre di demenza senile;

-         il 21% soffre di osteoporosi senile;

-         il 16% soffre di tumore;

-         l’11% soffre di arteriosclerosi senile;

-         il 10% soffre di cardiosclerosi e diabete

-         l’8% soffre di malattie dell’apparato respiratorio;

-         il 6% soffre di ipertensione arteriosa;

-         il 3% soffre di malattie delle ossa e delle articolazioni;

-         il 3% soffre di malattie dell’apparato digerente.

Risulta che le malattie più diffuse nell’universo anziani di Mesoraca sono la demenza senile (deterioramento mentale che insorge dopo i 65 anni di età) e l’osteoporosi (malattia caratterizzata dalla diminuzione della massa delle ossa e dalla predisposizione alle fratture spontanee).

Vengono nell’ordine di frequenza, i tumori, seguiti quasi alla pari da arteriosclerosi e cardiosclerosi, i cosiddetti "disturbi della vecchiaia", retaggio inevitabile dell’età avanzata.

Seguono, ancora, le malattie dell’apparato respiratorio e, quasi alla pari, le malattie delle ossa e delle articolazioni, in parole povere "i dolori", caratteristica generale dell’età anziana, e le malattie dell’apparato digerente, incluse le ernie: queste si manifestano più frequentemente nei contadini e in tutti quelli che hanno fatto lavori pesanti.

Tutte le altre malattie compaiono con frequenze  relativamente bassa.

Nel  complesso il quadro nosologico è, senza dubbio, quello di una società di tipo rurale relativamente sana, che soffre, nell’età avanzata, soprattutto dei disturbi "tradizionali" dei vecchi che hanno trascorso una esistenza dura, faticosa ed esposta ad ogni intemperie.


TIPO DI PENSIONE USUFRUITA DAGLI ANZIANI

               "Peraltro quando si viene a discutere del loro trattamento economico sembra che essi vengano considerati come appartenenti ad una specie estranea: sembra che non abbiano né gli stessi bisogni né gli stessi sentimenti degli altri uomini visto che si ritiene sufficiente concedergli una misera elemosina per sentirsi sdebitati verso di loro" (SIMONE DE BEAUVOIR ,  "La terza età").

L’analisi descrittiva del tipo di pensione usufruita dagli anziani di Mesoraca è stata svolta tramite interviste fatte su gruppi campione in luoghi di ritrovo tipici delle persone anziane.

Nel complesso risulta che:

-         l’80% usufruisce di pensioni della previdenza sociale;

-         il 12% usufruisce di pensioni dello Stato;

-         l’8%  usufruisce di pensioni di Enti locali.

Dall’indagine è apparso come dato saliente l’insufficienza delle pensioni sociali che non consentono un livello di vita decente; numerosissime sono le persone che percepiscono questo tipo di pensione e, tutte, le hanno definite "carità dello stato". E’ opinione diffusa che la pensione debba essere adeguata al caro vita proprio perché le ragioni dell’emarginazione sono da ricondurre, spesso, all’impossibilità di soddisfare le esigenze fondamentali, di tenersi in contatto con il mondo esterno anche semplicemente avendo la possibilità di comprarsi un giornale. La decisa protesta contro le pensioni troppo basse viene elevata molto di più dagli uomini che dalle donne, molto di più dai meno anziani che dai più vecchi; molto più da chi ha famiglia che da chi è solo. In altre parole, l’inadeguatezza delle pensioni colpisce in modo particolarmente duro gli uomini coniugati ancora relativamente giovani; colpisce meno le donne, i vedovi, i celibi, i più vecchi, forse perché hanno esigenze modeste, e i contadini che traggono ancora un certo reddito dalla campagna.

In conclusione l’insufficienza economica è apparsa una costante dei pensionati sociali; tutti hanno asserito di non essere in grado di soddisfare i bisogni primari, di non poter curare il proprio stato fisico e, nell’eventualità di dover affrontare cure mediche specialistiche non sostenute dall’ente mutualistico, hanno affermato di non essere in grado di farvi fronte. Questa preoccupazione è meno riscontrabile fra gli anziani che percepiscono pensioni degli Enti locali, i quali si sono dimostrati moderatamente soddisfatti; invece sono apparsi abbastanza contenti i soggetti che godono delle pensioni dello Stato. Essi hanno dimostrato un buon grado di apertura sociale con partecipazione attiva alla vita collettiva e una percezione viva della propria anzianità vissuta attraverso l’esigenza di una serie di bisogni atti a creare una dimensione di autonomia e vitalità: bisogni materiali, sociali, religiosi e culturali.


STATO DI SOLUTIDINE DELL’ANZIANO

Il cambiamento sociale, influendo sul tipo e sulla dimensione delle nuove famiglie e conseguentemente dei nuovi alloggi, ha contribuito  non solo al cambiamento dei valori ma, anche, alla trasformazione del significato della vita e, di conseguenza, all’emarginazione e solitudine dell’anziano. Oggi parecchi anziani scelgono di vivere da soli ma , altri, sono costretti a ciò da una serie di circostanze: l’emigrazione dei figli, la limitatezza dell’alloggio, il desiderio di autonomia e la scarsa disponibilità dei figli sposati.

L’età senile significa "perdita d’identità", espulsione dai ruoli attivi svolti per immettersi in un "binario morto"; a livello psicologico - individuale essa è inevitabilmente un trauma in quanto la società, spesso , rifiuta l’anziano relegandolo ad una situazione subalterna anche in considerazione del "peso economico" che egli rappresenta. In alcuni casi si tende ad espellere "il vecchio"  dal nucleo familiare , in particolare quando le condizioni economiche sono disagiate ed il sostentamento diventa un problema.

La solitudine dell’anziano è, comunque, un problema a più variabili: giocano fattori naturali (l’assenza dei figli, l’assenza o morte del coniuge, problemi personali e caratteriali) e fattori di altro genere (pensionamento, contesto, etc.).

La ricerca fatta sul campo mette in luce sia gli aspetti psicologici - individuali, sia quelli della partecipazione dell’anziano alla vita sociale.

Dalla rilevazione dei dati è emerso che:

-         il 60 % soffre la solitudine

-         il 34 % non soffre la solitudine

-         il 6 % si pone qualche problema.

È evidente che più della metà della popolazione anziana di Mesoraca si trova nelle condizioni di "vera solitudine" e ciò si registra, soprattutto, in presenza di:

a)      persone rimaste sole per la morte del coniuge ;

b)      persone che non hanno avuto figli;

c)      persone che sono rimaste celibi o nubili;

d)      persone con figli emigrati;

e)      persone che pur avendo figli vivono in stato di salute assai precaria e con livello di vita economicamente insoddisfacente .

Un minore stato di solitudine si registra, invece,  quando l’anziano o la coppia di anziani hanno deciso di vivere "da soli" perché autonomi in tutto.

La nostra analisi ci permette di affermare con sufficiente certezza, che il grado di solitudine è correlato in misura abbastanza evidente con l’età, dato scontato in quanto diminuiscono le relazioni sociali; con lo stato civile: è accentuato dalla vedovanza; con il sesso: la donna ha minori possibilità di avere rapporti con l’esterno, di interessarsi alla vita sociale e politica; con il livello di istruzione: questo ha una influenza pari alla condizione economica, infatti uno scarso livello di istruzione impedisce all’individuo, già pressato da preoccupazioni e difficoltà, di poter impegnarsi a qualsiasi livello, di interessarsi e partecipare alla vita sociale, di "tenersi aggiornato". Gli unici canali di informazione sono la televisione e la radio che abituano l’individuo, soprattutto se questi non è in grado di confrontare ciò che vede con la realtà, ad un ruolo puramente "passivo", di spettatore consenziente. L’unica forma di apertura sociale, per gli anziani autosufficienti, è frequentare la sede del circolo o del bar, posto dove passare le giornate bevendo e giocando a carte. Questi luoghi di ritrovo ci sono apparsi inadeguati e anche alienanti perché non offrono alcuna funzione attiva all’anziano, bensì solo l’opportunità di non pensare alla propria condizione di persona sola.

IL TEMPO LIBERO DEGLI ANZIANI AUTOSUFFICIENTI

La persona anziana passa da sola molto del suo tempo, perché la perdita di ruoli significativi svuota le sue risorse sociali e influisce negativamente sul concetto di sé e del suo comportamento: molti problemi della persona non derivano solo dall’invecchiamento ma, anche, dalla esclusione di ruoli tipici. Uno dei paradossi dell’anzianità è che la mancanza di essi libera l’individuo dalle richieste tipiche dell’età adulta, lasciando all’anziano una quantità di tempo che egli, purtroppo, spesso non sa come occupare.

L’indagine ha voluto rappresentare, in modo significativo, la situazione degli anziani autosufficienti nel tessuto sociale mesorachese relativa al loro tempo libero.

In base alla rilevazione dei dati risulta che:

-         il 92 % vede la televisione ogni giorno;

-         il 20 % ascolta le trasmissioni radiofoniche;

-         il 34 % legge settimanali e quotidiani;

-         il 66 % non legge perché:

o       il 22 % ha problemi di vista;

o       il 78 % è analfabeta;

-         l’80 % sta insieme ad altri:

o       il 30 % frequenta gruppo ricreativo;

o       il 27 % frequenta gruppo religioso;

o       il 13 % frequenta gruppo sportivo;

o       il 5 % frequenta gruppo politico;

Dalle discussioni con gli intervistati appare chiaro che nell’occupare la quantità di tempo libero sono facilitati gli anziani che hanno un livello di istruzione superiore, o che appartengono ad una classe sociale media perché durante la loro vita costoro hanno partecipato ad organizzazioni e a gruppi di interessi specifici e,  quindi, questi legami che non derivano dal lavoro o dalla famiglia, permangono come alternative di attività anche dopo il pensionamento e la vedovanza.

 Le donne, quasi tutte, hanno manifestato un minore disagio e più risorse rispetto agli uomini nell’occupare il loro tempo libero (cura della casa, assistenza dei nipoti, interesse per i problemi religiosi, capacità di mantenere strette amicizie, etc..).

Diventa, invece, un problema il tempo libero per gli anziani con uno scarso o nullo livello di istruzione che, spesso, coincide con una condizione economica piuttosto precaria: ciò impedisce alle persone di poter partecipare alla vita sociale, impegnarsi attivamente e tenersi aggiornati adeguatamente. Infatti unici canali di informazione sono , per costoro, la televisione e la radio che non promuovono nessuna "possibilità partecipativa", molto poco i giornali. Per queste persone unica possibilità di incontrarsi sono la sede del circolo, il bar, la villetta, luoghi dove passano le giornate giocando, bevendo, fumando, ma che non offrono loro alcuna funzione attiva, anzi accentuano la sensazione di avere chiuso la partita con la società  verso la quale non sentono di aver più obblighi o di poter dare, ancora, qualcosa agli altri.

CONCLUSIONI

La situazione degli "anziani", moltitudine di individui in continuo aumento, deve spingere tutti alla riflessione.

Il problema non si pone in termini settoriali e investe la società tutta, rendendola responsabile della logica della produttività economica che non tiene conto delle esigenze umane e produce emarginazione, esclusione, indigenza.

L’anziano non ha bisogno solo di "assistenza" ma deve occupare un "ruolo" valido nella comunità.

L’indagine sul campo ha verificato la portata dell’emarginazione degli anziani di Mesoraca, le cause della stessa, l’ideologia che la sostiene; essa è provocata dalla mancanza di autonomia economica unita all’impossibilità di "partecipazione sociale" a qualsiasi livello per l’inadeguatezza delle pensioni e delle infrastrutture.

Naturalmente l’emarginazione è una situazione variabile che colpisce, in misura minore, le classi più agiate perché, oltre alla "copertura economico "sociale", queste dispongono di strumenti culturali di difesa nei confronti dell’ideologia tesa a giustificare l’inabilità dell’anziano oggettivamente, senza considerarne le cause e le responsabilità che ne derivano.

L’adeguamento delle pensioni al costo della vita, rimane essenziale necessità per l’anziano, parallelemente alla volontà di un sistema assistenziale e di servizi sociali e di prevenzione che non lo riducano in un "ghetto", ma che abbiano come obiettivo il reinserimento sociale e il riconoscimento dei diritti dell’anziano di vivere come, e insieme agli altri.

Secondo quanto rilevato risulta che l’universo anziani di Mesoraca è costituito da:

Þ    1258 unità, pari al 17,01 % dell’intera popolazione;

Þ    una prevalenza di donne (687 unità) in rapporto agli uomini (571 unità);

Þ    una prevalenza di anziani di entrambi i sessi dai 65 ai 75 anni di età;

Þ    una  maggioranza di  analfabeti (52%), una bassissima quota di diplomati (1,8%) e  laureati (0,6%);

Þ    una maggioranza di pensionati sociali (80%);

Þ    una maggioranza vive in casa di proprietà propria (80%), pochissimi in affitto (3%), alcuni ricoverati in istituto (10%);

Þ    una maggioranza vive con il solo coniuge (35,9%),  più raramente con i figli sposati (9,22%), da solo (15,10%);

Þ    le ex attività maggiormente rappresentate sono quelle bracciantili, commerciali e artigianali;

Þ    si tratta di anziani ammalati di demenza senile (22%), alla pari di osteoporosi e malattie cardio-vascolari (21%), di tumore (16%);

Þ    quasi tutti vivono nella solitudine e nella noia. 



[1] I grafici riportati visualizzano adeguatamente le situazioni rappresentate nella ricerca.

* Per un approfondimento riguardante l’attività artigianale vedi Appendice A

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