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Parlando dell’Ermetismo, esso sorge come reazione alla poesia classicista. Il termine "ermetico" fu utilizzato per la prima volta nel 1936. La denominazione "Ermetismo" era stata usata prima in senso negativo, ma poi passò ad indicare la maggiore corrente poetica italiana nel periodo compreso fra le due guerre mondiali. L’ermetismo italiano rispecchia la crisi sociale europea della seconda metà dell’Ottocento, ma rispecchia anche la precarietà dell’esistenza umana. L’uomo è solo, ha distrutto le sue illusioni, quindi il poeta ermetico prende coscienza della crisi dell’uomo, del fallimento delle sue speranze, della realtà della sua solitudine, e lo stesso Montale, poeta della disperazione, descrive ciò che vede e sente dentro di lui. La poesia del Montale quindi è una poesia che ha elementi moderni: esprime "male di vivere", la solitudine , l’inaridirsi interiore, e soprattutto il dolore che è l’essenza stessa della nostra esistenza. Il Montale ha saputo interpretare pienamente e profondamente la crisi che soffoca l’uomo moderno con i suoi sconvolgimenti di valori che lo spingono a vivere nell’incertezza, nel dubbio, nell’inganno. Lo stesso Montale vede tutto l’universo come "Una gabbia da dove è impossibile fuggire", dovunque egli vede il male di vivere senza possibilità di scampo. Del Montale, da come si riesce a dedurre, ciò che mi colpisce è soprattutto il suo atteggiamento pessimistico verso la vita e verso il mondo, un mondo senza un filo di speranza dove non cresce l’erba ma una muraglia. Per questo ho scelto questa sua poesia.
Il dolore può spegnere il sole
La poesia "Scirocco" è una breve poesia di ventitrè versi nei quali io penso che il poeta abbia voluto descrivere un’impressione che egli ha colto in una giornata sciroccale, quando quel vento caldo e umido sembra sconvolgere la natura, creando nell’uomo uno stato d’animo che è difficile da spiegare e definire. Io personalmente so che quando soffia rabbioso lo scirocco si sta male e si prova ansia, agitazione, si sente caldo che non è proprio caldo ma è un’umidità che infastidisce, una sensazione che ci si auspica finisca subito. Il Montale accenna al vento rabbioso che:
"L’ARSICCIO TERRENO GIALLOVERDE BRUCI"
mentre l’uomo osserva in alto nel cielo:
"BIOCCHI DI NUVOLA CHE SI PERDONO…………"
Il poeta, secondo il mio parere personale, ha la sensazione
di qualche cosa d'incerto:
"D’UNA VITA CHE FUGGE COME ACQUA TRA LE DITA"
di eventi misteriosi, inafferrabili, di cose malferme, di aria arida, secca, che non riesce più a dare vita alle cose.L'uomoquindi sente il bisogno d'aggrapparsi a qualche oggetto che nemmeno lui sa cosa sia, aggrapparsi come:
"AGAVE CHE S’ABBARBICA AL CREPACCIO"
sfuggendo al mare che, con le lunghe braccia delle alghe, si abbranca alle rocce, spalancando le sue ampie gole.In questosuo stato,in questo suo forte abbracciarsi a qualcosa di solidoper non essere quasi soffiato via dal vento, il poeta credo chesi senta perçççççççççççço' come immobilizzato "a guisa di un boccio" chenon puo schiudersi, di una pianta che non puo' fiorire.E' quindi uno stato tormentoso che genera nell'animo un senso d'in-certezza, d'insufficienza, d'incapacitàa'àààààààààààààààààààààààààààààààààààààà, da cui l'uomo si sente come oppresso e legato.Credo che il poeta abbia voluto esprimere una sensazione di tale genere.
Note:
l’arsiccio terreno gialloverde bruci: pag.3858 da "storia della letteratura italiana", di c. salinari e c. ricci" il novecento", VV. ii DA Eugenio montale..
BIOCCHI DI NUVOLA CHE SI PERDONO ALL’ORIZZONTE "PAG3858 DA"STORIA DELLA LETTERATURA ITALIANA" C.SALINARI C RICCI"IL NOVECENTO", VV. IV DA E.MONTALE
D’UNA VITA CHE FUGGE COME ACQUA FRA LE DITA "PAG 3858 DA "STORIA DELLA LETTERATURA ITALIANA", DA C.RICCI E C.SALINARI"IL NOVECENTO", VV. IX-X DA E,MONTALE
AGAVE CHE S’ABBARBICA AL CREPACCIO………DA"STORIA DELLA LETTERATURA ITALIANA, IL NOVECENTO" DA C.. SALINARI E C. RICCI, VV XII-XIII E. MONTALE.
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