di Angelarosa Curcio
Classe V Sezione A dell'Istituto Magistrale Statale di Mesoraca (KR)
Giuseppe Ungaretti nacque ad Alessandria d’Egitto
nel 1888, trascorse l’infanzia e l’adolescenza in Africa dove il padre lavorava
alla lavorazione del canale di Suez. Ungaretti fece parte di quella schiera di
poeti nuovi che formarono una scuola basata su tecniche nuove, era quella dell’ERMETISMO(30/40).
Fu detta scuola ermetica perché spesso i termini di paragone non erano facilmente
comprensibili , erano lontani e da ciò si capì quanto il pensiero degli Ermetici
era oscuro, chiuso, inoltre la caratteristica di questo linguaggio ermetico era
la semplicità e la densità delle parole. Giuseppe Ungaretti dopo il liceo si trasferì
a Parigi e qui conosce gli esponenti del Decadentismo. Allo scoppio della prima
Guerra Mondiale parte volontariamente per il fronte del Carso, e proprio nella
guerra si sente "uomo di pena" si dichiara un "naufrago" e
dall’esperienza della guerra nascono le sue poesie del "Porto
Sepolto" e
di "Allegria dei Naufraghi".
Tornato in Francia dopo la Guerra , Ungaretti si rivela un poeta nuovo e originale
e fu addetto all’ufficio stampa dell’ambasciata italiana. Rientra in Italia nel
1921 e nel 1933 venne pubblicato " il sentimento
del tempo"
una seconda raccolta differente dalla prima. Nel ’39, chiamato dal governo Brasiliano
a insegnare letteratura italiana presso l’Università di San Paolo, Ungaretti perde
il figlioletto di nove anni, sarà per lui una brutta esperienza, di cui si trova
eco nella raccolta il "il dolore"che uscirà nel ’47. torna in Italia nel ’42
ed insegnerà letteratura italiana all’università di Roma, fino al ’58. nel ’50
pubblica la "Terra promessa"
. Tutte le sue raccolte vennero messe in un
libro intitolato " vita di un uomo".
Inoltre Ungaretti rifiuta l’estetismo e questo gli derivò dall’esperienza della
guerra, in quanto di fronte ad essa sostiene che siamo "nudi". Una delle
poesie che rispecchiano il dramma della guerra è "san
martino del carso"
Di queste case
Non è rimasto
che
Qualche brandello
di muro
Di tanti che
mi corrispondevano
Non è rimasto
Neppure tanto
Ma nel mio cuore
Nessuna croce
manca.
È il mio cuore
Il paese più
straziato.
IN questa poesia viene rinchiuso
tutto il dramma, il dolore e lo strazio della guerra. Una crudele realtà che
si abbatte sul mondo esteriore e interiore del poeta. In questa poesia ci appare
un panorama di distruzione: un villaggio devastato ridotto ad un mucchio di
macerie. Tutto questo è una triste opera della violenza, che ha gettato gli
uomini gli uni contro gli altri, molti di essi sono morti e così come il paesaggio
esteriore del poeta appare straziato anche quello interiore. Il poeta dice:
"Di queste casa distrutte dalla guerra, non è rimasto che qualche maceria
di muro. Di tante persone che ricambiavano la mia amicizia, il mio affetto è
rimasto poco. Tutto ciò che è venuto meno, è segnato come perduto nel mio cuore.
È ancora più del paese vero, reale ciò che appare come una visione di strazio
è il mio cuore".