Quando San Giorgio era un castagneto

 

Storia delle origini della città e del suo nome

"........Altro villaggio preso San Giovani a Teduccio è quello di San Giorgio a Cremano.Di esso trovasi fatta parola fin da tempi dell’imperatore Basilio col semplice nome di Crabano .Sotto gli Angioini viene detto Villa Cambrane; talvolta pure San Giorgio .Sotto gli Aragonesi, in una descrizione fatta dei nostri villaggi, quel nome trovasi tramutato in Gramano; si cangiò più tardi in Cremano, è così oggi appellasi quel comune avvertendo che quel santo forte non è altro che una storpiatura di San Giorgio."(Alvino 1845).Il territorio di San Giorgio a Cremano sorge alle pendici del Vesuvio, sulla fascia detta “ Crematum” , che sta ad indicare un luogo arso “ ABBRUCIATO “ dalla lava del vulcano.Prima della denominazione attuale e, nel corso degli ani , ritroviamo nella toponomastica  diversi nomi : San Giorgio ad Cambranum, S. Giorgii ad Crematum, Santo Giorgio ad Crambano, SanGiorgio , San Giorgio a Clamano , San Jorio , Santo Jorio.I termini “Crambenum,Cambranum,Clamanum, Clemanum, Clemano” sono le trasformazioni volgari dovute probabilmente al mescolamento della lingua latina con il nostro dialetto.

Gli studiosi ritengono che in questi luoghi, dopo la catastrofe dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. , che distrusse la città di Ercolano ,Pompei ed altri centri e villaggi, e per molti secoli ancora non vi saranno forme di vita organizzata ma solo desolazione e una fitta vegetazione spontanea di castagneti.

In principio era  Santa Maria

Sul castagneto nasceranno i villaggi di Portici e di Cremato.Il villaggio di San Giorgio iniziò a delinearsi dopo l’VIII secolo “da una piccola ragunata di case”; questo borghetto che prese il nome di Santa Maria del principio, venerata dagli abitanti del luogo che in onore della madonna eressero anche una chiesa , costituì il primo nucleo del paese .In seguito, per la particolare protezione di San Giorgio invocato durante le eruzioni del Vesuvio del 933 e del 1139, questa zona verrà denominata San Giorgio a Cremano.Aumentata negli ani la devozione per San Giorgio, gli abitanti eressero fuori dall’abitato , un sacello votivo in onore del santo che, invocato, era corso in loro aiuto.

Nel 1139 una nuova eruzione colpì il villaggio,seppellendo la parrocchia di santa Maria del principio e le case intorno, lasciando intatto il sacello che risparmiato miracolosamente dalla lava del Vesuvio, diede nome stabile al luogo che venne nel tempo chiamato S. Giorgii ad Crematum.Intorno al XII secolo si incominciò a parlare di un villaggio di nome san Giorgio , “ casale “ e “ pertinenza “ del ducato di Napoli.Sepolta dalla lava del Vesuvio la chiesa di santa Maria del principio, ed essendo il sacello di San Giorgio troppo piccolo  per accogliere tutti i parrocchiani, Carlo D’Angio fece costruire una chiesa “a lato dell’edicola di San Giorgio”, e la popolazione nel frattempo si interessò della ricostruzione della chiesa di Santa Maria del principio, sui resti della vecchia.

Nel 1570, la parrocchia verrà di nuovo trasferita nella chiesa di Santa Maria del principio, anche se non ancora ultimata.Una latra eruzione, quella del 1631, colpì San Giorgio , questa volta in modo così violento da modificarne completamente l’aspetto.Alcuni abitanti riuscirono a salvarsi dalla catastrofe, si fermarono per alcuni mesi nei “tuguri” o “pagliare”, costruiti nella zona che appunto viene chiamata Pagliare, e stabilirono di ricostruire il paese. Nel 1689, terminati i lavori alla parrocchia di Santa Maria del principio, la si nominò parrocchia di San Giorgio a Cremano, dal nome del territorio su cui si trovava, e quella fatta costruire da Carlo II D’Angiò vene detta successivamente San Giorgio vecchio.Il 25 settembre 1645 San Giorgio venne data in feudo ad Antonio Caracciolo sancendo così il suo distacco dalla giurisdizione della città di Napoli.Vi furono in questo periodo aumenti delle tasse , l’imposizione delle quali portò come conseguenza la nascita di rivolte popolari che, unitesi alle sommosse guidate a Napoli da Masaniello costrinsero il viceré a dimettersi e a suo posto fu mandato dal re D. Giovani D’Austria , allo scopo di portare pace nel regno.Quest’ultimo , tra le varie grazie accordate al popolo meridionale offrì la possibilità a san Giorgio di diventare “università libera”, mediante riscatto del proprio territorio.

Tutti i Sangiorgesi  si impegnarono a pagare nuove tasse per raggiungere lo scopo.

Tra monarchia e repubblica

Dal 1707 al 1767 si susseguirono numerose eruzioni del Vesuvio che misero in allarme gli abitanti del villaggio mentre Napoli festeggiava la venuta degli Spagnoli.Filippo V nominò il figlio Carlo Sebastiano generalissimo dell’esercito in Italia e gli ordinò di invadere gli stati dell’imperatore.Il 10 maggio 1734 Carlo Sebastiano entra a Napoli e  dal duomo si recò alla reggia, facendo gettare lungo la strada dai suoi tesorieri monete d’argento e oro al popolo,o napoletano.Dopo 5 giorni nominato re di Napoli col titolo di Carlo III si impegnò nell’impresa di migliorare le condizioni economiche del regno.Il re fece innalzare monumenti ed opere pubbliche con il denaro di sua madre Elisabetta Farnese, tra le quali la regia di Portici fata costruire per far piacere alla sua sposa Amalia figlia del re di Sassonia.Seguita subito dalla costruzione di magnifiche ville settecentesche.Nel 1799 a San Giorgio fu fatta la repubblica paesana il sacerdote D.Domenico Di Somma fu eletto presidente.I registri delle nascite, dei matrimoni e dei morti furono tolti ai parroci e dati al municipio che solo allora fu istituito.Tornato il vecchio Ferdinando IV, che dopo il congresso di Vienna si nominò Ferdinando I re delle Due Sicilie, molte riforme fate dai Francesi furono conservate mentre altre subirono modifiche e variazioni.

Murat, le ville e la seta

villa Bruno

Dopo la formazione e dell’unità d’Italia , iniziò un periodo di decadenza per questo territorio : i nuovi regnanti, gli aristocratici i nobili avevano altri interessi, tutti spostati verso la capitale del nuovo regno .

Tuttavia sia per la salubrità dell’aria che per l’amenità dei luoghi continuò a richiamare la borghesia dell’ultimo ottocento e villeggianti a trascorre soggiorni piacevoli per il verde del paesaggio e per la dolcezza del clima, ma non ritornò allo splendore del secolo precedente.Tra la fine del settecento e l’inizio del ottocento , il rifiorire delle ville  e le continue visite di Gioachino Murat avevano accresciuta l’importanza di San Giorgio tanto che , nonostante due ondate di colera , la popolazione da un ano all’altro aumento di circa seicento unità.A ciò si aggiunse il fatto che in quel periodo si ebbe un incremento dell’arte della seta, favorita dal re Ferdinado IV, il quale fece stabilire a Portici una fabbrica di nastri di seta e in molte contrade di Napoli, e soprattutto a San Giorgio, si sviluppo l’industria della seta e il mercato dei bozzoli.In questa attività trovano lavoro sia uomini che donne circa la metà della popolazione viene impegnata , mentre l’altra era dedita  ai servizi di faccendieri , cocchieri e lacchè.

 

 

 

 

informazioni tratte da di novembre 2000