La
sinistra italiana, in generale, dà l'impressione di trovarsi in piena crisi
culturale.
Da una parte ha assistito, dopo il crollo dei regimi comunisti, alla
dimostrazione pratica del fallimento del modello di stato che aveva cercato di
vendere per mezzo secolo.
Dopo il 1990, la sinistra si è trovata a dover rifondare una propria identità
culturale e una propria politica, prendendo ciò che di vendibile era rimasto
della vecchia ideologia comunista e riformulandolo in senso
"socialdemocratico".
Non potendo più parlare della rivoluzione armata, come il vecchio Pci degli
anni '50, si è trovata a cavalcare cavali zoppi quali il riformismo
socialdemocratico (per i più intelligenti), o la solidarietà globale,il multiculturalismo e il terzomondismo, (sotto l'ala dell'ONU) che tanti
danni e tanti problemi hanno portato all'Europa contemporanea.
Sotto l'egida dell'"Ulivo mondiale" e della leadership democratica di
Clinton la sinistra ha ritrovato un motivo di unità culturale. Il politically
correct.
Nel frattempo la vecchia previsione marxista del crollo economico delle società
capitaliste, non essendo più vendibile nemmeno per i più invasati è stato
bypassato nella previsione del crollo ecologico dei paesi sviluppati.
Tutte queste, però, sono armi spuntate.
Mentre il politically correct è tramontato sotto le sue stesse macerie ed
involuzioni(Chi può sostenere seriamente cheun fumatore vada represso ma che un tossico sia un povero bambino
maltrattato dalla società ?) , tutto il resto è confluito nei noglobal,
formazione eterogenea che fa da collettore a una moltitudine di aspetti della
sinistra post-moderna
Da una parte ilbraccio armato dei centri sociali,dall'altra i cattocomunisti, gli ecologisti, i pacifisti, tutti riuniti
sotto l'amore per l'ONU come superstato e l'odio profondo per il mercato.
I più moderati sono restati in crisi totale di valori, e cercano di cavalcare
una "terza via" tra quella dei no.global e quella delle destre,
cavalcando ora le istanze dei primi, ora un europeismo acritico e supino ai
dettami degli euroburocrati, ora questa o quella oligarchia (magistrati,
"intellettuali", Siae..) sperando (senza molto successo) di trarne
forza poltica.
In definitiva la sinistra si presenta divisa in due. una parte moderata, che non
sa più da che parte girarsi e che si sta estinguendo nel suo vuoto politico, e
una sinistra massimalista che sostiene tutte le battaglie che noi oggettivisti
critichiamo.
Dal nostro punto di vista questiultimi danno l'impressione di aver sbagliato secolo.