Il sistema politico ideale è il Capitalismo Laissez-Faire, un sistema in cui gli uomini si rapportano gli uni con gli altri non come vittime e carnefici, non come padroni e schiavi, ma come mercanti, attraverso lo scambio volontario per il mutuo beneficio
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La politica oggettivista


Il Capitalismo

Per capitalismo, qui in Italia, si può intendere la mera accumulazione di ricchezze da parte di un soggetto privato, pubblico o “misto”: in Italia quasi sempre i più ricchi rientrano in queste ultime due categorie.
Ben diverso è il “capitalismo” come lo intendono gli oggettivisti. Il capitalismo è qui inteso come l'unico sistema politico ed economico che permette di rispettare pienamente la norma generale della non-aggressione: è illegittimo fare uso della violenza per primi. Il sistema capitalista, infatti, essendo basato sul libero scambio fra individui e permettendo così a ciascuno di perseguire razionalmente le proprie ambizioni senza dover sottrarre nulla a nessuno, si configura come l'unico sistema sociale non-aggressivo possibile. 

Il primo pilastro su cui si regge il sistema capitalista è la libertà di pensiero. Una mente libera ha maggiori possibilità di essere una mente creativa, in grado di formulare nuovi progetti in tutti i campi dell'attività umana.


Il secondo pilastro su cui si regge il capitalismo è l'inviolabilità del diritto di proprietà. Solo questo permette, a chi crea qualcosa di nuovo, di godere pienamente dei frutti del suo lavoro, viverci e arricchircisi. Senza il pieno godimento dei frutti della propria opera, qualunque cosa essa sia, verrebbe a mancare gran parte dell'incentivo per intraprenderla.


Il libero imprenditore è il vero eroe della società libera, così come viene intesa dagli oggettivisti. Non si tratta di un “superomismo” imprenditoriale. Il libero imprenditore è chiunque produca beni, servizi e idee che vanno ad arricchire la società e contribuiscono al progresso dell'umanità intera, oltre a impiegare e arricchire numerosi collaboratori nella sua impresa. Qualsiasi uomo libero che abbia buone idee (e trovi chi lo finanzi, nel caso non abbia soldi) può diventare un imprenditore. Non occorre essere necessariamente dei Bill Gates: è imprenditore anche chi fa un sito gratuito, o chi scrive un libro con tiratura bassissima. Storicamente le società più “egualitarie” sono le società impostate su un sistema capitalista di libero mercato: è la crescita della libera impresa industriale, fra il XVIII e il XIX secolo, che ha permesso la nascita e il successivo arricchimento del “proletariato”; sono le società capitaliste di libero mercato che, nonostante la raffica di critiche che hanno subito per due secoli da socialisti, comunisti e reazionari, hanno presentato, fin dai loro albori, minori disparità sociali, maggior arricchimento diffuso a tutta la società e uno sviluppo tecnologico (che è andato sempre a migliorare la qualità generale della vita) impressionante. Si può ben affermare che, al giorno d'oggi, il cittadino medio di una società capitalista viva meglio di un nobile del periodo pre-capitalista (antecedente al XVIII secolo) e che i poveri di un'odierna società capitalista non siano minacciati dalla morte per fame e per malattia come lo era la massa imponente di poveri prima del capitalismo e nei paesi che ancora non sono capitalisti.

Stato Minimo

Per poter fare sì che si possa sviluppare un sistema capitalista di libero mercato, occorre che lo Stato sia separato dall'economia, come dalla religione. Come la separazione fra Stato e religione permette la libertà di pensiero, la separazione fra Stato ed economia permette la libertà di produrre e scambiare ciò che si è liberamente concepito in base alle proprie idee. 

Non è un caso che, storicamente, il capitalismo si sia sviluppato ovunque NON vi fosse uno Stato investito di compiti religiosi ed economici, ovunque lo Stato fosse limitato alla mera protezione dei diritti individuali. Le grandi recessioni si sono sempre verificate in presenza di Stati che si sono messi ad amministrare gli affari economici al posto dei loro cittadini o di Stati che hanno imposto il loro pensiero ideologico e religioso sulle coscienze di tutti. Con gli imperi teologici dell'Asia, società intere non si sono sviluppate; con l'imposizione della religione atea del marxismo, 180 milioni di individui hanno perso la vita in Russia, in Cina e altrove; con il welfare state, l'Europa ha perso di colpo il suo primato mondiale, sia nella ricchezza della sua società, sia nella propria egemonia politica. Ovunque lo Stato vada oltre il suo compito originario di protettore dei diritti di vita, libertà e proprietà privata dei suoi cittadini dall'aggressione altrui, lo Stato diventa criminale o semplicemente causa la degenerazione della società dei suoi cittadini. Per questo lo Stato ideale è uno Stato Minimo, che si occupi solo di amministrare le risorse di violenza (esercito e polizia) e i tribunali per proteggere i diritti dei suoi cittadini e non faccia niente altro. Tutti i servizi attualmente nelle mani dello Stato, compresi quelli ritenuti "fondamentali beni pubblici", come scuole, ospedali, strade, ferrovie, ponti, acquedotti, dighe e quant'altro, possono e devono tornare ai loro legittimi proprietari: gli imprenditori privati.

Lo Stato può usare le proprie risorse di violenza anche per sopprimere fisicamente l'aggressore. La polizia può legittimamente uccidere chi è colto in flagrante a uccidere dei cittadini. Può inoltre sopprimere fisicamente chi è colpevole di violenza omicida, previo accertamento giuridico che il colpevole... sia veramente colpevole! In questo il sospettato omicida ha sempre diritto a una difesa, al ricorso in appello e a tutte le garanzie processuali. Ciò non toglie che lo Stato non deve impedire che i suoi cittadini possano difendersi da soli da un aggressore. La legittima difesa deve essere sempre permessa, come deve essere permessa la detenzione privata delle armi che la rendano possibile. 

Lo Stato può usare le risorse della violenza, ma non può dare inizio alla violenza. Lo Stato, come qualsiasi individuo, può usare la sua violenza solo contro chi ha dato inizio alla violenza o chi minaccia esplicitamente di darne inizio. Uno Stato, dunque, non può, legittimamente, usare le sue risorse coercitive contro chi commette atti, di qualsiasi tipo, che non danneggiano terzi. Non può imporre la censura, non può proibire di comprare o vendere qualsiasi cosa si compri o si venda (anche se giudicato "pericoloso" o "sconcio"), non può impedire che un individuo compia una sua scelta etica personale (come l'aborto o il divorzio o rapporti non convenzionali fra adulti consenzienti), non può impedire che qualcuno eserciti una determinata professione, come non può imporre a un imprenditore o a un professionista determinati standard di attività. In generale, contrariamente a quello che normalmente accade da almeno 4 secoli ad oggi, uno Stato non può legittimamente imporre le tasse ai suoi cittadini. L'imposizione della tassazione è una violenza (un vero e proprio furto) esercitato gratuitamente, dato che un cittadino tassato non ha ancora fatto del male a nessuno. Uno Stato legittimo, uno Stato Minimo, può finanziarsi solo con donazioni volontarie dei suoi cittadini.  

 

 

Giustizia Internazionale

Più due Stati sono ridotti nelle loro funzioni, meno si fanno la guerra fra loro. Se due Stati lasciano che le loro popolazioni siano libere di scambiare beni, capitali e informazioni fra di loro, meno avranno la possibilità stessa di entrare l'uno con l'altro in conflitto. La pace è possibile solo con l'apertura delle frontiere e l'estensione del libero mercato a tutto il mondo. Un sistema capitalista permette agli individui di arricchirsi scambiando consensualmente ciò di cui hanno bisogno, per cui la guerra, il tentativo di arricchire la Nazione attraverso la guerra, nell'ambito di un sistema capitalista, risulta un mero costo: perdita di soldi in tasse per pagare la guerra, perdita di vite umane per tentare di vincerla, perdita di libertà personale per aumentare la possibilità di vittoria. 

La radice della guerra è il contrario del libero mercato: chiusura delle frontiere, imposizione di regole, pianificazione dell'economia,  portano più facilmente al conflitto armato per tentare di vincere nella competizione con gli altri Stati o nella conquista di privilegi. Sono gli Stati più chiusi, quelli meno rispettosi del diritto degli individui a vivere, a scambiare liberamente beni, servizi, capitali e informazioni, quelli che non lasciano gli individui godere delle loro proprietà, gli Stati più aggressivi e forieri di conflitti internazionali o divisi internamente da guerre civili. Soluzione: ogni Stato deve aprire le frontiere al libero scambio e ridurre l'uso della violenza militare a motivi di mera sicurezza. 

Uno Stato non può usare legittimamente usare la sua forza militare per conquistare il territorio di un altro Stato, né per imporre ad altri popoli il proprio ordine politico, le proprie risorse economiche o il proprio credo religioso. Il perno centrale su cui ruotano le relazioni fra Stati è la non ingerenza: uno Stato ha il diritto e il dovere di usare le proprie risorse militari per difendere il proprio territorio da aggressioni altrui, per prevenire (in questo caso anche su territorio altrui) un'aggressione esplicitamente minacciata da un'altro Stato, per garantire la propria integrità territoriale, o per reprimere insurrezioni armate interne. In una sola e semplice frase: lo Stato ha solo il diritto di difendersi da aggressori interni o esterni. 

Non tutti gli Stati hanno il diritto di difendersi da aggressori interni o esterni. Una tirannide non ha alcun diritto di difesa: sarebbe come garantire a una banda di gangster il diritto di tenere ostaggi. Per tirannide si intende qui quello Stato che presenta quattro caratteristiche ben delineabili: un unico partito o fazione al potere; soppressione della libertà di espressione; soppressione delle garanzie giuridiche basilari in sede processuale; soppressione del diritto di proprietà individuale. Una tirannide non ha diritto di difendere il territorio che sottomette, perciò è moralmente aperta all'invasione di altri Stati, alla secessione o alla ribellione, anche armata, di una parte del suo popolo.

Solo una confederazione di popoli liberi, uniti fra loro dal libero scambio di beni, servizi, capitali e informazioni e dalla libera circolazione di persone, può costituire un ordine internazionale giusto. 

 

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