Non è, comunque, su queste ricostruzioni storiche più o meno veritiere, che
intendiamo soffermarci. Quello che ci preme dire è che la filosofia di Ayn Rand,
di cui si parla pochissimo nei due articoli citati, non porta al settarismo,
comunque la si interpreti.
Le sette e le logge nascono, il più delle volte, sulla base di un pensiero di
tipo religioso, dove si crede in una realtà che trascende quella direttamente
osservabile e di cui il capo della setta si fa interprete. Da qui la necessità
di obbedire ciecamente al proprio profeta. Questa è una caratteristica che, dal
poco al tanto, accomuna tutte le religioni, che appare più diluita nelle
religioni di massa e più marcata nelle religioni di “nicchia”. Anche l’idealismo
e il materialismo marxista, che hanno ispirato tanti movimenti estremisti
criminali, rispettivamente di destra e di sinistra, rientrano in questa logica:
sono filosofie elaborate da filosofi che credevano di aver individuato una
realtà che era “altro” rispetto a quello che una persona comunemente vede e che,
per questo, si sono arrogati il diritto di guidare le “masse inconsapevoli”
verso la loro “verità” rivelata. Questo, nel piccolo degli anni di piombo
italiani, ha portato i capetti dei gruppuscoli universitari, sorti come funghi,
negli anni ’60 e ’70 in Italia, a sottoporre i poveri adepti a esami ideologici
e autocritiche. Nel grande, questa è stata la causa di morte di milioni di
persone nei regimi totalitari, guidati da questi fanatici.
Cosa c’entra l’oggettivismo con questa mentalità? Nulla. Ayn Rand era convinta
che l’esistenza, che percepiamo attraverso i nostri sensi, esistesse realmente.
E che, al di là di essa, non ci fosse nulla da scoprire. Era convinta che 2+2
facesse realmente 4, indipendentemente dagli ordini, dalla visione della realtà
e dalle credenze imposte dal fanatico di turno. E’ da qui che deriva il termine
“oggettivismo”. Questo insegna Ayn Rand: “impara dalla realtà che vedi,
dall’esame dei fatti nudi e crudi - sembra suggerire in ogni suo scritto - poi
pensa tu, con la tua testa, a trarre le tue conclusioni. Se credi e ti affidi
ciecamente a un altro, sappi che stai compiendo il peggior atto di rinuncia che
tu possa compiere, il peggior peccato contro te stesso e le tue capacità”.
Questa, in parole povere, è la lezione di Ayn Rand e la base dell’oggettivismo,
che poi si riflette in tutti i suoi aspetti. La psicologia oggettivista consiste
proprio nell’educare alla fiducia in sé stessi e nelle proprie capacità di
interpretare razionalmente la realtà. L’etica del cosiddetto “egoismo razionale”
altro non è che la codifica di una tendenza naturale all’autoconservazione e al
raggiungimento della felicità personale, perfettamente osservabile in tutti gli
uomini. La politica capitalista, basata su quello che poi sarà chiamato “assioma
di non aggressione”, è un sistema creato per permettere a ciascuno di pensare
con la propria testa e raggiungere la propria felicità, con i suoi mezzi e a
modo suo, senza calpestare diritti e aspirazioni altrui. Idem dicasi per la
filosofia estetica di Ayn Rand (l’aspetto forse meno conosciuto della sua
teoria), dove si rigettano tanto l’obbedienza a canoni precostituiti, imposti
dalla tradizione, dalla religione o dall’ideologia dominante, tanto il rigido
formalismo astratto dell’arte contemporanea, il tutto per lasciare spazio alla
libera creatività dell’artista, alla sua, personale, visione della realtà e
capacità di ricrearla a modo suo.
Nella filosofia di Ayn Rand, non è un’idea astratta che conta, né il suo
insegnamento dottrinario. L’unica cosa che conta, nel pensiero oggettivista, è
l’individuo, la sua libertà di pensiero e azione da qualunque conformismo
(settario o istituzionale che sia), le sue scelte e la protezione della sua
vita.