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E SE RICOLONIZZASSIMO IL MONDO ISLAMICO?

 

Il colpo inferto dal terrorismo islamico agli Stati Uniti con gli attacchi suicidi a New York e Washington è rimasto quasi senza risposta. Hanno bombardato qualche montagna in Afghanistan e non hanno neppure preso i principali responsabili. 

Premetto che questo articolo è una provocazione e resterà tale, perché non credo che il tipo di risposta militare qui proposta possa mai essere concepita da qualsiasi élite politica o militare statunitense o europea, né credo che possa uscire dall’ambito delle fantasie fantapolitiche. Come tutte le provocazioni, però, spero che possa far riflettere.

Ciò che è auspicabile veramente come risposta militare seria agli attacchi dell’11 settembre è una riconquista dell’impero coloniale europeo così come si presentava all’indomani della I Guerra Mondiale, al quale si aggiungerebbero, questa volta anche gli Stati Uniti come principale potenza. Dopo un’eventuale riconquista dello spazio geopolitico mediorientale, la spartizione dovrebbe completare quella accordata nel 1916 per mezzo del Trattato Sykes-Picot sulla spartizione dello sconfitto Impero Ottomano con l’aggiunta di un’amministrazione americana sull’Arabia Saudita. Il mondo islamico, dunque tornerebbe sotto aree di influenza occidentali: Marocco, Algeria, Tunisia, Libano e Siria alla Francia; Egitto, Sudan, Yemen, emirati del Golfo Persico e Iraq alla Gran Bretagna; Libia e Somalia all’Italia; Arabia Saudita agli Stati Uniti. Solo un sogno? Irrealizzabile? Sicuramente questo progetto resterà solo nella fantasia. Per vari motivi: le élites occidentali hanno permesso troppa immigrazione dai Paesi che andrebbero riconquistati e hanno paura di guerre civili di grandi dimensioni. Ma in questo dei politici intelligenti e determinati possono fare molto. Di sicuro se si propagandasse il nuovo colonialismo come tale, se si giustificasse con argomentazioni quali la “civilizzazione della barbarie”, come ci si poteva permettere il secolo scorso (quando in Europa c’erano opinioni pubbliche interamente occidentali e più orgogliose della propria appartenenza culturale rispetto a quelle di oggi), allora i dieci milioni di Arabi presenti in tutta Europa insorgerebbero come un sol uomo e troverebbero anche l’appoggio di larga parte dell’opinione pubblica di sinistra. E di sicuro se si conducessero campagne di conquista militare rapide, in stile Desert Storm, la guerra civile interna all’Europa sarebbe totale e senza compromessi. Sarebbe possibile, invece, un’azione lenta, paziente e dissimulata. Giustificando azioni contro singoli Stati arabi come motivate da questioni interne agli stessi, per rovesciare regimi tirannici che vanno contro le stesse loro opinioni pubbliche. O trasformando regimi che ci sono già e che temono particolarmente il terrorismo islamico in nuovi governi al nostro servizio, laici e laicizzatori. Un’azione decisa, anche se poco visibile, che ci riporti alle posizioni imperiali dell’inizio di questo secolo, non è impossibile e se giostrata bene ci può anche risparmiare dalla spada di Damocle di una guerra civile interna ai nostri stessi territori.

Però questo progetto non uscirà mai da queste pagine perché i regimi neocoloniali risulterebbero dei fantocci instabili e odiati dalla popolazione locale, che insorgerebbe e poi proclamerebbe senza indugio una vera Jihad contro di noi. Ma questo solo se i nuovi regimi venissero appoggiati in modo molto visibile dagli Occidentali. Anche in questo caso, un colonialismo di nuovo tipo, che impari dagli errori e dai successi del passato, potrebbe evitare questo rischio. Si dovrebbe lasciare interamente lo spazio politico a governi locali, semplicemente (anche se non è affatto semplice realizzare ciò) con un sistema politico ricalcato sul nostro modello. Ataturk è riuscito, in decenni, a portare il sistema occidentale ai Turchi, che erano da secoli la “spada dell’Islam”. Lo ha portato da Turco, stimato dai Turchi e anche con metodi turchi: sradicando in pieno l’Islam dalle istituzioni, pur lasciandolo come religione predicata e seguita dalla maggioranza della popolazione. Il modello ha funzionato per un secolo e la Turchia è a tutti gli effetti un Paese occidentale che non può destarci preoccupazioni per la nostra sicurezza. Quello che i Paesi europei e gli Stati Uniti dovrebbero tentare di fare per il futuro è di allevarsi dei nuovi Ataturk arabi e di fare di tutto perché si creino le circostanze migliori per una loro stabile presa del potere. Finora la politica occidentale non è stata così decisa e soprattutto con il delinearsi della minaccia sciita iraniana negli anni ’80, la politica americana si è troppo fidata di regimi tradizionali assoluti, quale quello dell’Arabia Saudita o a dittature militari inaffidabili, come quella di Saddam Hussein e la giunta pakistana: tutti alleati che si sono rivelati ottimi nel combattere l’URSS, ma anche nel combattere noi, una volta che l’URSS non ha più preoccupato le coscienze arabe. Adesso è l’ora di aprire gli occhi e appoggiare concretamente tutte le personalità e i movimenti che possano anche lontanamente essere in grado di instaurare un regime democratico, laico, occidentalizzante: mai più fidarsi di regimi orientali.  Questo è un compito che ciascuna ex potenza coloniale dovrebbe assumersi verso le sue ex colonie arabe: motivi di maggior esperienza in loco lo suggeriscono e maggiori contatti espliciti o sotterranei lo rendono più possibile. Uno Stato che non è mai stato colonizzato, quale l’Arabia Saudita, dovrebbe essere “lavorata” dagli Stati Uniti, che hanno acquisito esperienza e contatti con gli oppositori e i regimi locali durante gli anni della Guerra Fredda. Forse solo nel caso dell'Iran, divenuto ormai una potenza interamente islamizzata, sarà necessaria una guerra, un'occupazione interalleata e una "riprogrammazione" della popolazione come quella che fu necessaria per sconfiggere la Germania nazista.

Questo progetto, comunque, non sarà mai preso in considerazione, perché si dice che le popolazioni locali non accetteranno mai regimi occidentalisti laici, che non hanno proprio la testa per capire che cos’è la libertà individuale. Ma quanti, effettivamente, non accetterebbero regimi occidentalisti laici? Soprattutto dopo che questi si sono insediati ed hanno incominciato ad agire? Guarda caso quando scoppia una guerra contro l’Iraq ecco che salta agli occhi degli analisti della CIA e dell’opinione pubblica occidentale, tutta una rete di organizzazioni che vogliono la democrazia e la libertà degli occidentali di cui prima non si sapeva nulla. Non sono opposizioni occidentaliste inventate dalla stampa, ad hoc per giustificare interventi nostri nel Medio Oriente. Sono opposizioni che sono sempre esistite, che sono sempre state represse e che sono anche molto più popolari di quanto non si possa credere. Noi siamo abituati a vedere l’Oriente misterioso come una massa compatta di gente che urla contro l’Occidente, ma in realtà dentro di esso esiste una minoranza silenziosa che ci invoca. O che ci invocherebbe se solo potesse esprimersi e lo fa non appena si apre uno spiraglio di possibilità. Ed esiste una maggioranza che è abituata a subire soprusi di tutti i tipi, giustificati dalla religione, che si butterebbe a luccio sulle libertà occidentali non appena queste iniziassero ad essere applicate. Sono delle minoranze che plagiano le masse quelle che ci danno addosso, ma minoranze restano e possono essere sconfitte. Se si fosse chiesto a qualsiasi italiano, nel 1940, come avrebbe reagito a un’invasione anglo-americana e all’insediamento di un regime democratico, la risposta (a parte qualche oppositore incallito del regime) sarebbe stata come minimo estremamente ostile. Si provi a immaginare la risposta di quello stesso italiano alla stessa domanda solo tre anni dopo. E poi cinque anni dopo, dopo la fine della II Guerra Mondiale. Si faccia lo stesso esperimento storico con un Giapponese medio e poi con un Tedesco medio.  Le dittature, da che mondo è mondo, funzionano così e non credo che gli Arabi facciano eccezione: checché ne pensi qualcuno, sono uomini come tutti. E’ vero che le idee marce non muoiono, ma è vero che possono essere ghettizzate e non dare più noie per decenni o non uscire nemmeno più dal ghetto.

Tuttavia è da notare che questo progetto è del tutto irrealistico, perché le grandi potenze nemiche dell’Occidente ci impediranno di realizzarlo già quando avvertiranno le prime avvisaglie di questo piano e minacceranno di far scoppiare subito una guerra nucleare. Però la Russia ha un suo problema di integralismo islamico direttamente in casa ed è difficile che si opponga a una guerra fino a ricorrere alla minaccia nucleare. La terza grande potenza, la Cina, con i suoi problemi interni con le opposizioni islamiche nel Xinjang, in caso di tensione e guerre contro il mondo islamico, ha solo da guadagnare investendo nella più rigorosa neutralità. Dunque, questa volta, potrebbero non esserci grandi potenze nucleari pronte a scattare in difesa di dittatori arabi messi in pericolo dall’imperialismo occidentale.

Anche ammettendo che questo piano può in qualche modo essere realistico, si deve però affermare che è altamente immorale. E’ immorale perché viola palesemente il diritto di autodeterminazione dei popoli, uno dei principi su cui si fonda la cultura liberale occidentale, uno dei cardini della nostra etica. Ma di quale autodeterminazione stiamo parlando? L’autodeterminazione dei singoli individui arabi nel decidere il loro destino? O l’autodeterminazione dei regimi arabi nel decidere di opprimere milioni di uomini e soprattutto milioni di donne alla loro volontà e al loro credo religioso? Il primo è sì un principio morale. Il secondo è solo una comodità diplomatica per non aver noie: fingere che siano governi accettati da tutti e che stiano bene là dove sono ora. Meglio un governo occidentalista che permette a ciascuno di vivere la sua vita e si limita a reprimere gli intolleranti, o meglio un governo locale che viola sistematicamente tutti i diritti umani? Tutti, anche i più elementari? Anche quello di una donna a mostrare il suo volto? Lascio a voi la risposta. Per chi ama la libertà come valore supremo, il dubbio non si pone nemmeno.

 

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