Prendete una moneta
da 10 centesimi, tenetela su palmo della mano e fissatela intensamente.
Siate coscienti del valore di quella moneta, e siatene coscienti in ogni momento
della vostra vita.
Perché 10 centesimi è il contributo che, volente o nolente, ognuno di noi ha
dato alla realizzazione di “Piazza delle 5 lune”, lo squallido filmetto-verità
di indottrinamento comunista del simpatico Renzo Martinelli.
Chi scrive ha pagato per sua libera scelta, oltre ai 10 centesimi (estortigli
dallo stato) di cui sopra, altri 7 euro e 25 centesimi per vedere il capolavoro.
Non era stata solo la curiosità di vedere quanto indegnamente un regista come
Martinelli poteva aver trattato un argomento come l’omicidio Moro, ma la fiducia
nel fatto che, dopo la prova tutto sommato non malvagia di “Vajont”, e con un
cast eccezionale (Donald Sutherland, Stefania Rocca, Giancarlo Giannini), il
film fosse almeno guardabile nonostante la tesi pesantemente pendente a
sinistra.
Inutile dire che la fiducia è stata mal riposta.
La trama sembra presa a prestito da un film porno di seconda categoria: un
magistrato in pensione riceve da un ex brigatista malato terminale il video
originale dell’omicidio Moro, in cui si vede che le cose sono andate, tutto
sommato, esattamente come si è sempre detto.
Da lì prende il via una storia esilissima, con i tre protagonisti che si
raccontano le tipiche teorie del complotto (che i comunisti si inventano in
continuazione dai tempi di Stalin) come se scoprissero cose incredibilmente
nuove e inedite, con Stefania Rocca che ripete, tra gridolini di piacere, frasi
del tipo “ma allora vuoi dire che era tutto orchestrato dalla Cia per impedire
che i comunisti andassero al governo?”, “ma allora tutto entra nella logica di
Yalta?”.
L’ex brigatista di cui sopra (che, si fa capire, palesemente era un agente della
Cia) impegna il vecchio magistrato in una caccia al tesoro degna della
parrocchia di Nocera Umbra, e in questa caccia al tesoro il nostro arriva
perfino a scoprire l’esistenza di una base segreta (“hyperion”) a Parigi in cui
un signore denominato “entità”, vestito da ebreo ultraortodosso, (perché non
si vuole parlare di complotto demo-pluto-massonico-giudaico, ma un colpetto al
cerchio e uno alla botte non fa mai male) gli spiega cose che si potevano
sentire anche in una sezione del Pci di Sesto s.Giovanni negli anni ’70:
l’Europa occidentale rischiava di diventare comunista, e allora la Cia, nella
logica di Yalta, ha distribuito in giro un po’ di omicidi e attentati per
stabilizzare la situazione, e perché i popoli capissero che non era l’eroica
volontà popolare (comunista) a contare, ma le decisioni della Casa Bianca
sull’Italia.
Il colpo di classe finale viene dalla scena in cui, tirate le somme di cotanta
indagine, il giudice con i suoi amici, fa il riassunto (vuoi mica che il popolo
bue non capisca bene) della storia, salendo nel frattempo gli scalini di una
torre per simboleggiare la salita verso la conoscenza.
Finito tutto, quando vuole rendere pubblico il risultato delle sue indagini, i
soliti poteri forti cercano di fermarlo, arrivando pure a bombardarlo in mezzo
alla campagna toscana con armi chimiche non meglio note.
Come dire, delle due l’una: o un tranquillo contadino di Montepulciano,
posseduto dal fantasma di Pacciani, decide di irrorare di pesticidi due
tranquilli passanti perché quel giorno si sente in vena di omicidio, oppure i
cattivoni della Cia sfoderano le armi del tanto odiato Saddam e fanno un
attentato chimico, per poi darne la colpa a chissàchi.
Alla fine, capolavoro dei capolavori, si scopre che il vecchio poliziotto di
scorta del magistrato era in realtà uno degli uomini di punta della Cia.
Ovvio. Uno spende migliaia e migliaia di dollari per addestrare un uomo e, con
la crisi di organici che c’è, lo mette 15 anni di scorta a un magistrato sfigato
di provincia perché la Cia, onnipotente com’è, sicuramente sa che dopo 15 anni
quello sarà contattato da un agente brigatista che cercherà di rendere pubblici
i manuali operativi per le “stability operations” in Italia.
Perché, ebbene sì, il magistrato di cui sopra era venuto in possesso del
segretissimo manuale FM30-31, in cui si spiegavano i piani della Cia per
dominare il mondo.
Noi sapevamo che l’Fm 30-31 era un clamoroso falso sovietico sputtanato fin
dall’83, ma a Martinelli, forse, questi particolari sono sfuggiti.
Comunque, visto che noi amiamo la verità contro ogni manipolazione dei poteri
forti, ce li stiamo procurando senza cacce al tesoro e perfino senza avere
contatti con brigatisti della Cia malati terminali.
Li abbiamo ordinati su Internet a 14 dollari e 99. Magari quando ci arriveranno
qualcuno ci rapirà, o ci bombarderà con armi chimiche per mantenere segrete le
orride pratiche ivi contenute.
Ma prima, di diventare un cratere sotto le bombe dalla Cia, che ci bombarderà
nella logica di Yalta, permetteteci di notare un altro paio di cose.
La cosa che ci rende perplessi non è tanto il contenuto squallido-comunista del
filmetto.
Siamo in un paese libero, e chiunque può fare un film idiota come meglio crede.
Quello che dà ai nervi non è nemmeno il fatto di aver pagato 7 euro e 25
centesimi di biglietto: è stata una scelta libera e cosciente, e non possiamo
che incolpare noi stessi della scelta suicida.
Quello che dà ai nervi è che il film sia stato finanziato con 9 miliardi (circa
4,5 milioni di Euro, circa 10 centesimi a testa) pubblici. E lì la scelta non è
stata molto libera.
Avremmo voluto pagare 10 centesimi di meno di tasse scrivendo sul modulo “non
finanzio film di indottrinamento comunista”, ma la Finanza non sarebbe stata
d’accordo.
Quindi, il risultato è che le nostre tasse non sono andate a finanziare scuole,
ospedali, strade: avremmo potuto fare qualche critica, ma non ci avrebbe fatto
gridare allo scandalo.
I 10 centesimi a testa ci sono stati estorti dallo stato per finanziare un film
di pura propaganda comunista per le masse, pieno di squallidi luoghi comuni e
fatto pure male.
La prossima volta che non avete voglia di pagare le tasse, pensateci.