C’era una volta un
sogno bellissimo: quello di mondo libero dalla violenza, dalla sopraffazione e
dalla guerra.
Un mondo in cui tutti siano liberi di fare le proprie scelte, senza aggredire
gli altri, e senza venirne aggrediti.
Un mondo in cui tutti possano vivere senza temere ogni giorno per la propria
vita, senza dover temere di vedersi sottratto il frutto del proprio lavoro,
senza dover lottare, per veder rispettati i propri diritti, contro un invasore
straniero, contro un regime tirannico o contro la brutalità di criminali o
terroristi più o meno organizzati.
Questa è la pace in cui crediamo, e questa è la pace per cui ci sentiamo di
batterci.
Tra pochi giorni, invece, avremo il piacere di assistere all’ennesima marcia per
la pace, contro la guerra, con tanto di bandiere arcobaleno, di slogan contro
Bush e la guerra all’Iraq, e contro Israele.
E magari avremo la somma gioia di vedere, come è già successo non troppi mesi
fa, gente che manifesta con la bandiera di Stalin, con la maglietta di Che
Guevara, gente magari travestita da kamikaze palestinese con i Kalashnikov
finti.
Magari non ci mancherà nemmeno, mischiato agli immancabili cattocomunisti,
qualche gruppo organizzato di no-global , che magari sfascerà pure qualche
vetrina, giusto per insegnare a noi borghesucci che è maleducato fare la guerra.
Il tutto, magari, mischiato a qualche richiamo agli eroici valori della
resistenza, o a qualche bel reduce, ormai ingrassato e imbiancato, delle
battaglie contro l’intervento in Vietnam e contro gli euromissili.
L’istinto, guardando questa armata brancaleone che ormai settimanalmente invade
le nostre strade, è sinceramente di vomito.
Non riusciamo a considerare pacifista questa gente.
Pacifista era Gandhi. Noi non siamo buoni come lui, ma non posso non riconoscere
che lui, effettivamente, era un pacifista, un non-violento.
Lui amava la pace, amava la libertà, e conduceva la sua lotta senza sparare e
senza fare attentati.
Quello è un pacifista. Non concordiamo in toto con i suoi metodi, perché
riteniamo che le armi, a volte, siano necessarie, ma ne riconosciamo l’onestà
intellettuale e la statura morale.
Chi manifesta con una maglietta di Che Guevara, o di Stalin (se ne sono visti,
l’ultimo 25 Aprile, a Milano), invece, nella migliore delle ipotesi è un
ignorante che non sa chi erano, Stalin e il Che.
Giusto per ricordare due cose di storia, uno era un assassino che ha ammazzato,
tra purghe, deportazioni e repressioni varie circa 30 milioni di persone:
l’altro era un guerrigliero (nella migliore delle ipotesi: noi diremmo un
terrorista).
Quelli che manifestano vivono nel mito della resistenza, ma io mi chiedo: i
partigiani non sparavano? Quanti morti hanno fatto? Di che crimini da macellai
si sono macchiati?
Negli anni ’40 c’era un gruppo, “chiamato partigiani della pace”, sponsorizzato
da Stalin (l’assassino di cui sopra) che protestava, in nome della pace, contro
l’atomica americana, perché “le bombe atomiche sono un’arma orribile”. Vero,
verissimo. Le bombe atomiche sono armi orribili, ma volte è tristemente
necessario averle per non farsi invadere (Israele docet)
Poi appena scoppiò l’atomica sovietica, le proteste si affievolirono come per
magia.
Negli anni ’60 c’erano i pacifisti che manifestavano contro gli ultimatum
americani per i missili a Cuba. Perché gli ultimatum erano un pericolo per la
pace (e i missili no.. )
Pochi anni più tardi tutti protestavano per l’intervento in Vietnam, ma non
contro l’invasione nordvietnamita.
Gente come Tiziano Terzani, che adesso fa il pacifista, scriveva articoli sulla
gioia della “liberazione di Saigon” ricordando che le guerre sono tutte
orribili, (ma quelle dei comunisti non sono guerre, ma movimenti di liberazione
del popolo oppresso…)
Poi arrivarono gli anni ‘80, e l’Europa si svegliò sotto il tiro degli SS20
sovietici, carichi di testate nucleari. L’esercito sovietico era enorme, e senza
uno sbarramento nucleare le orde comuniste avrebbero potuto travolgere lo
schieramento Nato senza problemi, distruggendo la democrazia in Europa e
imponendo (con la delicatezza con cui avevano invaso l’Afghanistan, l’Ungheria e
la Cecoslovacchia) un modello di repubblica socialista in cui la nostra libertà
sarebbe stata soffocata da un regime oppressivo e autoritario, con tanto di
polizie politiche segrete, con tanti dissidenti in carcere, uccisi da servizi
confratelli del Kgb, della Stasi, della Securitate e compagnia bella.
Ma, ciononostante, milioni di “pacifisti” scesero in piazza urlando contro i
missili americani, che “mettono a rischio la pace, e ci porteranno verso una
guerra nucleare”. Ma mai che qualcuno di questi protestasse per l’atteggiamento
sovietico, e per i missili puntati sulle nostre città.
Urlavano “meglio rossi che morti”: poi si è scoperto che grazie agli euromissili,
non siamo diventati né rossi né morti.
Venne la guerra del Golfo, e i signori di cui sopra si schierarono dalla parte
di Saddam (alleato di ferro dell’Urss di Gorbacev..), nonostante avesse
compiuto, (questa volta sì), un vero atto di imperialismo, cancellando dalla
carta geografica uno stato sovrano membro dell’Onu, per succhiarne il petrolio.
Venne la guerra in Bosnia, e mai che qualcuno di questi osasse schierarsi contro
la pulizia etnica del nazional-comunista Milosevic (casualmente l’ultimo vero
amico comunista della Russia di Yeltsin.).
Stessa storia nel Kosovo.
Poi venne l’Afghanistan, l’Iraq..
E la gente è sempre la stessa, con le stesse idee, e con gli stessi slogan degli
ultimi 60 anni.
Ormai non c’è più una rivoluzione da difendere, ma ci sono le battaglie storiche
dei comunisti, per i tirannelli alleati del terzo mondo, e quindi con Saddam,
con Milosevic, magari pure coi talebani e con gli estremisti islamici, nonché
con gli amatissimi palestinesi (tutta gente pacifica, ovviamente).
E c’è sempre il sordo rancore contro gli odiatissimi “Amerikani”, e contro gli
ancora più vituperati Israeliani, che hanno da sempre impedito, pur con tutti i
loro errori e contraddizioni, il trionfo nel mondo del comunismo (castrismo,
maoismo che dir si voglia) e dei suoi fratelli bastardi, dal nazional-socialismo
arabo di Saddam e soci, alla repubblica islamica Khomeinista.
Cercano di riciclarsi, cercano di dire che loro non sono “né con Bush né con
Saddam”, “né Israeliani né terroristi”, ma poi urlano solo contro le azioni di
repressione del terrorismo, contro le azioni volte a rimuovere tiranni
sanguinari e pericolosi, contro i moti di piazza solo quando questi sono contro
dei regimi vetero-leninisti come quello di Chavez in Venezuela.
Noi crediamo nella Pace, ma non c’è pace senza libertà, non c’è pace convivendo
col terrorismo, e non c’è pace sotto regimi repressivi, siano essi nazionalisti
alla Saddam, islamici alla talebana o comunisti alla nord-coreana.
Noi crediamo alla pace degli uomini liberi, quella pace che ha dato a tutto
l’occidente la libertà, la ricchezza e il benessere di cui godiamo..
E siamo consci del fatto che questa pace può e deve essere, purtroppo, una pace
armata, che va difesa, anche con le bombe e con i missili, dalle aggressioni di
chi ci vuole imporre la sua pace: la pace del cimitero, fatta di regimi
oppressivi, di stermini, di fosse comuni e di polizie segrete.
E, da ultimo siamo consci dell’importanza di non credere ai “pacifisti” di cui
sopra, che hanno sempre protestato quando ci siamo difesi dalla “pace” sovietica
e da quella islamista.
Loro vogliono essere chiamati pacifisti, ma a noi, vedendo il modo in cui
portano avanti le loro battaglie, sembrano solo dei comunisti che, avendo visto
i loro “paradisi dei lavoratori” crollare davanti agli occhi del mondo,
continuano ad agitarsi per non rassegnarsi alla loro sconfitta.