Tutto
il mondo si è svegliato oggi con la notizia dei sanguinosi scontri in Nigeria,
nei quali sono morte oltre duecento persone, e ne sono rimaste ferite almeno
1000.
Le immagini sono agghiaccianti. Case bruciate, chiese incendiate, cadaveri
ammucchiati i lati delle strade…
Il motivo di tanta violenza, fermata solo dall’intervento dell’esercito e vicina
a degenerare in una vera e propria guerra civile, ha del surreale.
A scatenare l’ira del popolo è stato il concorso di Miss Mondo, che gli islamici
moderati reputano inopportuno e immorale, e che gli integralisti vedono come
fumo negli occhi. L’opinione pubblica, già inferocita dall’”immorale esposizione
di nudità” , è esplosa quando un giornale nigeriano, cercando di strizzare
l’occhio (in un modo che fa quasi tenerezza) ai musulmani, aveva detto che
“anche il sommo profeta Maometto avrebbe scelto la sua sposa tra queste
bellezze”.
200 morti e 1000 feriti.
Non ci fossero di mezzo tante (troppe) vite umane, la cosa farebbe quasi ridere.
La frase del giornale nigeriano, sinceramente, più che guerra civile evoca
scenari che affondano nel romanticismo della tradizione cattolica delle nostre
nonne. Per fare un parallelo cattolico, forse un pretino di campagna pudico e
timorato potrebbe dire, vedendo, ad esempio, la sfilata di miss Italia, che pure
Padre Pio, di fronte a cotanta grazia, ci farebbe un pensierino. Forse qualche
beghina, invidiosa e frustrata, potrebbe fare qualche commento acido
sull’immoralità di questi concorsi, o sullo squallore dell’esposizione di tutte
queste “nudità”.
In Nigeria, su queste cose, ci scatenano guerriglie, con morti, feriti e roghi.
Potenza della legge islamica e del suo concetto di “moralità”.
Nello stesso paese leggiamo che sta per essere lapidata una donna che ha dato
alla luce un bambino troppi mesi dopo essere stata ripudiata dal marito che si
era stancato di lei.
In Iran, pochi mesi fa, un uomo ha decapitato la figlia di 7 anni, perché la sua
esistenza ledeva il suo onore di padre.
Di che colpa si era macchiata la bambina? Era stata violentata dallo zio, e
quindi costituiva una macchia per tutta la famiglia. Così, invece di sbattere in
galera lo zio, hanno decapitato lei.
Nello stesso paese, una ragazza di 24 anni è stata condannata ad essere accecata
in pubblico con un ferro rovente per “condotta immorale”.
In Pakistan una ragazza di 18 anni è stata condannata da un tribunale islamico
ad essere violentata in pubblico, per lavare l’onta del crimine commesso dal
fratello, che aveva osato frequentare una ragazza appartenente a una casta più
elevata.
In Afghanistan, prima che le tanto deprecate bombe americane abbattessero il
regime dei Talebani, alle bambine era vietato studiare, e le donne trovate in
possesso di libri venivano abbattute in pubblica piazza con un colpo di pistola
alla testa.
Qualcuno mi dirà che tutte le civiltà hanno le loro specificità, e che vanno
rispettate.
Qualche femminista malata di mente aveva infatti affermato, riguardo agli
episodi di cui sopra, che, comunque, “meglio lì che nella nostra società
mercificata”, e un geniale Gino Strada aveva detto che, in fondo “meglio il
burka che le minigonne delle nostre presentatrici scosciate”.
Per carità, siamo in un paese libero, e ognuno (almeno qui.. nei paesi di cui
sopra non lo so..) è libero di esprimere la sua opinione.
Ma qui non si tratta di rispettare l’Islam come religione.
Noi oggettivisti affermiamo che chiunque ha il diritto di professare la fede che
più gli piace, di credere nel Dio che vuole, e di astenersi da ciò che meglio
crede quando meglio crede.
Noi ci scagliamo contro l’Islam quando diventa una ideologia politica militante,
aggressiva e liberticida.
Consideriamo delirio gli stupri e gli omicidi delle persone ritenute “amorali”,
le punizioni corporali contro chi non approva questa “moralità”, contro chi
professa una religione diversa o, più volgarmente, contro chi beve, chi fuma, o
chi dice cose che non sono gradite alle gerarchie religiose islamiche.
Ci sentiamo di definire delirante la legge islamica, e criminale la sua
applicazione.
E consideriamo i signori che si sono macchiati dei crimini di cui sopra, non
uomini di fede, non dei religiosi, ma semplicemente dei selvaggi, dei pazzi e
dei criminali.