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Perché siamo convinti che la ricostruzione dell’Iraq spetti agli Irakeni
Ne siamo convinti, perché chi rompe paga e i cocci sono suoi. L’Iraq di Saddam Hussein sta rompendo da 25 anni. Ha attaccato l’Iran (e non aveva tutti i torti), ha invaso il Kuwait e ha bombardato le città israeliane. Ha distrutto città, gasato interi villaggi, razziato interi popoli, provocato disastri ecologici senza precedenti. Saddam e i suoi accoliti non sono gli unici responsabili. Il popolo irakeno, al di fuori delle minoranze sciita e curda, ha appoggiato e inneggiato a Saddam, senza mostrare alcun segno di pentimento. Non c’è stata, fra la maggioranza arabo-sunnita della popolazione irakena, alcuna insurrezione contro il tiranno, né alcun serio fenomeno di dissidenza e nemmeno una protesta civile che è una. Il livello di dissenso in Iraq è addirittura inferiore al livello di dissenso tipico di altre feroci dittature islamiche, prima fra tutte quella dell’Iran. Quindi riteniamo che la popolazione irakena sia co-responsabile dei danni inflitti ad altri popoli dal regime di Saddam e sia stata quanto meno passiva di fronte alla feroce repressione che il regime irakeno ha inflitto alle minoranze curda e sciita. Questo, non solo e non tanto per la brutalità repressiva di Saddam. Non solo e non tanto per ignoranza. Ma perché il popolo irakeno è stato indottrinato per decenni (e c’è da dire che si è adeguato benissimo) a tutte e tre le ideologie totalitarie: il nazismo, il comunismo e l’islamismo. Ora devono capire, pagando, che queste sono ideologie sbagliate, che approvarle costa caro. Per questo, se (come speriamo) questa guerra sarà persa da Saddam, i Curdi e gli Sciiti avranno diritto all’indipendenza e gli Irakeni avranno il dovere di pagare tutti i danni di guerra inflitti agli Iraniani, ai Kuwaitiani, ai Sauditi e agli Israeliani nelle guerre precedenti. La ricostruzione dell’Iraq post-bellico, poi, deve spettare unicamente agli Irakeni e non deve ricadere sulle tasche di noi Europei e dei cittadini Americani. Sono gli Irakeni che, tacitamente o esplicitamente, hanno voluto questa guerra, non noi. Noi siamo stati costretti a combattere questa guerra e già il solo combatterla ci costerà cara, sia in termini di aumento di tasse e di prezzo della benzina, sia in termini di maggior rischio terrorismo (per tutti, anche per chi abita pacificamente a Milano), sia in termini di vite umane. Perché pagare per qualcosa che non abbiamo rotto noi? Perché pagare per qualcosa che non abbiamo nemmeno lontanamente voluto?
Eppure già i nostri governi (Berlusconi in prima linea) promettono di ricostruire l’Iraq coi soldi nostri, incoraggiando Saddam e milioni di suoi seguaci ad aumentare il livello di distruzione del proprio Paese (tanto non lo pagheranno loro) e lanciando ai nazisti, ai comunisti e agli integralisti islamici irakeni il messaggio che la guerra, da loro stessi provocata, porterà loro solo case e infrastrutture migliori.
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