Alla mia penna Aspetto, freccia d'oro, sul campo bianco, dammi l'estro felice che mi sveli il labirinto del tarlo, la misteriosa tana del grillo, la camera dove il prestigiatore confessa i suoi trucchi.
Aspetto, freccia d'oro, ma il bersaglio è ancora un sogno, e tu, amica, venisti da lontano e ora corri ancora più lontano, ma rimani a me sempre più vicina.
Hai più di quarant'anni da ricordare ancora pochi per dimenticare: e piazze e stazioni e colpi e bombe e tristi sonagli e una Renault ferma e città tra tutte Bologna
e i suoi mille e mille rossi mattoni. E tu? C'è un brivido che circola ancora nelle tue vene.
La RAY BAN-USA che il rigattiere aveva a lungo mercanteggiato forse portava ad altri camminamenti a me ignoti dietro il vetro rotto.....
E' che ora filtra nuove luci virate in verde all'occhio mio miope sempre in bilico tra il dentro e tra il fuori. Occhiale, mio dorato svuota il dentro e riempi il fuori, svuota il fuori e riempi il dentro.
Bignè con crema pasticciera caldi cornetti all'amarena, millefoglie e torte di mele, nuvole di panna e lava di cioccolata, montagne di sfogliatelle, mille e mille cannoli siciliani, pioggia di struffoli e zeppole, babà e pastiere, zuppa inglese e tiramisù, questi sono i tuoi baci, li mandi quando tu vegli e io dormo,
li divoro quando tu dormi e io veglio. Il tempo fu maligno con me e con te la storia ci giocò un cinico giochetto, e lo spazio è follia perchè il nostro destino è al confine. Lì sulla veranda azzurrina, mangiamo ostinati bignè e caldi cornetti, millefoglie e torte di mele, panna e cioccolata, sfogliatelle e cannoli, struffoli e zeppole, babà e pastiere, zuppa inglese e tiramisù. Questi sono i nostri baci nelle tue dolci veglie, nel mio dolce sonno.
Vieni oh dolce messaggera di delizie, annega i miei occhi nel tuo ardente amplesso. Ora portami a cavallo della grande luna nel paese lontano degli amanti furiosi. Beata la mia faccia riposa
sui tuoi gonfi seni gemmati, mentre tra le tue cosce annega il mio rosso papavero. Tienimi, nel tuo umido grembo fino al prossimo risveglio e riempi la mia fronte di caldi baci. Ora riportami nella tua dorata gelosia è lì che voglio di nuovo morire e dormire.
Fu un odore d'incenso a portarti sotto le ossa dei sovrani d'Angiò. Fu poi una vaghezza
sibillina che ti invitò a sostare, mentre lenta si scioglieva la fila degli oranti, negli spazi dove risuonò la bomba; l'altro ieri, il 1943. Fu il suono grave di un canto che si abbarbicava al fiato dell'organo. Fu lì che ti sentisti nota stonata.
Davanti è il vecchio stadio, qui ronzarono mitragliatrici, qui Jepson scagliava palloni al cielo, qui c'erano i vecchi atleti che per retorica
si spalmarono addosso cucchiate di bronzo , qui spesi sudore e ormoni, cercando di sciogliere radici quadrate, qui è il sole di aprile e io il suo alunno che per lo scherzetto di una storia insensata scrive di lui con un pegno d'oro.
Ho negli occhi piccole luci tremolanti, le fiammelle che il sole regala al mare;
fossero quelle candele specchietti ingannatori che non ho mai notato o guardato come si fa con un bicchiere o un calzino......