Dimmi
perchè
le tue scarpe
si sono
ristrette
e nella tua bocca
atteggiata
soffocano
isteriche
grida?
E cos'è
questo
acuto
sentimento
di angor?
E' questo
il botteghino
dell'homo
ridens
dove
dovresti
consegnare
le tue volontà?
Ma dimmi,
perchè
navighi
a vista
tra trucchi
e specchietti?
Vedi,
la serpe
e il lupo
aspettano
fuori
dalla
caverna,
perchè
nessuno
li vede
e tutti
applaudono
Fregoli?
Ti ho
infilato
un diamante
nel ventre
che ora
rigiri
in danza
per scrutare
un responso.
E' il vento
caldo
tra i fichi d'India
o l'alito
arso
dello zoppo
Vulcano
che respiro
tra le tue bianche
sudate
colonne.
Piena
è la coppa
della luna,
quando
intrecciamo
corone
il carro
delle nostre
ore
d'amore.
Quando
crisalide
sbocciò,
fu
delusa
farfalla
grigiastra,
allora
avvolgevo
l'estate
tra maglie
in costruzione.
Lì
mi baloccava
il mercatino
degli affetti,
ora ombre
che sollevo
in sogno.
Quando
la farfalla
volò
dal balcone
infantile
della mia
intemperanza
già
non avevo
più ali.
Impazziva
il veliero
sulle bocche
del tempo,
fu la bussola
o il gorgo
a salvare
la ciurma.
Ma
nessuno
vide
l'astuzia
della banderuola
quando
superammo
le colonne.
Ferma
allo scoglio
era
la Sirena
e incantati
ascoltammo
il nuovo
canto.
Ci liquida
quest'aria
che sfibra
volontà
e cementa
stanchezze,
è il soggiorno
obbligato
al nostro
pigro
deliquio.
Già
più ombra
non è
la vecchia
magnolia
nè zefiro
corre
in nostro
soccorso.
Finiamo
per sfinimento
il nostro
quotidiano
cicalare,
ora aspettiamo
la sirena
dei pompieri
o la liquida
clemenza
di Giove.
Noi
guardiamo
i fanali
dei sicuri
accessi,
ma
non
gli erbosi
recessi
che
riescono
negli scoli,
nelle retromarce,
negli zig zag.
Qui
sullo schienale
delle incognite
spesso
le rondini
del lungo
viaggio
riposano
le ali.
Ci insegue
ancora
la beniamina,
bagna
l'imprevisto
sull'impiantito
del nostro
intrigo.
Quando
ai fasci
dei sogni
i nostri
occhi
sono
di nuovo
incatramati,
la pioggia
è solo
lo scioglilingua
dell'incantamento