Il sottotitolo è:
"Versi di Alessandro Manzoni a Giulia Beccaria".
In questo carme, composto di 242 endecasillabi sciolti, Manzoni racconta che il
conte Carlo Imbonati, convivente della madre e morto da poco, gli è apparso in
sogno esortandolo a non diventare mai il servo di nessuno e ad ispirarsi a un
ideale di nobiltà morale e letteraria. I versi 206-215 (Sentir, riprese, e
meditar: di poco / esser contento....il santo Vero mai non tradir: né
proferir mai verbo /che plauda al vizio, o la virtù derida) sono
generalmente indicati come la prima espressione della poetica manzoniana. Qui
il Vero non è ancora quello della Fede, è invece quello della Ragione di
matrice illuminista.