INFORMAZIONI SUL TESTAMENTO BIOLOGICO

Pochi sono a conoscenza che da una recente indagine emerge che in Italia, dopo 20 anni dalla pubblicazione delle linee guida Oms per il trattamento del dolore da cancro, ancora oggi il 40% dei 160 mila italiani che ogni anno muoiono per cancro finiscono la loro esistenza terrena fra atroci dolori non trattati e, spesso, desiderano di morire solo per questo.

Su "la Repubblica" del 17 ottobre 2006 Corrado Augias Scrive: " Ho letto interventi (contro il testamento biologico) in cui si afferma che staccare la spina può essere il comodo strumento per liberarsi di un nonno diventato di peso, altri ancora hanno addirittura citato la selezione eugenetica. Queste esasperazioni sono immorali. Non si dibatte un argomento come questo dilatandolo al massimo per confutarlo meglio. Con la stessa logica potremmo invocare la chiusura delle autostrade perché provocano migliaia di morti all’anno. Non di eutanasia si sta parlando ma di interventi richiesti lucidamente dall’interessato: fare per suo conto un gesto che le sue condizioni fisiche gli impediscono. E’ un reato sia chiaro. L’articolo 759 del codice penale punisce "chiunque cagiona la morte di un uomo, col consenso di lui" con la reclusione da 6 a 15 anni. Anche l’aiuto al suicidio (art. 580) viene punito: carcere da 5 a 12 anni. Eppure di questo dobbiamo parlare, per drammatico che sia: di un dolore diventato intollerabile per chi lo sta soffrendo, di un atto che non è azzardato definire, con Veronesi, "d’amore".

In una intervista rilasciata il 20.10.06 a Elena Dusi di Repubblica il prof. Davide Mazzon, primario di rianimazione all’ospedale di Belluno e coordinatore del comitato di bioetica del SIAARTI (Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva), così risponde a questa domanda: Cosa chiederebbe alla prossima legge sul testamento biologico ?

"Ci aiuterebbe molto, nel prendere le decisioni difficili, che il paziente dichiari in anticipo il grado di invasività dei trattamenti medici che è disposto a subire. Sarebbe utile che ogni individuo nomini una persona che lo rappresenti in caso di perdita di coscienza o malattia grave. Questo referente potrà aiutare i medici a stabilire cosa fare secondo il miglior interesse del paziente. Esiste infatti un momento in cui il trattamento più appropriato dal punto di vista clinico non rappresenta più la scelta giusta dal punto di vista etico. In questo caso, occorrerebbe che la NUOVA LEGGE definisca meglio le responsabilità del medico e tuteli le sue scelte.

Circolo culturale Bertrand Russell

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