Giovanni Verga - Opera Omnia >> Novelle sparse |
ilverga testo integrale brano completo citazione delle fonti commedie opere storiche opere letterarie in prosa e in versi LA CACCIA AL LUPO Fuori l'ira di Dio - lui con quella faccia, e a quell'ora insolita: - sua moglie, poveretta, cominciò a tremare come una foglia, ed ebbe appena il fiato di biascicare: - Che fu?... che avvenne?... Ma Lollo non rispose nemmeno - crepa. - Uomo di poche chiacchiere, specie quando aveva le lune a rovescio. Masticò sa lui che parole tra i denti, e seguitò a guardare intorno cogli occhietti torbidi. Il lume era sulla tavola, il letto bell'e rifatto, tanto di stanga all'uscio di cucina dove polli e galline, spaventati anch'essi pel temporale, certo, facevano un gran schiamazzo, tanto che la donna diveniva sempre più smorta, e non osava guardare in faccia il marito. - Va bene - disse lui. - In un momento mi sbrigo. Appese a un chiodo lo scapolare, posò sulla tavola l'agnella che ci aveva sotto, così legata per le quattro zampe, e sedé a gambe larghe, curvo, colle mani ciondoloni fra le cosce, senza dir altro. La moglie intanto gli metteva dinanzi pane, vino, e la pipa carica anche, che non sapeva più quel che si facesse, in quel turbamento. - A che pensi? Dov'hai la testa? - brontolò Lollo. Una cosa alla volta, bestia! Masticava adagio, facendo i bocconi grossi, colle spalle al muro e il naso sulla grazia di dio. Di tanto in tanto volgeva il capo, e dava un'occhiata all'agnella, che cercava di liberarsi belando e picchiava della testa sulla tavola. - Chetati, chetati! - borbottò Lollo infine. - Chetati, che ancora c'è tempo. - Ma che volete fare? Parlate almeno! Egli la guardò quasi non avesse udito, con quegli occhietti spenti che non dicevano nulla, accendendo la pipa tranquillamente, tanto che la povera donna smarrivasi sempre più, e a un tratto si buttò ginocchioni per slacciargli le cioce fradice. - No, - disse lui, respingendola col piede. - No, torno ad uscire. - Con questo tempo? - sospirò lei, tirando un gran respiro. - Non importa il tempo... Anzi!... anzi!... Quando parlava così con la faccia squallida, e gli occhi falsi che vi fuggivano, quell'omettino magro e rattrappito faceva proprio paura - in quella solitudine - con quel tempaccio che non si sarebbe udito « Cristo, aiutami! » La moglie sparecchiava in silenzio. Lui fumava e sputacchiava di qua e di là. A un tratto la gallina nera sì mise a chiocciare, malaugurosa. - S'è visto oggi Michelangelo? - domandò Lollo. - No... no... - balbettò sua moglie, che fu a un pelo di lasciarsi cader di mano la grazia di dio. - Gli ho detto di scavare la fossa... Una bella fossa grande... L'avrà già fatto. - Oh, Gesummaria! Perché?... perché?... - C'è un lupo... qui vicino... voglio pigliarlo. Ella, istintivamente, volse una rapida occhiata all'uscio della cucina e fissò gli occhi smarriti in volto al marito, che non la guardava neppure, chino sulla sua pipa, assaporandola, quasi assaporasse già il piacere di cogliere la mala bestia. Ella, facendosi sempre più pallida, colle labbra tremanti, mormorava: - Gesù!... Gesù!... - Non aver paura. Voglio pigliarlo in trappola... senza rischiarvi la pelle... Ah, no! Ah, no! sarebbe bella!... con chi viene a rubarvi il fatto vostro... rischiarci la pelle anche! Ho già avvisato Zango e Buonocore. Ci hanno il loro interesse pure. Fosse il vinetto che gli scioglieva la lingua, o provasse gusto a rimasticare pian piano la bile che doveva averci dentro, non la finiva più, grattandosi il mento rugoso, appisolandosi quasi sulla pipa, ciarlando come una vecchia gazza: - Vuoi sapere come si fa?... Ecco: Gli si prepara il suo bravo trabocchetto... un bel letto sprimacciato di frasche e foglie... l'agnella legata lì sopra, che lo tira la carne fresca, il mariolo!... e se ne viene come a nozze al sentire il belato e la carne fresca... Col muso al vento, se ne viene, e gli occhi lucenti di voglia... Ma appena cade nella trappola poi, diventa un minchione, che chi gliene può fare, gliene fa: sassi, legnate, acqua bollente! L'agnella, come se capisse il discorso, ricominciò a belare, con una voce tremola che sembrava il pianto di un bambino e toccava il cuore. Sobbalzava di nuovo a scosse, rizzando il capo, e tornava a batterlo sulla tavola come un martello. - Basta! basta, per carità! - esclamò la donna, giungendo le mani, quasi fuori di sé. - No, l'agnella non la tocca neppure, appena si trova in trappola con essa... Le gira intorno, nella buca, gira e rigira, tutta la notte, per cercar di fuggirla anche... la tentazione... Come capisse ch'è finita e bisogna domandar perdono a Dio e agli uomini... Bisogna vederlo, appena spunta il giorno, con quella faccia rivolta in su, che aspetta i cani e i cacciatori, con gli occhi che ardono come due tizzoni... Si alzò finalmente, adagio adagio, e si mise a girondolare per la stanza, come un fantasma, strascinando le cioce fradice, frugacchiando qua e là, col lume in mano. - Ma che cercate? Che volete? - chiese la povera moglie, annaspandogli dietro affannata. Egli rispose con una specie di grugnito e cacciò il lume sotto il letto. - Ecco, ecco, l'ho trovato. Il turbine in quel momento parve portarsi via la casa. Uno scompiglio che si udiva in cucina: la donna che strillava, attaccata all'uscio: una ventata soffiò sul lume d'un tratto, e buona notte. - Santa Barbara! Santa Barbara!... Aspettate... Cerco gli zolfanelli... Dove siete? Dove andate? Rispondete almeno! - Zitta - disse Lollo ch'era corso a stangare la porta di fuori. - Zitta. Non ti muovere, tu. - E si diede a battere l'acciarino sull'esca, verde come lo zolfanello che aveva acceso, tanto che alla povera moglie tremava il lume in mano. Egli tornò a girondolare cheto cheto. Prese un bastoncello di rovere; lo intaccò da un capo e vi legò una funicella di pelo di capra. La moglie, che l'erano tornati gli spiriti vitali al veder dileguarsi il temporale, e mostrava di stare attenta anzi a quel lavoro, coi gomiti sulla tavola, e il mento fra le mani, volle sapere: - Che è questo? - Questo?... Che è questo? - mugolò lui, soffiando e fischiettando. - Questo è il biscotto per chiudere la bocca al lupo... Ce ne vorrebbe un altro per te, ce ne vorrebbe! Ah, ah... Ridi adesso?... T'è tornato il rossetto in viso?... Voi altre donne avete sette spiriti come i gatti... Essa lo guardava fisso fisso, per indovinare quel che covasse sotto quel ghigno; gli si strusciava addosso, proprio come una gatta, col seno palpitante, e il sorriso pallido in bocca. - Sta' ferma, sta' ferma, che fai versare l'olio... l'olio porta disgrazia... - Sì, che porta disgrazia! - proruppe lei. - Ma che avete infine? parlate! - To'! To'! Ecco che vai in collera ora!... Le sai tutte, le sai!... Vuoi sapere anche come si fa a pigliarlo? Ecco qua: gli si cala questo gingillo nella buca; il lupo, sciocco, l'addenta; allora, lesto, gli si passa la funicella all'altro capo del bastone, e si lega dietro la testa. L'affare è fatto. Dopo il lupo potete prenderlo e tirarlo su perché non fa più male!... E ne fate quel che volete... Ma bisogna aspettare a giorno chiaro... Ora vo a preparare la trappola... - V'aspetto dunque? Tornate? Lollo andò a staccare lo scapolare grugnando: - Uhm!... uhm!... - E tornò a prendere l'agnella. - Vedremo... Il gusto è a vederlo in trappola... che ne fate poi quel che volete... senza dar conto a nessuno... Anzi vi dànno il premio al municipio!... Tu sta' cheta, sta' cheta - ripeté mettendosi l'agnella sotto il braccio. - Sta' cheta che il lupo non ti tocca. Ha da pensare ai casi suoi, piuttosto. Uscì così dicendo, senza dar retta alla moglie, e chiuse l'uscio di fuori. - Che mi chiudete a chiave? - strillò la donna picchiando dietro l'uscio. - Eh? che fate? Lollo non rispose e si allontanò tra l'acqua e il vento. - Oh Vergine santissima! - esclamò la poveretta aggirandosi per la stanza colle mani nei capelli. S'aprì invece l'uscio della cucina e comparve Michelangelo, pallido come un morto, e che non si reggeva in piedi. - Presi!... Siamo presi! - balbettò lei con un filo di voce. - Ci ha chiusi a catenaccio! L'altro, senza rispondere, correva di qua e di là in punta di piedi, proprio come un lupo colto in trappola, pallido, stralunato, tentando la porta e l'inferriata della finestra. Poi sollevò la tavola come un fuscello, e la mise sul letto, e sopra la tavola uno sgabello, e vi s'arrampicò come un gatto cercando di arrivare al tetto, colle braccia disperate. Infine si arrese, trafelato, guardando bieco la complice, e le disse una parolaccia. - Ah! - scattò allora su lei, colle mani ai fianchi. - È questa la ricompensa? - Zitta! - esclamò lui spaventato, chiudendole la bocca colla mano. - Zitta!... Non vedi che abbiamo la morte sul collo? - Doveva cogliermi un accidente, quando mi siete venuto fra i piedi! - seguitò a sbraitare la donna. - Doveva cogliermi una febbre maligna! - Ssss!... - fece lui colle mani e la voce stizzosa. - Ssss!... Si udiva soltanto il vento, e l'acqua che scrosciava sul tetto. Lei si teneva il capo fra le mani, e lui stava a guardarla inebetito. - Ma che disse? Che fece? - biascicò infine lui. - Alle volte... ci è parso perché siamo in sospetto... - No!... - rispose la moglie di Lollo. - È certo! È certo che sapeva!... - E allora?... Allora?... - balbettò Michelangelo, tornando ad alzarsi come fuori di sé. Il lume, a cui mancava l'olio, cominciava a spegnersi. Egli furioso scuoteva di nuovo porta e finestra, rompendosi le unghie per scalzar l'intonaco mugolando come una bestia presa al laccio. - Ave Maria, aiutatemi voi! - supplicava invece la donna. Il lume si spense finalmente. Egli si volse allora brancolando verso la donna, con voce sorda: - Ma che farà adesso vostro marito?... Tornerà qui?... E senza aspettare la risposta, udendo le preghiere che biascicava la poveretta: - Prima dovevi dire le avemarie... Prima!... E cominciò a sfogarsi dicendole ogni sorta d'improperi. EDIZIONE DI RIFERIMENTO: "Giovanni Verga - Tutte le novelle", a cura di Carla Riccardi, I Meridiani, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1982 |
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