Parafrasi - Opera Omnia >>  Francesco Petrarca : « Canzoniere » Testo originale    




 

ilpetrarca testo integrale brano completo parafrasi completa di tutti i sonetti e le canzoni di petrarca prosa commento, compiti, francecso, petarca



I
 

[ 1 : Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono ]

Voi che ascoltate in queste poesie il suono di quei sospiri con i quali io nutrivo il mio cuore al tempo del mio errore giovanile, quand'ero in parte un uomo diverso da quello che sono adesso, spero di trovare la compassione e il perdono tra coloro che capiscono l'amore perché lo hanno provato, perdono dello stile diseguale nel quale io rifletto piangendo fra la vana speranza e il vano dolore. Ma io vedo bene adesso, come per molto tempo io fui canzonato da tutti, motivo per cui io spesso mi vergogno di me stesso; del mio innamoramento folle i frutti sono la vergogna, il pentimento e il riconoscere con chiarezza che tutto ciò che rende felice la vita in questo mondo è un breve sogno.

 

II
 

[ 2 : Per fare una leggiadra sua vendetta ]

Come colui che aspetta il momento e l'occasione giusta per nuocere, amore di nascosto riprese in mano l'arco, per vendicarsi amabilmente e punire in un sol colpo le mille offese a lui fatte. Io ero concentrato con tutta la mia forza di volontà a proteggere [dal suo assalto] il cuore, e con esso gli occhi, quando il colpo mortale riuscì a cogliere il bersaglio, conficcandosi dove fin'ora ogni freccia aveva fallito. Perciò [la mia volontà], turbata al primo attacco, non ebbe la forza né il tempo necessario a prendere le armi per difendersi; oppure ritirarsi sulla rocca della saggezza, tanto alta quanto faticosa da raggiungere, ma protetta dallo strazio contro il quale oggi vorrei e non posso difendermi.

 

III
 

[ 3 : Era il giorno ch'al sol si scoloraro ]

Era il venerdì santo quando fui conquistato dai vostri occhi e mi legai a te. Non mi pareva il momento di difendermi dai colpi dell'amore, e per questo me ne andavo sicuro. L'amore mi trovò disarmato e trovò aperta la via che, tramite gli occhi, va al cuore: questo fu l'inizio delle mie sofferenze, diventate la fonte delle mie lacrime. Però, secondo me, non gli fu onorevole colpire me con una freccia mentre ero disarmato, e a voi Laura che eravate "armata" non vi fu onorevole non mostrare l'arco.

 

IV
 

[ 4 : Que' ch'infinita providenzia ed arte ]

[Dio], colui che mostrò una provvidenza e un'arte infinita con la sua meravigliosa opera di creazione del mondo, che creò l'uno e l'altro emisfero e diede a Giove la capacità di avere influssi più benevoli di Marte, si fece uomo con Cristo, per rischiarare le letture sacre [a svelare il senso delle scritture sacre]; che avevano per molti anni tenuto nascosto il loro vero significato, e distolse [gli umili] Giovanni e Piero dal loro mestiere di pescatori, facendoli partecipi del regno dei cieli; non diede a Roma l'onore di nascere in quella terra, ma in Giudea piuttosto, per far sì che fosse realizzata la sua volontà di rendere quella degli umili la condizione umana a lui prediletta! Così ora da una piccola terra [Caumont, dove nacque Laura] ha fatto nascere un sole tale, che gli uomini ringraziano la natura e il luogo che hanno prodotto una donna così bella.

 

V
 

[ 5 : Quando io movo i sospiri a chiamar voi ]

Quando io sospirando comincio a chiamarvi, e con voi il nome che Amore ha impresso sul mio cuore, tra le lodi si comincia a sentire da fuori il suono delle dolci lettere [che lo compongono]. Il vostro stato regale, che si ritrova poi [nella seconda sillaba di LAU-RE-TA], raddoppia il valore dell'intento di lodarvi; ma, è come se gridasse "taci" l'ultima sillaba del nome: perché rendervi onore è un impegno troppo grande per le mie forze. Così il vostro stesso nome insegna a lodare e a riverire per il semplice fatto di pronunciarlo quando si parla, o persona degna di ogni riverenza e onore: perché Apollo vieta, che a parlare dei suo rami sempre verdi (il lauro, l'alloro sacro ad Apollo), sia la lingua di un essere mortale presuntuoso.

 

VI
 

[ 6 : Sí traviato è 'l folle mi' desio ]

Il mio folle desiderio è così traviato a forza di seguire lei che fugge, e che libera e senza il peso d'ogni vincolo d'amore sembra quasi volare in confronto al mio agire lento [e incerto], che quando provo ad indirizzare l'amore [che provo] verso una strada più sicura, non mi ascolta: a niente serve forzare lo stato delle cose, o mettergli le briglie, perchè tanto più l'amore, per sua natura, comincia a sfuggire al controllo della mia volontà; e poi quando a forza [come un cavallo rabbioso] si strappa il freno, io vengo trascinato senza alcun controllo dove vuole lui, conducendomi senza possibilità di fermarlo verso la morte: ma giunge infine al lauro [metafora sia di Laura che della gloria attraverso la poesia] da cui pendono frutti acerbi [la gloria del lauro è solo una gloria terrena], quel lauro che, quando lo si riesca a gustare, acuisce più che alleviare le ferite.

 

VII
 

[ 7 : La gola e 'l sonno e l'oziose piume ]

La golosità, la pigrizia e le comodità dell'ozio hanno messo al bando ogni virtù che c'è nel mondo, per cui la nostra natura, vinta dalla moda comune, ha quasi smarrito la sua retta via ed è ormai così spenta ogni bontà, che dà forma alla vita, che colui che si dedica alla poesia [far nascere un fiume dal monte Elicona, monte della Beozia sacro ad Apollo e alle Muse] è additato come una persona strana. Chi desidera ancora l'alloro? chi il mirto? [ovvero la gloria poetica] La filosofia va in giro povera e nuda, [ovvero la filosofia non aiuta ad arricchirsi], dice il popolo vilmente intento solo a guadagnare. Avrai pochi compagni se segui l'altra via [quella della virtù e del sapere]: quindi ti prego ancor di più, o uomo gentile, di non abbandonare la tua generosa impresa [l'opera storica "De viris illustribus"].

 

VIII
 

[ 8 : A pie' de' colli ove la bella vesta ]

[A parlare sono alcune bestie prese nei dintorni dei terreni di Laura e regalate dal poeta ad un amico:] Noi passavamo libere e in pace per questa vita caduca che ogni animale desidera, senza timore d'insidie nè di sciagure, alle pendici dei colli, dove nacque [prese la bella veste delle membra terrene] colei che spesso dal sonno fa destare in lacrime quello che ci manda a te in dono [il Poeta]. Abbiamo un solo conforto, ora che [prossimi ad essere macellati] siamo qui in questo misero stato, provenendo da quell'altra vita libera e serena, ora che la nostra morte è vicina: e questo conforto è la vendetta verso colui che è cagione della nostra calamità [portandoci qui]: il quale è costretto a rimanere schiavo della volontà altrui [Laura], riddoto allo stremo, condannato ad una prigionia più dura che la nostra.

 

IX
 

[ 9 : Quando 'l pianeta che distingue l'ore ]

Quando il pianeta che serve alla divisione e alla misura del tempo [il Sole] ritorna nella costellazione del Toro [passata la metà di aprile], è come se discendesse dalle corna del detto Toro, infiammato dal Sole, una virtù [calore e luce] che veste la Terra di un colore nuovo [la natura che torna a fiorire quando arriva la primavera]; e non solo adorna quello che ci appare in superficie, le rive e i colli, ma anche dove non penetra la luce del giorno è come se fecondasse [con la sua energia] gli umori della Terra, manifestando su di essi i suoi effetti; così lei [Laura], che mi appare tra le donne splendente come un Sole, genera pensieri d'amore dentro di me, come se si irradiassero dai suoi occhi come raggi; ma comunque ella muova e indirizzi i suoi occhi, mai accade che vengano indirizzati in modo tale che sia primavera per me [Petrarca].

 

X
 

[ 10 : Gloriosa columna in cui s'appoggia ]

[Famiglia] Colonna carica di gloria, a cui si appoggia la nostra speranza e la fama del grande passato romano [e'l gran nome latino], che ancora non ha deviato dal vero cammino [del bene operare] neanche a causa dell'ira di Giove, metafora di chi oggi regge le sorti dell'Italia traviata dalle difficoltà [ventosa pioggia], qui non ci sono palazzi, teatri o loggie ma al loro posto alberi sempre verdi, un abete, un faggio e un pino tra l'erba verde e il bel monte vicino da cui si sale e si scende recitando poesie [ispirate dalla piacevolezza dei luoghi], elevando al cielo il nostro sapere; e l'usignolo, che dolcemenre all'ombra tutte le notti piange e si lamenta [allusione al mito di Procne e Filomena], riempie il cuore di pensieri di amore: ma, signor mio [Colonna] rendi vana e incompiuta tanta bellezza perché non sei in nostra compagnia.
 

XI
 

[ 11 : Lassare il velo o per sole o per ombra ]

Voi che deponete il velo, sia che ci sia sole o ombra, donna non mi è concesso vedere, da quando conosceste il grande desiderio che non lascia posto ad ogni altra voglia nel mio cuore. Quando tenevo nascosti i miei pensieri di amore verso di voi, che per via del troppo desiderio hanno ucciso la mia mente, cioè annullato le mie facoltà mentali, vedevo il vostro volto pieno di pietà; ma dopo che vi accorgeste dell'amore che divampava in me, i biondi capelli che spuntavano dal velo che li proteggeva e lo sguardo pieno di amore, quello che più desideravo di voi, mi è stato tolto: così non mi da pace quel velo che, per mia pena mortale, cela sia al caldo e sia al gelo, cioè a tutte l'ore, la dolce luce dei vostri occhi belli.
 

XII
 

[ 12 : Se la mia vita da l'aspro tormento ]

Nella speranza che la mia vita riesca a trovare riparo da questo grande tormento, tanto da riuscire a vedere, in virtù dell'età avanzata, o donna, spenta la luce dei vostri occhi belli, e i capelli color d'oro diradarsi e farsi bianchi, e abbandonare le ghirlande e i segni della gioventù, e scolorire il viso che mi ha reso timoroso e incerto a lamentarmi dei miei dolori; almeno Amore mi darà tanto coraggio di rilevarvi quanti sono stati gli anni dei miei dolori, i giorni e le ore; e se tempo ormai non c'è più per veder realizzati i miei desideri, almeno non succeda che al mio dolore non arrivi in soccorso alcun sospiro compassionevole, per quanto ritardatario.

 

XIII
 

[ 13 : Quando fra l'altre donne ad ora ad ora ]

Quando in mezzo ad altre donne a poco a poco Amore si irradia dal viso di lei [Laura], quanto più ciascuna è meno bella di lei, tanto più cresce il desiderio che mi rende innamorato. Io perciò benedico l'occasione [il loco e 'l tempo e l'ora] in cui i miei occhi guardarono [la sua bellezza che si pone così] in alto e dico: l'anima [mia] deve assai riconoscente per l'onore di cui fu creduta essere degna in quel momento [l'onore di guardare Laura]; è lei la causa dei tuoi pensieri d'amore, che ti elevano al sommo bene [la salvezza dell'anima] e ti allontanano dalle cose [terrene] che gli altri uomini apprezzano; da lei ti giunge quella leggerezza piena d'amore che ti conduce al Cielo nel modo corretto per salirvi [il destro sentero, quello che porta verso il Paradiso, mentre il sinistro è quello che scende agli Inferi], tanto che io già mi muovo pieno e orgoglioso dalla speranza di arrivarvi.

 

XIV
 

[ 14 : Quando fra l'altre donne ad ora ad ora ]

Miseri occhi miei, mentre osservo con attenzione il bel viso di quella [Laura] che vi ha spenti, vi prego di sfruttare bene questo breve tempo [prima della separazione],
perché Amore vi sfida [e reggere il dolore della lontananza], e per questo io sospiro. Ai miei pensieri non può essere impedito di pensare a Laura, se non dalla morte; ma [per togliere Laura] ai miei occhi bastano ostacoli più frequenti e di minor valore. Per questo, [occhi miei] infelici, ancor prima che sia venuto il tempo dell'addio, che è sempre più vicino, ora che siamo alla fine [del soggiorno], godetevi un breve ristoro che vi aiuti a poter poi sostenere un così lungo dolore.

 

XV
 

[ 15 : Io mi rivolgo indietro a ciascun passo ]

Ad ogni passo rivolgo indietro lo sguardo, trascinando il mio corpo con gran fatica e dolore, e solo grazie all'immagine sfocata di voi nei miei ricordi [aere] trovo un po' di conforto, che mi da la forza per trascinarmi ancora per un po', dicendo: Ah, povero me! Poi, ripensando alla dolce condizione che sto abbandonando [quando non ero innamorato e non provavo pene d'amore], al lungo cammino che mi aspetta e alla mia vita breve, mi fermo senza la forza di pensare e di concentrarmi, e abbasso gli occhi piangendo e guardando a terra. Ma a volte un dubbio si impadronisce di me mentre piango tristemente: come sono capaci le mie membra, il mio corpo, di vivere lontano dallo spirito [l'amore di Laura] che le anima? Ma Amore prontamente mi risponde: Non ti ricordi che questo è un privilegio degli amanti, cioè quello di poter vivere dell'amore verso qualcuno anche se quell'amore non è corrisposto?

 

XVI
 

[ 16 : Movesi il vecchierel canuto e bianco ]

Si avvia il vecchio con i capelli bianchi e pallido dal luogo pieno di cari ricordi, dove aveva trascorso sino a quel punto la sua esistenza e si allontana dalla famiglia sorpresa, che vede il caro padre in procinto di partire; poi, trascinando le sue vecchie membra, durante le sue ultime giornate terrene si aiuta con tutta la sua tenacia e volontà, sebbene indebolito dagli anni; e giunge a Roma seguendo il comune desiderio di contemplare l'immagine di Cristo che spera di rivedere in cielo: ahime, talora anch'io cerco, oh donna, per quanto mi è possibile nel volto di altre donne almeno un'ombra della vostra vera sembianza.

 

XVII
 

[ 17 : Piovonmi amare lagrime dal viso ]

Dal viso mi scendono lacrime amare accompagnate da forti sospiri di angoscia, quando accade che volgo verso di voi i miei occhi, voi che siete l'unica ragione per cui sono in conflitto con il mondo; è pur vero che la vista del vostro dolce viso placa per un poco le mie emozioni così forti, e placa le mie pene così simili ad un martirio, fintanto che sono occupato ad osservarvi; ma il cuore e il sangue rimangono come congelati quando, nel separarci l'uno dall'altro, io vedo gli occhi vostri [le mie stelle], che sono per me fatali [hanno influssi astrologici simili a quelli delle stelle del cielo], ritirare lo sguardo prima diretto verso di me, sguardo per me così piacevole: e infine il sentimento d'amore mi porta a sentire l'anima uscire dal mio corpo per seguirvi, come se fosse estirpata dal cuore dal peso di tutti i pensieri per cui [l'anima] era rimasta assorta.

 

XVIII
 

[ 18 : Quand'io son tutto volto in quella parte ]

Quando io sono tutto rivolto [col corpo e con il pensiero] nella direzione in cui risplende il bel viso di [Madonna] Laura, e permane nella memoria l'immagine del volto rilucente di lei, che è come se mi bruciasse dentro da parte a parte devastandomi, mi vien timore che il cuore mi si spezzi, e sento vicina la fine della [luce della] mia vita, e allora comincio ad andarmene in giro come un orbo, vagando accecato, come qualcuno che pur non sapendo dove andare comunque parte.


Cosí fuggo davanti ai colpi della morte, ma non così veloce che il desiderio [di morte] non venga con me, come è solito venire; me ne vado silenzioso, perché le parole disperate farebbero piangere la gente, ed io desidero piangere da solo.

 

XIX
 

[ 19 : Son animali al mondo de sí altera ]

Si trovano nel mondo alcuni animali con uno sguardo così forte, da non temere neanche la visione diretta del disco solare; altri animali, che sono invece infastiditi da troppa luce, escono fuori all'aria aperta sono quando viene sera; e altri animali [come la farfalla], spinti da un istinto dagli effetti deleteri, tendono a dirigersi verso il fuoco attratti dal suo splendore, sperimentando del fuoco non la luce ma il troppo calore, venendone arsi: misero me, appartengo alla schiera di quest'ultimi animali! Perché io non ho la vista tanto forte da reggere alla luce che mi sembra emanata da Laura: nè so trovare riparo da detta luce, rintanandomi in luoghi oscuri e venendo fuori nelle ore tarde della notte [ovvero tenersi al riparo del pensiero di Laura pensando ad altro]. E pur essendo causa dei miei pianti e della mia debolezza, il mio destino mi porta a continuare a vederla: e so che [come le farfalle col fuoco ] la mia natura renderà inevitabile che io resti bruciato.

 

XX
 

[ 20 : Vergognando talor ch'ancor si taccia ]

Vergognandomi talvolta che io non abbia ancora cantato della vostra bellezza, richiamo alla memoria quel tempo in cui per la prima volta vi vidi, tale che non potrà mai essere che alcun altra donna mi possa piacere; ma trovo che il cantare della vostra bellezza è un peso non proporzionato alle mie forze, e [scrivere versi su di voi] è un'impresa che non mi vede in grado di trovare parole così belle da descrivere adeguatamente la vostra bellezza; però il mio ingegno conscio delle proprie forze, nel provare a celebrare la vostra bellezza rimane come gelato dalla paura. Più volte già aprii la bocca cercando di dire qualcosa, ma la voce rimase come strozzata nel petto; il suono di quale parola potrebbe essere degna di descrivere un argomento così nobile? Piú volte incominciai a scriver versi, ma la penna, la mano e la mente si ritrovarono sconfitti non appena assaliti [dalla paura].

 

XXI
 

[ 21 : Mille fiate, o dolce mia guerrera ]

In mille occasioni, o mia dolce nemica, per non soffrire più alla vista dei vostri occhi belli, vi ho offerto il mio amore, ma a voi non piace guardare qualcuno non abbastanza degno della vostra personalità così superba; e se forse un'altra donna spera che rivolga a lei i miei sentimenti, nutre una speranza debole e destinata ad essere delusa: [il cuore] mio non può essere mai più come era prima, perchè io sono contrario a far qualcosa che possa dispiacere a voi. Dunque, se io fuggissi dai sentimenti che provo, senza che voi possiate confortarmi per infelicità che ne consegue, poi non sarei in grado nè di stare da solo nè volgere l'attenzione ad altre donne [ov'altri il chiama], e potrebbe venire meno per sempre la mia capacità di essere felice [smarrire il suo natural corso, ovvero morire]: che grave danno sarà per entrambi, e il danno vostro sarà tanto più grave del mio, in quanto egli ama più voi che me.

 

XXII
 

[ 22 : A qualunque animale alberga in terra ]

Qualunque essere animato che vive sulla terra, ad eccezione degli animali notturni, è destinato a faticare per l'intera giornata del giorno; ma non appena le stelle compaiono in cielo [e si fa notte], alcuni tornano alla tana, altri si rifugiano tra la vegetazione, per riposarsi almeno fino all'alba del giorno successivo.

Io, invece, non appena l'alba, con la sua bellezza, comincia a diffondere la luce [discacciar l'ombra] nelle zone d'intorno, svegliando gli animali in ogni bosco, non smetto mai di sospirare finche dura il giorno; poi quando ritornano le stelle a brillare nel cielo, comincio a piangere, desiderando che torni il giorno.

Quando di sera svanisce la luce del giorno, e il fatto di essere noi entrati nel buio della notte significa che all'altro capo del mondo è l'alba, osservo pensoso le stelle che a me appaiono così crudeli, che hanno voluto che io fossi fatto di materia che sente [ovvero sono una creatura vivente in grado di provare dolore e angoscia]; e maledico il giorno che io nacqui, e la vita che conduco che mi fa nell'aspetto un uomo selvatico.

Non credo che sia mai cresciuta tra i boschi una bestia così crudele, sia diurna che notturna, come lei [Laura] per la quale piango notte e giorno; e non mi dà pace né il cadere addormentato né l'alba di un giorno nuovo: tanto che nonostante io sia un misero mortale come tutti, il mio desiderio amoroso è fermo e durevole come le stelle [e influito da esse].

Prima che [morendo] io torni a voi, stelle che siete lucenti, o che cada giú nella selva infernale riservata agli amanti infelici [raccontata da Virgilio nell'Eneide], separandomi dal corpo che diventerà polvere [trita terra], potessi io vedere in lei [Laura] un cenno di pietà, che in un solo giorno mi possa ricompensare delle pene di molti anni, [un gesto che] per tutta la notte, dal tramonto all'alba, possa rendermi felice.

Se solo per una notte io fossi con lei dopo che è tramontato il sole e non ci vedessero altri che le stelle, [vorrei] non arrivasse mai l'alba; e [se solo] non si traformasse [Laura] in una verde pianta [come il lauro] per sottrarsi al mio abbraccio [con riferimento al mito di Apollo e Dafne], come il giorno che lei [Laura, identificata completamente con Dafne] fu seguita sulla terra da Apollo.

Ma io sarà sottoterra dentro [il secco legno del]la bara, e [sarà più facile che] di giorno si vedano le stelle, prima che arrivi un giorno tanto fortunato [in cui Laura ricambi i sentimenti].

 

XXX
 

[ 30 : Giovene donna sotto un verde lauro ]

Io vidi una giovane donna sotto un verde lauro, più candida e più fredda della neve, non riscaldata dai raggi del sole per moltissimi anni; le sue parole, il suo bel viso e i suoi capelli mi piacquero a tal punto che io li ho davanti agli occhi e sempre li avrò, ovunque io sia, sulle montagne o sulla riva del mare.

I miei pensieri giungeranno al loro approdo solo quando il lauro non avrà più una foglia verde: quando il mio cuore avrà pace, quando i miei occhi saranno asciutti, allora vedremo ghiacciare il fuoco e ardere la neve. Non ho tanti capelli nella mia chioma, quanti sono gli anni che vorrei trascorrere nell'attesa di quel giorno.

Ma poiché il tempo vola e gli anni fuggono, sicché in un attimo si giunge alla morte, da giovane o da vecchio, io continuerò a seguire la dolce ombra di quel lauro, attraverso il sole più infuocato, e attraverso le distese di neve, finché l'ultimo giorno della mia vita chiuderò questi miei occhi.

Al nostro tempo e nelle età più antiche non si videro mai occhi belli come i suoi, che mi fanno sciogliere come la neve al sole: da essi scaturisce quel fiume di lacrime che Amore conduce ai piedi del lauro insensibile che ha i rami di diamante e le chiome d'oro.

Io temo che cambierò il mio volto e i miei capelli, prima che il mio idolo, scolpito in vivo lauro, mi mostri i suoi occhi colmi di vera pietà: giacché, se non sbaglio il conto, oggi, sono già sette anni, da quando io vado sospirando di contrada in contrada, giorno e notte, con il caldo come con la neve.

Ardendo nell'intimo di puro fuoco, fuori simile a candida neve, solo con questi pensieri, anche quando avrò mutato le mie chiome io continuerò ad aggirarmi in lacrime, forse per suscitare la pietà negli occhi di chi nascerà fra mille anni; se pure potrà durare un lauro coltivato con ogni precauzione.

I capelli biondi che fanno corona a quegli occhi che mi conducono a una morte tanto rapida vincono l'oro e i topazi esposti al sole sopra la neve.

 

XXXII
 

[ 32 : Quanto piú m'avicino al giorno estremo ]

Quanto più mi avvicino al giorno della morte che è solito rendere breve la misera esistenza umana, tanto più vedo scorrere il tempo veloce ed impalpabile, e scorgo falsa e vana la mia speranza. Io dico ai miei pensieri: "Non a lungo proseguirà il nostro ragionamento d'amore, poiché il corpo, peso oneroso va estinguendosi come fresca neve; cosicché ci toccherà alla fine la pace eterna; con il corpo verrà meno la speranza che tanto a lungo mi fece vaneggiare, verrà meno il riso, il pianto e l'ira (ogni emozione); così vedrò chiaramente come spesso l'uomo si affatichi vanamente dietro cose incerte e quanto spesso si desiderino beni vani.

 

XXXV
 

[ 35 : Solo e pensoso i piú deserti campi ]

Solitario e pensieroso i luoghi più abbandonati vado segnando con il mio passo lento e cadenzato e rivolgo lo sguardo, attento ad evitare ogni luogo toccato da orma umana. Altro rifugio non so trovare che mi protegga dall'attenzione [indiscreta] della gente; poiché nei miei gesti privi di ogni serenità esteriormente si intuisce come io, nell'intimo, arda d'amore: cosicché credo ormai che monti, pianure, fiumi, boschi conoscano di che tenore è la mia vita, che pure è tenuta segreta agli altri. Del resto nessun luogo angusto e solitario so trovare, in cui Amore non mi accompagni in ogni istante parlando con me ed io con lui.

 

XLV
 

[ 45 : Il mio avversario, in cui veder solete ]

Lo specchio [il mio adversario], che è mio nemico, in cui siete solita guardare i vostri occhi, quegli occhi che Amore e il cielo riveriscono [honora], vi fa innamorare mostrandovi le vostre stesse bellezze, dolci e gioiose oltre ogni cosa mortale. Ascoltando i consigli dello specchio [di lui], o mia signora, mi avete allontanato dal vostro cuore, che era la mia dolce dimora [albergo]: triste esilio il mio, sebbene io non sia degno di abitare là dove solo voi ne siete degna. Ma se io fossi stato piantato saldamente [consaldi chiovi fisso] nel vostro cuore, lo specchio, facendovi innamorare di voi stessa, non vi avrebbe reso verso di me dura [aspra] e superba. Sicuramente, se vi ricordate di Narciso, saprete che il vostro comportamento e il suo conducono entrambi alla morte [termino], sebbene l'erba non sia degna di un fiore così bello come voi.

 

LII
 

[ 52 : Non al suo amante piú Diana piacque ]

Diana non piacque di più al suo amante [Atteone], quando per un caso simile al mio la vide tutta nuda in mezzo alle acque gelide, di quanto sia piaciuta a me la pastorella selvaggia e spietata, intenta a bagnare un bel velo, con il quale ella era solita coprire i biondi e bei capelli, proteggendoli dal vento leggero. La vista di questo spettacolo, avuta nel momento più caldo della giornata, mi fece gelare e tremare d'amore.

 

LIII
 

[ 53 : Spirto gentil, che quelle membra reggi ]

Spirito nobile che governi quelle membra dentro alle quali, mentre compie il suo terreno pellegrinaggio, è ospitato un signore valoroso, prudente e saggio, ora che sei giunto a ottenere lo scettro onorato con il quale governi Roma e i suoi cittadini sviati e la solleciti a tornare alla sua condotta virtuosa di un tempo, io mi rivolgo a te, dal momento che in altre persone non vedo un barlume di virtù, che è scomparsa dal mondo, e non trovo chi si vergogni di comportarsi male. Non so che cosa s'aspetti o che cosa brami l'Italia, che non pare avvertire i suoi mali: vecchia, oziosa e indolente dormirà sempre e non ci sarà chi la svegli? Avessi io potuto avvolgere le mani nei suoi capelli così da riscuoterla!

Non credo che, per quanto la si chiami, si distolga dal sonno indolente, tanto è immersa in un sonno profondo e pesante; ma non senza il volere del destino, Roma, nostra capitale, è ora affidata alle tue braccia che possono scuoterla forte e sollevarla. Afferra senza titubanza quella venerabile chioma e le trecce scomposte così che la neghittosa esca dal fango. Io che giorno e notte piango della sua condizione infelice, pongo in te tutta la mia speranza: perché se il popolo romano dovesse poter alzare gli occhi per prendersi cura del proprio onore, mi sembra che questa fortuna possa accadere solo nel tempo del tuo governo.

Le mura antiche che tutto il mondo ancora teme e ama e guarda tremando, quando si ricorda del tempo passato e si rivolge indietro, e i sepolcri dove furono seppellite le membra di personaggi la cui fama non cesserà se prima non finirà il mondo, e tutti gli antichi monumenti che una rovina generale coinvolge, sperano che da te siano riparati i loro guasti. O grandi Scipioni, o Bruto fedele alla repubblica, come siete felici, se laggiù è già giunta la notizia dell'ufficio messo in buone mani! Quanto, credo, Fabrizio diventa lieto, udendo questa notizia! E dice: la mia Roma sarà di nuovo bella.

E se in cielo ci si cura di qualcosa di questo mondo, le anime dei Santi che sono cittadine lassù, e hanno abbandonato in terra i corpi, ti chiedono pregando la fine delle prolungate ostilità civili, per le quali la gente non si sente sicura; tanto che sono interrotte le strade dei pellegrinaggi che conducono alle chiese a loro dedicate, le quali furono luoghi di devozione ed ora sono diventate quasi covi di banditi, al punto che le loro porte son chiuse in faccia solamente ai buoni, e tra gli altari e le statue disadorne sembra che si organizzino solo imprese delittuose. Deh! Che comportamenti orribili! E poi non si comincia una guerra senza suono delle campane, che invece furono collocate sui campanili per ringraziare Dio.

Le donne piangenti e la moltitudine indifesa dei fanciulli, e i vecchi spossati, scontenti di sé e della vita troppo lunga, e i frati di ogni ordine con le altre categorie di persone tormentate e bisognose gridano: O signore nostro, aiuto, aiuto! E la povera gente sgomenta ti mostra i propri dolori a migliaia, così da impietosire i nemici di Roma e perfino Annibale. E se osservi bene la casa di Dio, oggi tutta in fiamme, spegnendo pochi motivi di ostilità, si placheranno le bramosie, che ora si mostrano tanto accese, così che alla fine saranno lodate in cielo le tue azioni.

Le famiglie degli Orsini, dei conti di Tusculo, dei Savelli, dei conti di Vico, dei Caetani si oppongono spesso alla grande famiglia Colonna e danneggiano se stessi: di costoro si duole quella nobile Roma che ti ha chiamato perché tu strappi le male piante, incapaci di fiorire. Son già passati più di mille anni da che sono morte quelle anime nobili che l'avevano innalzata a quel grado di potenza e di gloria a cui era giunta. Ahi! gente senza antenati, superba oltre ogni limite, senza rispetto per tanta e tale madre! Tu dovrai farle da marito, da padre: ogni aiuto si aspetta dalle tue mani, perché il pontefice è intento ad altre imprese.

Raramente accade che la fortuna maligna non si opponga alle imprese nobili, essa che non è solita assecondare le opere magnanime. Questa volta sgombrando dai molti ostacoli la via per la quale sei giunto a tanta autorità, mi induce a perdonarle molte altre cattive azioni, dal momento che almeno in questo caso non segue il suo abituale costume: perché, a memoria d'uomo, a nessuno come a te fu aperta la strada per rendersi immortale; tu che puoi, se non m'inganno, restaurare la più nobile signoria. Quale gloria sarà per te quando diranno: gli altri la soccorsero quanto era giovane e forte, costui la scampò da morte nella sua vecchiaia.

Canzone, sul monte Tarpeio vedrai un cavaliere che tutta l'Italia onora, sollecito più degli altri che di se stesso. Digli: uno che non ti ha ancora visto da vicino, e tuttavia è entusiasta di te proprio come ci si innamora da lontano per fama, dice che Roma, con gli occhi incessantemente umidi di pianto doloroso, ti chiede aiuto da tutti i sette colli.

 

LXI
 

[ 61 : Benedetto sia 'l giorno e 'l mese e l'anno ]

Sia benedetto il giorno, il mese, l'anno, la stagione, il tempo, l'ora, il momento, il paese bello, il luogo dove io fui raggiunto dai due occhi belli a cui mi sono legato; e sia benedetto il primo dolce affanno che provai nell'innamorarmi, e l'arco e le saette dalle quali fui colpito, e le ferite che mi furono inflitte al cuore. Siano benedette tutte le volte in cui ho avuto occasione di chiamare il nome della mia donna, e i sospiri, le lacrime e la sofferenza per la lontananza di lei; e benedetti siano tutti i versi con i quali io le procuro fama, e il mio pensiero, che è tutto rivolto a lei, così che nessun'altra donna vi trova posto.

 

LXII
 

[ 62 : Padre del ciel, dopo i perduti giorni ]

Padre del cielo, dopo i giorni passati inutilmente, dopo le notti trascorse in pensieri fuorvianti, tormentato da quel desiderio spietato che divampò nel mio cuore contemplando i gesti di lei, tanto affascinanti per mia sventura, fa sì che ormai, aiutato dalla Tua grazia, io mi rivolga a una vita più degna e ad azioni più dignitose, in modo che il demonio, mio inesorabile avversario, dopo aver cercato senza successo di irretirmi, fallisca nel suo intento. Signore mio, ora si compie l'undicesimo anno da quando sono stato sottomesso all'opprimente passione d'amore, che infierisce con più crudeltà su chi è più arrendevole. Abbi pietà del mio travaglio vergognoso; riconduci a destinazione più alta i pensieri sviati dal vero bene; ricorda loro che oggi ricorre il giorno della Tua crocifissione.

 

LXVII
 

[ 67 : Del mar tirreno a la sinistra riva ]

Sulla riva sinistra del mare tirreno, dove si infrangono le onde sospinte dal vento, improvvisamente vidi l'altera pianta del lauro [senhal per Laura] intorno al quale sono spinto a scrivere tanti versi. L'amore che agitava la mia anima, arsa dal ricordo dei biondi capelli di Laura, mi spinse [verso il lauro], allorché caddi in torrente nascosto dall'erba, quasi a peso morto. Solamente in fatto di essere dove ero, tra piccoli boschi e colli, mi bastò per avere vergogna di me, poiché a un nobile cuore basta questo poco per vergognarsi e non ebbi bisogno di altre ragioni. Sono tuttavia contento di aver cambiato situazione, prima avevo gli occhi bagnati di lacrime ora ho i piedi bagnati; oh se un aprile più cortese [di quello in cui mi innamorai di Laura] mi asciugasse gli occhi dalle lacrime.

 

LXX
 

[ 70 : Lasso me, ch' i' non so in qual parte pieghi ]

Povero me, giacché non so dove indirizzare la speranza, tante volte si è rivelata illusoria! Giacché se non esiste persona che mi ascolti e mi compatisca, a che vale rivolgere al cielo così frequenti preghiere? Ma, se mi sarà consentito di portare a termine queste mie povere rime prima di morire, non spiaccia ad Amore, il mio signore, che io lo preghi affinché possa un giorno dire liberamente in un luogo lieto: "Ho argomento e ragioni di rallegrarmi".

Sarebbe giusto che finalmente potessi sciogliere il mio gioioso canto poetico, essendomi già così a lungo lamentato, giacché ormai per quanto prima iniziassi a raccogliere le gioie d'amore non potrei mai pareggiare la gioia con i tanti dolori passati. E se fosse possibile che i miei versi piacessero alla mia donna: oh, mi riterrei felice più di tutti gli altri amanti! Ma ancor di più mi reputerei beato se potessi dire senza mentire: "La mia donna mi invita a poetare".

Erranti pensieri che a poco a poco mi avete condotto a tale altezza di concetti, guardate che la mia donna ha il cuore duro come vetro, al punto che non posso, solo con le mie forze, trapassarlo. La mia donna non si degna di volgere lo sguardo così in basso che si accorga della nostra poesia, giacché è lo stesso mio destino ad impedirlo, destino contro il quale per il lungo combattere sono ormai stanco: "perciò, come si indurisce e inasprisce il mio cuore, così nella mia poesia voglio risultare aspro.

Che dico? dove sono? e chi è che mi illude ingannandomi se non io stesso e l'eccessivo desiderio? Giacché se io contemplo i cieli mi accorgo che nessuna stella mi ha imposto tale sofferenza. Se la mia capacità di vedere è offuscata dalla mia finitezza umana, dal mio corpo, infatti, che colpa ne hanno le stelle o Laura? Ciò che mi addolora giorno e notte, il pensiero di Laura, è dentro di me, dal giorno in cui mi appesantì il piacere suscitato "dalla sua dolce sembianza e dallo sguardo soave".

Tutto ciò che è su questa terra fu creato buono dalle mani dell'eterno creatore; ma, giacché non comprendo tali ineffabili cose, io resto abbagliato e catturato dalla bellezza che mi circonda; e se torno alla vera bellezza da cui trae origine il tutto, cioè a Dio, la mia vista non può soffermarsi su tale splendore, tanto la mia propria colpa l'ha resa inferma, e non il giorno in cui mi volsi verso l'angelica bellezza "nella dolce età della giovinezza".

 

XC
 

[ 90 : Erano i capei d'oro a l'aura sparsi ]

Erano i suoi capelli biondi come l'oro erano sparsi al vento, che li avvolgeva in mille nodi dolci a vedersi; e la bella luce, ora che ne son tanto avari, risplendeva oltre misura in quegli occhi; e mi pareva che il viso di lei andasse assumendo colori di pietà, e non so se questo accadesse veramente, o per inganno dei miei occhi: perché meravigliarsi se io, che già ero disposto naturalmente all'amore, immediatamente me ne innamorai? Il suo portamento non era quello di una donna mortale, ma era quello di un angelo; e le sue parole risuonavano ben diversamente da come le avesse potuto pronunciare una voce umana. Quel che io vidi fu uno spirito celeste, un sole splendente; e anche se non fosse più tale, non per questo la sua immagine svanirebbe, perché una ferita non si rimargina, per il fatto che l'arco si è allentato dopo aver lanciato una freccia.

 

CXXVI
 

[ 126 : Chiare, fresche e dolci acque ]

Limpide, fresche e dolci acque dove immerse le sue belle membra colei che unica per me merita il nome di donna; delicato ramo al quale le piacque di appoggiare il suo bel corpo (me ne ricordo sospirando); erba, fiori che ricoprirono il suo leggiadro vestito ed il suo corpo; aria limpida, resa sacra dalla sua presenza dove Amore, attraverso i suoi occhi belli, mi trafisse l'animo: ascoltate voi tutti insieme le mie tristi ultime parole.

Se è mio destino dunque, ed in ciò si adopera il volere del cielo, che Amore mi porti ad offuscare la vista con le lacrime, qualche favore divino faccia sì che il mio corpo sia sepolto tra voi, e l'anima ritorni sciolta dal corpo al cielo. La morte sarà meno dolorosa se reco questa speranza in vista di quel pauroso momento: poiché l'anima stanca non potrebbe in più riposata quiete né in più tranquillo sepolcro abbandonare il corpo travagliato da mille angosce.

Verrà forse un giorno in cui alla meta abituale ritornerà la donna bella e crudele, e a quel luogo, dove ella mi vide nel benedetto giorno dell'incontro, volga i suoi occhi pieni di desiderio e di letizia, cercando di me, e, divenuta pietosa, vedendomi polvere tra le pietre del sepolcro, venga ispirata da Amore, così da sospirare tanto dolcemente e ottenere la misericordia divina piegando la giustizia celeste, asciugandosi gli occhi con il suo bel velo.

Dai rami scendeva (dolce nel ricordo) una pioggia di fiori sul suo grembo; ella sedeva umile in tanta festa della natura, coperta da quella pioggia di fiori, ispiratrice d'amore. Un fiore cadeva sull'orlo della veste, un altro sulle bionde trecce, che quel giorno a vederle parevano oro fino e perle. Un altro si posava in terra ed un altro ancora sull'acqua; infine un fiore volteggiando nell'aria pareva suggerire: "Qui regna Amore".

Quante volte dissi, preso da grande stupore: costei certo è nata in Paradiso. Il suo modo di procedere quasi divino; il suo volto, la sua voce e il suo sorriso mi avevano fatto dimenticare a tal punto dove mi trovavo e fatto allontanare talmente dalla realtà, che mi chiedevo sospirando come fossi potuto pervenire in un luogo simile e quando vi ero giunto. Perché credevo di essere giunto in Paradiso non in Terra dove mi trovavo. Da quel momento in poi amo questo luogo così che non ho pace in nessun altro.

Se tu, mia canzone, fossi bella e ornata, quanto desideri, potresti coraggiosamente uscire dal bosco e andare tra gli uomini.

 

CXXVIII
 

[ 128 : Italia mia, benché 'l parlar sia indarno ]

Italia mia, benché le parole siano inutili alle ferite mortali che vedo così numerose nel tuo bel corpo, voglio comunque che i miei lamenti siano quelli che sperano le popolazioni che vivono sul Tevere, sull'Arno e sul Po, dove ora risiedo addolorato e triste. Signore del cielo, io chiedo che l'amore per gli uomini che Ti fece scendere sulla terra Ti induca a rivolgerti al tuo paese amato e sacro. Vedi, Signore benigno, per quali lievi cause che guerra crudele; e Tu, Padre, apri, addolcisci e libera i cuori che Marte superbo crudele indurisce e incatena; fa' che lì, in quei cuori, si ascolti la verità dalla mia lingua, per inadeguato che io sia.

Voi, Signori d'Italia, ai quali la Fortuna ha dato il governo sulle belle regioni d'Italia, per le quali sembra non proviate nessun senso di compassione, che fanno qui tante milizie straniere? affinché il verde terreno d'Italia si colori del sangue dei barbari? Vi seduce uno inutile inganno: vedete poco e credete di veder molto, perché cercate amore o fedeltà in un cuore venale. Chi ha maggior quantità di queste milizie, quello è circondato da più nemici. O alluvione riunita da quali selvaggi paesi stranieri per inondare le nostre care campagne! Se questo ce lo procuriamo con le nostre mani, a questo punto chi sarà che ci possa salvare?

Natura provvide opportunamente alla nostra sicurezza, quando mise fra noi e la rabbia tedesca la difesa delle Alpi; ma la cupidigia cieca e ostinata contro il proprio bene s'è ingegnato tanto che ha fatto ammalare il corpo sano. Ora dentro una stessa nazione, fiere crudeli (come i Tedeschi) e greggi mansuete (come gli Italiani) convivono in modo che il miglior soffre; e, per nostro maggiore dolore, questo popolo straniero è della stirpe di quella gente incivile, che Mario sconfisse in modo tale che non è ancora venuto meno il ricordo di quell'impresa, quando stanco e assetato, volendo bere, s'accorse che nel fiume scorreva non acqua ma sangue.

Trascuro di citare Cesare che, dove giunse con le nostre armi, in ogni luogo insanguinò l'erba con il loro sangue. Ora sembra, non so per quale congiunzione astrale ostile, che il cielo ci odi: questo grazie a voi, a quali è stato affidato un compito tanto grande. Le vostre divisioni rovinano la più bella parte del mondo. Per quale colpa umana, per quale condanna divina o quale fatalità danneggiare il povero vicino e cercare di impadronirsi dei beni devastati e dispersi, e cercare gente fuori d'Italia ed esser soddisfatti che sparga il proprio sangue e che venda per soldi la propria vita? Io parlo per dire la verità non per partito preso per inimicizia verso qualcuno.

E non vi siete ancora accorti, dopo tante esperienze, dell'inganno di questi mercenari tedeschi, che scherzano con la morte alzando il dito in segno di resa? La beffa è peggio del danno, secondo me; ma il vostro sangue si sparge più abbondantemente perché siete stimolati da un odio ben diverso. Pensate per un breve tempo alla vostra condizione e capirete come può aver caro un altro chi stima se stesso così spregevole. Nobile stirpe latina, allontana da te il peso di queste milizie dannose: non sopravvalutare una fama vuota, senza sostanza: perché è colpa nostra, non un fatto naturale che la violenza cieca di questi popoli nordici, gente restia alla civiltà, ci vinca di intelligenza.

Non è questo il terreno che ho toccato nascendo? Non è questo la culla nella quale fui allevato così affettuosamente? Non è questa la patria in cui mi fido, madre benevola e devota, nella quale sono sepolti i miei genitori? Perdio, questo solleciti talora il vostro animo, e guardate con pietà i patimenti del popolo sofferente che. dopo Dio, aspetta solo da voi la tranquillità; e solo che voi mostriate qualche segno di compassione, il valore prenderà l'armi contro la furia cieca e la lotta sarà breve: perché il valore antico non è ancora morto nei cuori italiani.

Signori, considerate come il tempo passa velocemente, e come la vita fugge, e la morte è già alle nostre spalle. Ora voi siete qui sulla terra; pensate a quando la lascerete; perché bisogna che l'anima spoglia (dei beni questa terra) e sola arrivi a quel passaggio pericoloso. Nel percorrere questa vita terrena vogliate metter da parte l'odio e l'inimicizia, passioni contrarie alla vita tranquilla; e quel tempo che si spende per far male a qualcuno si impieghi invece in qualche azione migliore, di opere o d'intelletto, in qualche impresa lodevole, in qualche attività onorevole: così si sta bene quaggiù sulla terra e si spalanca a noi la via del cielo.

Canzone, io ti raccomando che tu esponga amabilmente il tuo argomento, dal momento che devi presentarti da gente orgogliosa; e gli animi sono pieni di un'abitudine pessima e antica, nemica sempre della verità, Tenterai la tua fortuna tra pochi dall'animo grande ai quali piace il bene. Di' loro: chi mi protegge? Io vado gridando: – Pace, pace, pace.

 

CXXIX
 

[ 129 : Di pensier in pensier, di monte in monte ]

Amore mi guida di pensiero in pensiero, di monte in monte, poiché so che tutte le strade battute dagli altri sono in contrasto con la mia tranquillità. Solo in una spiaggia solitaria, in riva ad un fiume o presso una fonte o in una valle ombrosa posta tra due alture, solo lì trova quiete la mia anima turbata; e a seconda di come Amore la ispira, a volte ride, a volte piange, ora rimane vittima di attacchi d'ansia, ora si rassicura; e il viso, che riflette ciò che l'anima prova, di conseguenza assume espressioni a volte turbate, a volte serene, e rimane per poco tempo nella stessa condizione; per cui un uomo che sappia per esperienza che cosa è l'amore, vedendomi, direbbe: "Costui arde di passione e non sa se il suo amore è contraccambiato o no".

Trovo riposo nei monti alti e nei boschi impervi: la vista di ogni luogo abitato mi suscita sentimenti negativi. Ad ogni passo nasce un nuovo pensiero intorno alla mia donna, pensiero che spesso volge in gioia il tormento legato all'amore per lei; e non appena sento il desiderio di cambiare questo mio modo di vivere che è allo stesso tempo dolce e amaro, mi dico: "Forse sono in serbo per te tempi migliori per le tue pene d'amore; forse tu, che appari senza valore a te stesso, a Laura sei caro"; ed intanto sospirando passo ad altri pensieri: "Potrebbe essere vero questo? E come? E quando?"

Sotto l'ombra di un pino alto o di un colle, a volte fermo i miei passi, e subito sulla prima pietra che mi capita sotto gli occhi raffiguro idealmente il suo bel viso. Allorché torno in me stesso mi trovo il petto bagnato di lacrime di commiserazione, e allora dico: "Uomo di poca virtù fin dove sei giunto [col tuo fantasticare], e quanto ti sei allontanato dal vero!" Ma intanto che tengo la mia mente, che tende a vagare da un pensiero all'altro, così fissa al pensiero di lei tanto da rinunciar a pensare al mio bene personale, sento l'anima che s'appaga dell'assenza d'amore di Laura sostituendola con la sua stessa illusione: e vedo lei in tutte le sue sfaccettature e così bella che se l'illusione durasse non chiederei altro.

Io ho avuto più volte (chi potrà crederlo?) l'impressione di vederla tra l'acqua chiara e l'erba verde, come se fosse viva, e nel tronco di un faggio, e in una nube bianca, tanto bella che Leda [madre di Elena, il personaggio che per la sua bellezza fu causa della guerra fra greci e troiani], avrebbe detto che a confronto con lei sua figlia risultava perdente come una stella che la luce più grande del sole offusca; e quanto più mi trovo in luoghi selvaggi e in spiagge deserte, tanto più nei miei pensieri me la raffiguro bella. Poi, quando la consapevolezza della verità dissolve quella dolce illusione, in quello stesso luogo mi siedo freddo come una pietra, sopra una pietra vera, con l'aspetto di un uomo che pensa, piange e scrive.

Un intenso desiderio mi attira là dove non giunga l'ombra di un'altra montagna, verso la vetta più alta e aperta. Quindi da lassù comincio a misurare con gli occhi le cause del mio dolore, e intanto mi sfogo piangendo liberando dal cuore i pensieri dolorosi che mi offuscano la mente, ed è allora che osservo e penso quanto spazio mi separa dal bel viso di Laura che mi è sempre così vicino nella mente e nel cuore e così lontano nella realtà. Dopodiché dico sottovoce tra me e me: "Che ne sai tu, uomo di poca virtù? forse Laura soffre per la tua lontananza [come tu soffri per lei]"; e con questi pensieri la mia anima prova sollievo.

Canzone, aldilà delle Alpi, là dove il cielo è più sereno e azzurro, mi vedrai nuovamente nei pressi del corso di un corrente, dove si sente l'aria di un laureto fresco e profumato [nascondendo con questi versi il nome di Laura nel duplice senhal dell'aria e dell'alloro]: qui è il mio cuore, e colei che me lo ruba; solo qui puoi vedere la mia sola figura.

 

CXXXIV
 

[ 134 : Pace non trovo e non ò da far guerra ]

Non riesco a trovare pace e non ho armi adeguate [per combattere contro Amore]; la passione inappagata provoca in me effetti contrastanti: mi genera paure, ma allo stesso tempo continuo a sperare; ardo e mi sento gelare; l'entusiasmo e la speranza mi fanno innalzare verso il cielo e la delusione mi fa precipitare in terra; mi sembra di non possedere nulla, di dibattermi inutilmente, altre volte invece mi sembra di avere nelle mie mani il mondo intero. Laura mi tiene prigioniero, in modo tale che non mi libera né rende completa la prigionia ricambiando il mio amore; non mi tiene come cosa sua né mi lascia andare; Amore non mi uccide né mi libera dalle sue ferree catene, non mi lascia vivere né mi offre una morte liberatrice. Vedo immagini che non nascono dai miei occhi, esprimo le mie grida di dolore in un linguaggio muto; desidero la morte e chiedo aiuto per continuare a vivere; odio me stesso e amo un'altra persona. Mi nutro di dolore, mi compiaccio di soffrire; non mi piacciono più, allo stesso modo, la morte e la vita: mi trovo in questa condizione, o Laura, a causa tua.

 

CXXXVI
 

[ 136 : Fiamma dal ciel su le tue treccie piova ]

Una pioggia di fuoco scenda su di te [la Chiesa], o malvagia, che da povera e semplice che eri, facendo impoverire gli altri sei diventata ricca e potente poiché ti piace compiere azioni malvagie; nido di tradimenti, in cui si cova tutto il male che si diffonde oggi nel mondo: schiava del vino, del letto, delle vivande, vizi nei quali la lussuria dà la massima prova di sé. Nelle tue stanze vecchi e fanciulle consumano le loro tresche, e in mezzo a loro sta Belzebù coi mantici, il fuoco e gli specchi [strumenti di aiuto al loro piacere]. Tu non crescesti tra gli agi [nutrita nella bambagia] ma anzi esposta alle intemperie e la durezza della natura: ora vivi in un modo tale che c'è da augurarsi che ne giunga la puzza a Dio.

 

CXXXVIII
 

[ 138 : Fontana di dolore, albergo d' ira ]

Causa di dolore, luogo in cui dimora l'ira, scuola di comportamenti non virtuosi e luogo in cui si celebra l'eresia, già Roma, o Babilonia falsa e malvagia, causa per la quale tanto si piange e si sospira; fabbrica d'inganni, o dura prigione dove muore il bene e il male prolifera e trae nutrimento, inferno per i vivi, è già un grande miracolo se Cristo mai a te infine volgerà la sua ira. Sei stata fondata nella povertà e nell'umiltà, contro Gesù e contro gli apostoli che ti hanno fondata, ti ribelli con superbia, prostituta sfacciata: dove sta la causa di tanto marcio? Nella tua adultera commistione tra potere temporale e spirituale? Costantino non tornerà [a riprendersi quello che non ti doveva dare, con riferimento all'editto di Costantino], che se lo tenga l'inferno che già lo ospita.

 

CXLII
 

[ 142 : A la dolce ombra de le belle frondi ]

Alla dolce ombra dalla bella pianta di alloro [simbolo di Laura] corsi a ripararmi dall'influsso della stella Venere che, dal terzo cielo, diffonde la propria influenza sino quaggiù in terra, spingendo verso le passioni amorose: il piacevole vento primaverile di zeffiro che riporta il bel tempo, nel momento in cui mi innamorai di Laura, già liberava le montagne dalla neve e ovunque tornavano a fiorire erbe e rami.

Il mondo non aveva mai visto rami così belli [le membra di Laura], né il vento aveva mai mosso verdi foglie tanto piacevoli [i giovani splendidi capelli della donna] come quelle che mi si mostrarono nella stagione primaverile. Così avendo paura dell'influsso passionale di Venere non volli nessun'altra difesa che quella costituita dall'alloro, pianta sacra al cielo.

L'alloro mi difese allora dall'influsso del cielo di Venere, per cui, desiderando i suoi bei rami, sono andato a cercarli per boschi e montagne: durante le mie peregrinazioni non ho mai trovato un alloro simile a quello da me amato, capace, per dono divino, di non modificarsi con il passare del tempo.

Perciò ogni giorno che passava sempre più costante in questo amore, seguendo la voce di Dio e guidato dagli occhi di Laura, fui sempre devoto ai rami del mio alloro sia nelle fredde stagioni che in quelle calde.

Il trascorrere del tempo cambia e distrugge boschi, sassi, campagne, fiumi, montagne e ogni cosa creata. Perciò io chiedo perdono al mio alloro se, dopo molti anni, volli fuggire dai suoi rami che mi suscitavano amore appena incominciai a comprendere la mia situazione.

Durante la mia giovinezza mi piacque così tanto la dolce luce degli occhi di Laura che affrontai con piacere ogni difficoltà, pur di avvicinarmi ai rami dell'alloro da me tanto amati. Ora la brevità della vita, il luogo nel quale mi trovo e il particolare momento [probabilmente si fa allusione a Roma e al giubileo del 1350] mi mostrano una diversa strada per salire al cielo e per realizzare opere buone e non soltanto buoni propositi.

Io cerco un amore diverso, indirizzato verso Dio, diverse fronde [probabile allusione alla corona di spine di Gesù], occhi diversi, una strada diversa e un diverso cammino in salita [probabile allusione all'ascesa, da parte di Cristo, del monte Golgota], dato che è ormai il momento, e cerco di rivolgere i miei pensieri verso la contemplazione dei rami della croce.

 

CLXII
 

[ 162 : Lieti fiori e felici, e ben nate erbe ]

I fiori sembrano allegri e felici [per la presenza di Laura], e l'erba si potrebbe considerare fortunata, giacché Laura è solita calpestarla [camminando] pensosa; sembra che il prato provi piacere ad ascoltare le care parole di Laura, e conservare l'impronta del suo piede; [voi] sottili arboscelli e giovani foglie, [voi] viole graziose e pallide; [voi] boschi ombrosi, che il sole colpisce e, con la sua luce, fa crescere alti e rigogliosi; [tu] luogo dolce e fiume limpido che bagni il suo bel volto e i suoi occhi chiari, e sembri più luminoso per la luce che lei sembra emanare; [io] vi invidio [perché siete teatro de] i suoi gesti semplici e degni dell'ammirazione di chi la guarda. Tanto che pare che non esista più alcuna roccia che non abbia imparato anch'essa ad amare Laura come la amo io.

 

CLXXVIII
 

[ 178 : Amor mi sprona in un tempo ed affrena ]

L'amor mi incita e al tempo stesso mi tiene a freno, mi rassicura e mi spaventa, mi fa ardere e gelare, mi fa sentire grato [verso questo sentimento] e sdegnoso, mi attrae e mi allontano da sé; a momenti mi dà speranza e in altro pena, conducendo in alto o deprimendo il mio morale: da questo il bel desiderio perde di vigore e pare che gli dispiaccia quello che è il suo massimo piacere: la mia mente è piena di questi nuovi contrasti. Gradevole per la mia mente è un pensiero che non sfoci in pianto, che possa condurre velocemente ad un sentimento di speranza, ma poi, quasi che una forza maggiore spinga la mia mente, accade di solito che imbocchi un'altra strada e, mio malgrado, mi ritrovi di nuovo preda del mio lento e lungo soffrire.

 

CLXXXVIII
 

[ 188 : Almo Sol, quella fronde ch' io sola amo ]

O Sole vivificatore, il lauro che è l’unica pianta che io prediligo e che tu hai amato per prima, ora è la sola ad essere verde nel luogo in cui cresce e senza possibilità di confronto, da quando Adamo vide per la prima volta la bella Eva per suo e per nostro male. Fermiamoci ad ammirarla: io ti rivolgo continuamente preghiere e ti invoco, o Sole; e tuttavia tramontando tu scompari e fai in modo che i colli allunghino la loro ombra e porti via con te la luce del giorno e fuggendo mi privi di ciò che io più desidero. L’ombra che scende da quel basso colle, dove Laura fu da bambina prima di diventare donna, dove il grande lauro fu un piccolo germoglio, aumentando mentre io parlo, allontana dallo sguardo la dolce visione del luogo felice dove vive con la sua donna il mio cuore.

 

CXCVIII
 

[ 198 : L' aura soave al sole spiega e vibra ]

L’aria dolce apre al sole e fa vibrare la chioma d’oro che Amore in persona assottiglia e tesse intorno agli occhi e con gli stessi capelli lega il cuore stanco e ne disperde i lievi vapori. Solo che io mi avvicini dove si trova Laura, la quale spesso sospende e pesa la mia vita e la mia morte su una fragile bilancia, non ho midolla fra le ossa né sangue nelle fibre del corpo che io non avverta vibrare, vedendo bruciare gli occhi per cui mi infuoco e risplendere i capelli da cui mi sento rapito ora sulla spalla destra ora sulla sinistra. Io non sono in grado di riferire ciò che non comprendo: a tal punto l’intelletto è colpito dalla bellezza degli occhi e dei capelli e da tanta dolcezza è appesantito e sfibrato.

 

CCXXIV
 

[ 224 : S' una fede amorosa, un cor non finto ]

Se una fedeltà amorosa, un cuore sincero, un dolce crogiolarsi, onesti desideri d'amore; se un lecito desiderare che nasce da una nobile passione, un lungo perdersi all'interno di un labirinto amoroso senza via d'uscita; se i pensieri chiari, facilmente visibili all'esterno, come se fossero scritti sul mio volto, o espressi tramite parole interrotte, a stento comprensibili a causa della paura e della vergogna; se il pallore tipico della condizione di innamorato; se il considerarti persona più cara di me stesso, se il continuo sospirare e piangere nutrendomi di dolore, rabbia e affanno; se il bruciare d'amore quando ti sono lontano e il sentirmi gelare quando ti sono vicino sono le ragioni a causa delle quali, amando, io dovrò consumarmi e morire, o Laura la colpa di tutto ciò sarà tua e mia la sofferenza.

 

CCXLIX
 

[ 249 : Qual paura ò, quando mi torna a mente ]

Quale paura ho, quando ripenso a quel giorno in cui vidi per l'ultima volta la mia donna, giù di morale e pensierosa, tale da suscitare pure in me lo stesso stato d'animo! e non c'è altra cosa a cui penso così spesso e volentieri. Io la rivedo starsene tra le altre belle donne con umiltà, come una rosa tra fiori meno nobili; né allegra né triste, come chi temesse [qualcosa], ed non riesce a pensare ad altro. Non si comportava con la solita leggiadria, non indossava le perle e le ghirlande e i vestiti per la festa, non rideva e cantava e non parlava con la sua voce così dolce. Fu questa l'immagine che ebbi di lei l'ultima volta che la vidi in vita: ora sono assalito da tristi presentimenti e sogni e pensieri oscuri, e piaccia a Dio che il mio sospettare risulti vano.

 

CCL
 

[ 250 : Solea lontana in sonno consolarme ]

Un tempo la mia donna [madonna] era solita, quando mi era lontana, apparirmi in sogno e recarmi conforto con il suo aspetto dolce e angelico; ora, quando mi appare in sogno mi provoca angoscia e mi abbatte, né posso difendermi dal dolore e dalla paura (tema): poiché sovente mi sembra di scorgere sul suo viso compassione mista a profondo dolore, e mi sembra di ascoltare notizie [cose] tali per le quali il cuore si convince (fede acquista) ad abbandonare per sempre gioia e speranze. "Non ti ricordi di quell'ultima sera" mi dice la mia donna, Laura, in sogno "in cui mi sottrassi ai tuoi occhi bagnati [molli] di pianto e costretta dal tempo che passava me ne andai? Allora non potevo né volevo dirtelo; adesso te lo affermo come cosa certa e riprovata, non aspettarti di rivedermi mai più viva sulla terra".

 

CCLII
 

[ 252 : Solea lontana in sonno consolarme ]

Il mio stato emotivo pieno di dubbi mi porta ora a piangere [la morte di Laura] ora ad essere lieto [per i ricordi belli di lei quando era in vita vita], e a volte ho paura, a volte vivo sentimenti di speranza, ed attraverso i sospiri e la poesia sfogo il mio turbamento; l'amore usa tutti i mezzi per rendere incerti i sentimenti che sento nel cuore, tanto afflitto. Nasce il dubbio che il [ricordo del] viso bello e pieno di virtu della mia donna possa asciugare le lacrime nei miei occhi [renda a questi occhi le loro prime luci]? (affranto [come sono], non so più cosa pensare di me stesso), o al contrario la notizia della sua morte mi condanni a provare dolore per il resto dei miei giorni? Ed è mai possibile che la mia donna, intenta a raggiungere il cielo per prendervi posto come è suo diritto, non si curi di quello che avviene sulla terra, nell'anima mia, per la quale la vista del suo viso era necessaria ai miei occhi quanto è necessaria la vista del sole, ora che in sua assenza non sono in grado di vedere altro? Vivo con queste paure e perennemente in conflitto con me stesso, tanto da non riuscire a riconoscermi più: come chi nel percorrere una strada incerta avanza con timore e compie errori.

 

CCLXIV
 

[ 264 : I' vo pensando, e nel penser m' assale ]

Sono immerso nella meditazione e, riflettendo, sono assalito da una profonda pietà nei confronti di me stesso, che spesso mi conduce a un pianto diverso da quello passato [ora piange per la coscienza delle proprie colpe, mentre prima piangeva perché Laura non lo ricambiava]. Vedendo, ogni giorno che trascorre, avvicinarsi sempre di più il momento della morte, mille volte ho pregato Dio perché mi desse la grazia con la quale la mia anima potesse sollevarsi dal carcere della vita mortale raggiungendo il cielo. Ma sino a questo momento niente mi giova, per quanto io preghi, sospiri o pianga. E ciò avviene a giusta ragione, perché chi ha avuto la possibilità di stare in piedi camminando su una giusta strada e invece è voluto cadere durante il cammino si merita di rimanere, suo malgrado, disteso in terra. Quelle pietose braccia del Cristo crocifisso, alle quali desidero affidarmi, le vedo ancora aperte in segno di perdono e accoglienza, ma ho paura, soprattutto se penso alle persone che non sono riuscite a salvarsi e perciò tremo di terrore per la mia situazione; il desiderio di Laura e della gloria ancora mi attraggono, e ormai sono giunto forse agli ultimi giorni della mia vita.

Un pensiero virtuoso parla con la mia mente pronunciando queste parole: "Povera mente non ti accorgi di come il tempo passa con tuo disonore? Decidi con saggezza, sradica dal tuo cuore il desiderio amoroso, che non rende felici e non lascia neppure vivere. Se già da tempo sei nauseata e stanca dei falsi ed effimeri piaceri che la vita ingannatrice ti può dare, perché continui a sperare nell'amore che allontana dalla serenità e dalla saggezza? Finché il corpo ha vita tu mente hai la possibilità di indirizzare i pensieri verso giuste mete: tienili a freno, perché imboccare in ritardo la giusta strada è cosa pericolosa, ed è già tardi per incamminarsi sulla via del bene.

O mente tu sai quanta dolcezza ha dato agli occhi la visione di Laura, la quale vorrei non fosse ancora nata: in tal caso noi avremmo certamente una pace maggiore. Ti ricordi, e te ne devi ricordare, dell'immagine della donna, quando giunse ad imprimersi nel cuore, là dove forse nessun altra avrebbe potuto suscitare un incendio amoroso. Ella accese nel cuore fiamme d'amore e se la passione peccaminosa durò per molti anni, nell'attesa del giorno dell'appagamento fisico di tale sentimento, giorno che, per nostra salvezza spirituale, non è mai venuto, ora innalzati, o mente, verso una speranza ultraterrena che rende più felici. Contempla il cielo, immortale e meraviglioso, che gira intorno a te; quaggiù in terra i nostri desideri, lieti anche se immersi nella sofferenza, si appagano di sguardi, parole, canti: ma allora quanto grande sarà la felicità paradisiaca se questa gioia terrena è tanto intensa?"

Un altro pensiero, quello della gloria, dolce ed amaro allo stesso tempo, che dà fatica e piacere, stando seduto all'interno dell'anima, opprime il cuore facendogli sentire un forte desiderio e alimentandolo di speranze; tale pensiero mira solo a raggiungere una fama gloriosa e sacra e non sente le mie difficoltà: i brividi per la paura di non farcela e il calore del continuo impegno; non si accorge del mio pallore e della mia magrezza. Se io cerco di reprimere questo pensiero, esso rinasce, ancor più grande di prima. E' un desiderio che mi porto dietro sin dalla nascita, cresciuto insieme a me giorno dopo giorno, e ho paura che esso si esaurirà solo al momento della mia morte: un unico sepolcro calerà su entrambi. Quando l'anima si libererà dal corpo questo desiderio non potrà seguirla. Ma se le opere che sono frutto della mia cultura classica mi daranno fama dopo la morte, tale fama sarà di breve durata, effimera come il vento. Perciò io atterrito dal fatto di dover sempre inseguire vani fantasmi, destinati a scomparire in breve tempo, vorrei tanto stringere tra le braccia cose vere, durature, abbandonando le vane apparenze.

Ma l'amore per Laura che riempie tutto il mio essere, vince ogni altro pensiero e intanto il tempo continua a scorrere e io, scrivendo poesie che parlano di lei,non mi preoccupo di me stesso e della mia condizione. La luce dei suoi occhi, che mi distrugge dolcemente con il suo calore rasserenante, mi avvince in modo tale che non riesco a difendermi, né facendo ricorso all'ingegno né alla forza. A che mi serve dunque cospargere di grasso la barchetta, simbolo della mia esistenza, in modo che scivoli veloce sull'acqua per arrivare alla giusta meta, se poi l'imbarcazione è trattenuta tra gli scogli da due nodi: l'amore per Laura e quello per la gloria? Tu o mio Dio che mi rendi completamente libero da tutti gli altri desideri terreni perché non togli dal mio volto questa vergogna di essere invischiato in tali due nodi? Mi sento come un uomo che vaneggia: mi sembra di vedere la morte dinanzi a me, vorrei difendermi e non ho armi per combattere.

Mi rendo conto di quello che sto facendo e non sono ingannato da una scarsa conoscenza della verità, piuttosto sono soggiogato da Amore, che non permette, a chi troppo si lascia dominare da lui, di seguire una strada onorevole. Sento, momento dopo momento, giungere nel mio cuore un positivo disappunto, crudele e severo, che porta alla luce, quasi imprimendolo sulla fronte in modo che tutti possano vederlo, ogni pensiero nascosto; poiché amare in modo così ostinato una creatura terrena, rivolgendole quell'amore che è dovuto soltanto a Dio, è cosa non adatta a chi desidera essere apprezzato per le proprie virtù. Il disappunto richiama con forza la ragione che si perde dietro alle passioni che coinvolgono i sensi; ma per quanto essa senta il rimprovero e pensi di tornare verso la via del bene, la consuetudine a vivere nella passione amorosa la spinge a perseverare. Quella cattiva consuetudine inoltre mi mostra sempre davanti agli occhi quella donna che è nata solo per farmi morire, perché mi è sempre piaciuta troppo, come troppo è piaciuta sempre a se stessa.

Non so quanti anni di vita mi abbia concesso il cielo quando la mia anima si incarnò in questo corpo mortale, per soffrire i dolori che io stesso mi sono procurato. Sono un uomo, e non posso prevedere quale sarà il mio ultimo giorno di vita; ma vedo i miei capelli diventare bianchi e sento dentro di me attenuarsi i desideri sensuali. Ora che io credo di essere vicino, o non molto lontano, al momento della morte, come colui che diventa saggio solo quando perde qualcosa di estremamente importante, ripenso a quando ho lasciato la giusta strada che conduce alla salvazione: da un lato sono punto dalla vergogna e dal dolore di aver abbandonato la retta via e mi volgo indietro a richiamare la ragione sviata dietro alle passioni; dall'altro lato non mi libera l'amore che da tanto tempo ormai mi domina e che ha il coraggio anche di cercare di scendere a patti con la morte, non ritirandosi davanti a lei.

Canzone, io mi trovo in questo stato e, a causa della paura, ho il cuore assai più freddo della neve, rendendomi conto che la mia morte è vicina; continuando a meditare senza prendere una decisione ho trascorso ormai la mia vita quasi per intero. Non c'è mai stata una sofferenza così grande quanto quella che sopporto in questa condizione di dubbio e indecisione: ho ormai la morte a fianco, cerco di vivere in modo migliore rispetto al passato; so come dovrebbe essere una vita buona e virtuosa, ma, incapace di cambiare, continuo a seguire le mie erronee passioni.

 

CCLXVI
 

[ 266 : Signor mio caro, ogni pensier mi tira ]

O signor mio caro, ogni desiderio mi spinge a incontrare di persona voi che sempre vedo nel pensiero; la mia cattiva sorte ( non c’è niente che mi possa far peggio) ostacola il mio ritorno e mi fa errare, lontano da voi. Inoltre la brama di rivedere Laura, che amore mi ispira, mi conduce a morte, senza che io non me ne accorga; e mentre i miei due occhi cerco invano, ovunque io mi trovi, sospiro. La benevolenza del Signore e l’amore per una donna sono le due catene a cui con molte pene sono legato perché io stesso liberamente mi imprigionai. Ho portato nel cuore l’amore per Laura lungo quindici anni e il pensiero del mio signore per diciotto senza mai liberarmene.

 

CCLXVII
 

[ 267 : Oimè il bel viso, oimè il soave sguardo ]

Provo dolore a ripensare al viso bello, allo sguardo angelico, al suo bel portamento nobile! mi duole ripensare al suo modo di parlare in grado di rendere umile persino una mente superba e piena di rancore, e coraggioso un uomo vile! mi lacera il ricordo del suo dolce riso, da cui mi parve che fosse uscita la freccia amorosa che mi fece innamorare di lei, amore da cui l'unica cosa positiva che mi posso aspettare è che mi conduca alla morte [e porre fine alle mie pene]! Anima tanto nobile che meriterebbe di esser regina, se non fossi fra noi scesa così tardi! Non posso fare a meno di ardere per voi, di respirare in voi, perché io sono stato vostro; e la pena di stare senza di voi, rendere piccola qualsiasi altra sventura che mi possa capitare. Voi mi avete riempito di speranza e di desiderio quand'io mi allontanai da voi, voi che per me eravate il massimo del piacere che potessi provare; ma il vento s'è portato via le vostre parole [ovvero le promesse che mi avevano riempito di speranza ma che non sono state mantenute].

 

CCLXXII
 

[ 272 : La vita fugge e non s'arresta un'ora ]

La vita scorre via veloce e non si arresta un attimo e la morte viene dietro velocemente, e le cose presenti e passate mi tormentano, e ancora quelle future; e il ricordare e l'aspettare mi angosciano, da una parte e dall'altra, in ogni modo, così che in verità, se non fosse che ho pietà di me stesso, sarei già fuori da questa vita. Mi ritorna in mente se mai alcuna gioia ebbe il mio cuore infelice, e poi da altra parte vedo venti contrari al mio navigare; vedo nel porto [della mia vita] violenta tempesta e, ormai stanca la mia ragione, spezzati alberi e cordami, privi di luce gli occhi belli di Laura che ero solito guardare.

 

CCXCII
 

[ 292 : Gli occhi di ch' io parlai sí caldamente ]

Gli occhi di Laura, dei quali io parlai nei miei versi in maniera così piena d'amore, e le sue braccia, le sue mani, i suoi piedi, il suo volto, cose che mi avevano separato da me stesso, rendendomi come alienato, e che mi avevano fatto cercare la solitudine, ora sono ridotte a polvere, incapace di sentire. Stessa sorte è toccata ai suoi ondulati capelli d'oro fino e al suo luminoso sorriso angelico: con essi ella riproduceva qui in terra la gioia paradisiaca. E nonostante la gravità di questa perdita io continuo a vivere, cosa che mi genera dolore e rabbia; sono rimasto in balia di una sorte avversa e mi sento come una nave alla deriva, ormai priva di alberi e vele, senza la guida luminosa che ho tanto amato. Voglio perciò porre fine alla composizione delle mie poesie d'amore: non ho più ispirazione, il mio canto poetico è trasformato in pianto.

 

CCCII
 

[ 302 : Levommi il mio penser in parte ov' era ]

Il mio pensiero mi elevò fino al luogo dove ora è Laura, colei che ancora cerco ma mai più troverò in terra; qui, fra coloro che hanno eterna dimora nel terzo cielo del paradiso, ebbi modo di rivederla più bella e meno superba. Mi prese per mano e mi disse: "In questo cerchio sarai un giorno assieme a me, se non m'inganna il desiderio: io son colei che ti ha fatto tanto soffrire e che concluse la sua esistenza prima di raggiungere la vecchiaia. La mia beatitudine non può essere compresa dall'intelletto umano: aspetto solo te, e ciò che tu tanto amasti e la è rimasto, il mio bel corpo." E allora perché rimase in silenzio e protese la mano? Che a causa del suono delle sue parole così pietose e piene di purezza, poco mancò che io non rimasi in cielo [morissi].

 

CCCIII
 

[ 303 : Amor, che meco al buon tempo ti stavi ]

Amore, che nei tempi andati stavi con me fra queste sponde, che conoscevano i nostri pensieri, e per pareggiare i nostri antichi conti andavi parlando con me e con il fiume; fiori, ramoscelli, erbe, insenature, onde, dolci venti, valli chiuse, alte colline e luoghi sereni, rifugio delle mie fatiche d'amore, delle mie alterne e dolorose vicende; o, uccelli, graziosi abitanti dei boschi verdeggianti, o ninfe e voi, pesci, che trovate rifugio e nutrimento nel fondo erboso e fresco del fiume trasparente, le mie giornate allora erano così chiare, e ora sono così cupe, come dominate dalla Morte: così, nel mondo, ogni uomo ha il suo destino fin dal giorno in cui nasce.

 

CCCX
 

[ 310 : Zefiro torna, e 'l bel tempo rimena ]

Zefiro ritorna e riporta il bel tempo e i fiori e l'erba, suo dolce seguito, ed il garrire delle rondini [Progne] ed il canto dell'usignolo [Filomena] e la primavera limpida e dai colori vividi. La campagna sembra sorridere e il cielo si rasserena: Giove si rallegra di vedere la luce di Venere più luminosa; l'aria, l'acqua e la terra sono attraversate dall'amore; ogni essere vivente si dispone ad amare. Per me infelice ritornano i più dolorosi tormenti, che dal profondo del cuore muove colei che al cielo se ne portò le chiavi; il canto degli uccelli, il fiorire dei piani, i delicati gesti di belle e decorose donne sono [per me] un'arida realtà, come belve crudeli e selvagge.

 

CCCXXXIX
 

[ 339 : Conobbi, quanto il ciel li occhi m'aperse ]

Scoprii, per quanto mi fu concesso dal cielo e per quanto l'applicazione e Amore mi consentirono di innalzarmi al di sopra di me stesso, cose mai viste e piene di grazia, sebbene mortali, che le stelle dispensarono a un'unica persona [soggetto], colei che amai: la mia vista inferma non fu in grado di scorgere [non sofferse] le altre sue bellezze [forme] sublimi, quelle divine e immortali, così eccezionali [strane] e inconsuete [diverse], poiché erano superiori alle mie capacità intellettive. Pertanto tutto ciò che scrissi di lei, quelle lodi che, ora che la mia donna è in paradiso, mi restituisce sotto forma di preghiere per me a Dio, fu solo una piccola goccia rispetto alla sua bellezza infinita: dato che la penna [stilo] non può sopravanzare le facoltà intellettive e dato che, per quanto la vista umana si concentri nel sole, più questo risplende più la vista ne rimane abbagliata.

 

CCCLIII
 

[ 353 : Vago augelletto che cantando vai ]

Dolce piccolo uccello che canti e ti lamenti del tempo trascorso, poiché vedi intorno a te la notte e l'inverno, mentre il giorno è ormai alle tue spalle e così pure il tempo felice [i mesi gai], se tu conoscessi, così come conosci i tuoi dolorosi affanni, la mia condizione, del tutto simile alla tua, verresti in grembo a questo disperato [Petrarca stesso] per condividere con lui le tue dolorose vicende. Io non so se saremmo alla pari, perché probabilmente quella che tu piangi è ancora viva, cosa che la Morte e il cielo a me hanno negato; ma la stagione e l'ora più spiacevole del giorno, suscitando il ricordo dei momenti dolci e di quelli amari, mi invitano a parlare con te con compassione.

 

CCCLXV
 

[ 365 : I' vo piangendo i miei passati tempi ]

Rimpiango ora il mio tempo passato, che ho sciupato amando una cosa mortale senza mai levarmi in volo, pur avendo le ali per innalzarmi a cose più degne e lasciare di me un esempio non vile. Tu che conosci i miei peccati vergognosi e odiosi, o Re del cielo invisibile e immortale, reca soccorso all’'anima debole e sviata; e supplisci alle sue mancanze con la tua grazia; sicché io, che sono vissuto in continua guerra e tra le tempeste, possa morire in pace e in un porto sicuro, e se la mia permanenza nel mondo fu vana, almeno la mia morte sia lodevole. Degnati di soccorrere con la tua mano quei pochi giorni che ancora mi restano da vivere: tu sai bene che in altri non vi è per me speranza alcuna.

 

CCCLXVI
 

[ 366 : Vergin bella, che di sol vestita ]

Vergine bella, che sei vestita della sola bellezza, che sei coronata di stelle, sei piaciuta tanto a Dio, il quale nascose in te Gesù, la sua luce divina: l'amore per te mi spinge a invocarti; dato che non so incominciare senza il tuo aiuto, e dell'aiuto di Dio, il quale per amore degli uomini ripose se stesso in te. Invoco colei che rispose sempre benevolmente a chi la chiamò con fedeltà. Vergine, se qualche volta l'estrema miseria delle cose umane ti ha fatto nascere pietà, ascolta la mia preghiera, soccorri la mia vita guerreggiata, benché io sia un uomo mortale e tu sia la regina del cielo.

Vergine saggia, una fra le molte beate vergini prudenti, anzi la prima e la più chiara luce: o salda difesa della gente afflitta contro i colpi della morte e della Fortuna, con la quale non solo si sopravvive ma si trionfa; o piacevole freschezza che mitiga la cieca passione che arde qui sulla terra tra gli sciocchi: Vergine, rivolgi i tuoi bei occhi, che videro le profonde ferite nel corpo del tuo caro figlio, a me e al mio incerto stato, il quale indeciso viene da te per consiglio.

Vergine pura, integra e perfetta, madre e figlia del tuo nobile nato Gesù, che illumini questa vita e abbellisci quella divina per mezzo tuo Gesù, figlio tuo e figlio di Dio, o luce sublime di Dio lucente vieni a salvarci negli ultimi giorni; Vergine benedetta, tu sola fosti scelta fai che il pianto di Eva si trasformi in gioia. Tu, già coronata nel regno dei cieli, poiché puoi, fai me degno dell'infinita e beata grazia di Dio.

Vergine santa piena di ogni grazia, tu, che per altissima umiltà sei salita nel cielo da dove ascolti le mie preghiere, hai partorito la fonte di pietà, e il sole di giustizia, il quale libera il mondo pieno di errori bui e fitti; hai riunito in te tre parole dolci care: madre, figlia e sposa: vergine gloriosa, sposa di Dio, che ci ha liberato dai nostri peccati e ha fatto il mondo libero e felice, prego che tu, vera Beatrice, con le sante ferite calmi il mio cuore.

Vergine unica al mondo, senza confronti, che con le tue bellezze hai fatto innamorare Dio, della quale né la prima né la seconda fu simile a te; i tuoi santi pensieri, i tuoi atti pietosi e puri fecero della tua verginità per quanto fecondata un vivo tempio e consacrato a Dio. La mia vita grazie a te può essere gioiosa, se grazie alle tue preghiere, o Maria, vergine dolce e pia, la grazia abbonda nella mia anima, che fu abbondante di peccato. Inginocchiato e inchinato con la mente, prego che tu sia la mia scorta e che tu raddrizzi la mia tortuosa strada verso la giusta meta.

Vergine chiara e salda in eterno, stella luminosa di questo mosso mare, fidata guida e nocchiero di ogni fedele, pensa in quale terribile tempesta io mi trovo solo e senza meta, e già sento da vicino le ultime grida della morte. Ma io affido la mia anima, peccatrice, non lo nego, a te, Vergine; ma ti prego che il diavolo non l'abbia vinta e non rida del mio male: ricordati che il nostro peccare fece incarnare Dio nel tuo verginale ventre.

Vergine, quante lacrime ho versato e quante speranze e quante preghiere inutili ho fatto solamente per mio danno e per mia pena! Da quando sono nato sulla riva dell'Arno attraversando ora questa terra o quell'altra, la mia vita non è stata altro che affanno. La bellezza, gli atti e le parole di Laura hanno riempito la mia anima. Vergine sacra e divina non tardare, perché io sono forse all'ultimo anno della mia vita. I miei giorni più rapidi di saette, fra miserie e peccati, se ne sono andati e solo la morte mi aspetta.

Vergine, Laura è sottoterra, ma mentre viveva ha posto il mio cuore nel dolore, e lo teneva nel pianto, non conosceva uno solo dei miei mali: e anche se lo avesse saputo, ugualmente sarebbe accaduto ciò che accadde, perché ogni desiderio di Laura diverso da ciò che ella in realtà desiderò avrebbe procurato a me la dannazione e a lei tristissima fama. Ora tu donna del cielo, tu nostra dea, se è lecito e se conviene chiamarti così, Vergine di alto sentire, tu vedi ogni cosa umana: tu fai ciò che Laura non avrebbe potuto fare e cioè porre fine al mio dolore: e ciò sarà la mia salvezza e sarà onore a te.

Vergine, io ho riposto in te tutta la mia speranza, che tu possa e voglia aiutarmi nel momento di grande bisogno, non mi abbandonare proprio ora nel momento estremo. Non guardare me, ma Dio che si degnò di crearmi; ma ti muova a salvare un uomo così vile, non il mio valore, ma l'alta somiglianza di Dio, che è in me. Medusa e l'amore mio giovanile mi hanno fatto diventare un uomo di pietra che piange inutili lacrime. Vergine, tu risolleva il mio cuore triste con le tue sante e devote lacrime, così che almeno l'ultimo pianto sia divino e puro, privo di passioni umane, diverso dal primo, per Laura, che non fu vuoto di insania.

Vergine buona e nemica di orgoglio, l'amore della comune umanità ti commuova ad avere pietà di un uomo umile e pentito. Se io ho ancora un grande e mirabile amore per il corpo di Laura, pensa come possa amare te, che sei una cosa gentile? Se io risorgo con le tue mani dal mio stato assai misero e vile, allora io consacro e purifico i miei pensieri, il mio ingegno, il mio stile di vita, il mio parlare e il mio cuore, le mie lacrime e le mie speranze al tuo nome. Sorreggimi a passare a miglior vita, e accogli con piacere i miei nuovi desideri.

Il giorno della mia morte si avvicina, non può essere troppo lontano, il tempo corre e vola così velocemente, Vergine unica e sola, e il tuo cuore ora richiama la coscienza e la morte. Raccomandami a tuo figlio Gesù Cristo, verace uomo e verace Dio, affinché accolga il mio ultimo spirito in pace.

 
 
 




eXTReMe Tracker
        Francesco Petrarca - Opera Omnia  -  a cura de ilVignettificio  -  Privacy & cookie

w3c xhtml validation w3c css validation