LETTERATURA ITALIANA: L'OTTOCENTO

 

Luigi De Bellis

 


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Il Neoclassicismo

Vincenzo Monti

Ippolito Pindemonte


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Il Neoclassicismo


Il Purismo

Durante gli anni del neoclassicismo fu vivamente sentito il problema della lingua, che nel corso del secolo precedente si era notevolmente imbarbarita per l’influenza della cultura illuministica. Contro l’inquinamento dovuto all’uso sempre più frequente di "gallicismi" e di vocaboli volgari, insorse dapprima il veronese Antonio Cesari, che propugnò un rigoroso ritorno alla lingua dei grandi Trecentisti e, in pratica, al Vocabolario della Crusca, di cui curò la ristampa.

Delle stesse idee, ma più moderato, fu il piacentino Pietro Giordani, che si dichiarò favorevole all’uso di vocaboli tratti dai migliori scrittori dei secoli successivi al Trecento.

Decisamente contrario al Cesari fu il Monti, che, con i suoi collaboratori - fra i quali il genero Perticari -, compilò in sette volumi una "Proposta di alcune correzioni ed aggiunte al Vocabolario della Crusca" (1817-1826): la tesi del Monti era che la lingua è un organismo vivente in costante evoluzione e che perciò non può essere bloccata in forme rigide; la lingua è inoltre un patrimonio nazionale e perciò, come non deve accogliere vocaboli ed espressioni straniere, così non può limitarsi alle esperienze di una sola regione (Toscana) e tanto meno a quelle di una sola città (Firenze).

In questi anni il dibattito sulla lingua fu assai vivace, ma bisognò attendere il Manzoni perché il problema venisse a soluzione. E’ però significativo che le varie teorie avessero in comune l’esigenza di salvaguardare l’ "italianità" della nostra lingua.



2000 © Luigi De Bellis - letteratura@tin.it  - Collaborazione tecnica Iolanda Baccarini - iolda@virgilio.it