Questa notevolissima lirica, anch'essa fra le prime della raccolta degli Ossi di seppia, sviluppa il motivo dell'opposizione tra l'io del poeta che si sente irrimediabilmente prigioniero del «male di vivere» e quanti - qui Esterina ventenne che si tuffa in mare - trovano o sembrano trovare la «maglia rotta nella rete», «l'anello che non tiene» che consente di liberarsi dall'angoscia e di vivere felici. [Ossi di seppia]
II mare è oggetto simbolico nella poesia di Montale: il pesciolino che trova la smagliatura nella rete e si libera, può liberamente fluire nel mare e nella vita; l'immagine del mare che di tanto in tanto appare nel percorso tra le viuzze contornate da muri che hanno in cima cocci aguzzi di bottiglia («è tutta la vita e il suo travaglio / in questo seguitare una muraglia / che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia», Meriggiare pallido e assorto) costituisce un possibile indizio di liberazione, se non fosse che è contemplato di lontano («Osservare... / il palpitare lontano di scaglie di mare», ivi).
In Falsetto Esterina è simbolo della vita che si realizza, della vita non coartata dall'angoscia, non "strozzata" dalla riflessione che paralizza: le basta una crollata di spalle per distruggere «i fortilizi / del suo domani oscuro». Esterina è creatura che attinge una divina, pagana felicità nell'immedesimazione stessa con la natura, nell'adesione totale e irriflessa alla vita e alla realtà. Esterina ha infranto la «campana di vetro» che separa il poeta dalla felicità, ha trovato la smagliatura che le consente il tuffo simbolico. II poeta è viceversa «della razza / di chi rimane a terra», di chi è condannato a osservare di lontano la vita, coartato nel suo viluppo d'angoscia. E tutta nella prospettiva di paralizzante riflessione propria del poeta è l'ambivalenza iniziale della giovinezza "minacciosa" di Esterina: Esterina non percepisce la minaccia del tempo e della vita, per questo è «divina» e felice; la percepisce invece Montale che trema per lei, pensando a sé, e per lei prega che il destino non le riservi quelle delusioni, quell'angoscia che a lui altro non permette che osservare da lontano, trepidante e ammirato, la vita che si
realizza.
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