LETTERATURA ITALIANA DEL NOVECENTO

Carlo Emilio Gadda: Il linguaggio e lo stile

La società e i suoi linguaggi: mimesi e deformazione

Strettamente legato al motivo della rappresentazione sociale è quello dei suoi linguaggi tipici: la società si coglie paradigmaticamente, nel bene e nel male, attraverso il suo modo di esprimersi. Anche le ipocrisie, i falsi ideologici, la vacuità degli uomini si possono pertanto cogliere e smascherare attraverso le loro manifestazioni verbali, perché il linguaggio, che è il luogo principe della mistificazione, tramite l'operazione gaddiana, cioè la registrazione ironica o la deformazione parodistica, può divenire quello della demistificazione, dello smascheramento. Procedimento tipico è < quello di dissolvere la falsità degli stereotipi di pensiero e di parola attraverso la loro semplice, implacabile registrazione». Così il Baldi, che cita poi Gadda medesimo: «La frode si rivela dal suo nome, come il ladro dal marchio che gli è impresso a fuoco sulla fronte». Gadda talora procede cioè mediante la pura e semplice registrazione quasi "oggettiva" di lacerti di linguaggi particolari, che possono essere la conversazione salottiera della borghesia milanese o il linguaggio stereotipo dei socialisti d'inizio secolo o quello della propaganda fascista. La capacità mimetica di Gadda nei confronti dei più diversi linguaggi si rivela straordinaria. Ma spesso la registrazione oggettiva si converte in manifesta deformazione parodica e satirica, secondo un dettame di poetica espressionistica chiaramente formulato: «tendo a una brutale deformazione dei temi che il destino s'è creduto di proponermi come formate cose ed obbietti». Nell'uno e nell'altro caso l'intenzione ironica, la prospettiva straniata risulta chiara contestualmente. Nel secondo caso specialmente, quando fa di preferenza ricorso al grottesco e al sarcasmo, Gadda si mostra uno dei pochi scrittori autenticamente e originalmente espressionistici della nostra tradizione novecentesca. Del resto non sono solo i personaggi a usare linguaggi speciali; il narratore (alter ego di Gadda) raramente usa un linguaggio medio, più spesso si mimetizza adottando ora un italiano regionale lombardo, ora il romanesco, ora il fiorentino arcaico, ora un linguaggio ostentatamente colto.

Il pastiche

Ma capita raramente che un testo gaddiano proponga una sola modalità espressiva, sia cioè monolinguistico e monostilistico. Per lo più la pagina gaddiana è il luogo di convergenza e di commistione di linguaggi e registri diversi, accostati e fusi a produrre gli effetti più svariati. E questo il celeberrimo pastiche linguistico e stilistico gaddiano. Sul piano dei registri stilistici, Gadda non mantiene mai a lungo la trattazione di argomenti potenzialmente tragici nel registro tragico e sublime, la sua natura lo porta immediatamente o rapidamente a una degradazione comica del tragico; così per il patetico. Del resto l'adozione del registro comico non è mai in lui gratuita e fine a se stessa: il riso in Gadda assolve spesso una funzione liberatoria (Contini) e nasconde sempre implicazioni serie (ad esempio il tema dell'oltraggio che la realtà materiale, comicamente degradata arreca a Gonzalo: zoccoli, piedi, polli, cani pulciosi, formaggelle che entrano nel suo orizzonte percettivo facendogli violenza), talora potenzialmente patetiche, giacché Gadda degrada anche i temi suoi più cari e per pudore non esibisce mai direttamente i sentimenti più teneri e delicati, come invece esibisce le ire, i risentimenti, i moti atrabiliari. La commistione degli stili, la volontà (antieloquente) di far cozzare l'aulico col prosaico è costante in Gadda: quasi ogni pagina presenta rapidissime escursioni dal sublime al comico, dal patetico al tragico, dal grottesco al sarcastico, e via dicendo. Lo stesso può dirsi per le varietà linguistiche: quasi ogni pagina gaddiana e certo le sue più tipiche presentano una commistione di dialetti (dal milanese a vari vernacoli lombardi, dal fiorentino al romano, dal molisano al napoletano, ecc.), della lingua dell'uso standard e delle sue varietà regionali, di gerghi, di linguaggi settoriali, tecnici e non, di idioletti, del linguaggio aulico della tradizione, di forestierismi, latinismi, arcaismi e così via. Si analizzi questo esempio: «"Questi necrofori, una volta seppellita la sua brava carogna, ci banchettano dentro, felici..." (Era felice anche lui). "Dénter in del venter, in di busekk del ratt...". Si stirò i baffi. "Poi si accoppiano", e questa brutta parola fu pronunziata da un Carlo straordinariamente serio; "indi vi depongono i uovi...". Un'àgape sacrificale, un banchetto totemico...».

Enumerazione caotica e figure di ripetizione

Grande è anche la varietà di figure retoriche presenti nell'artificiosa prosa gaddiana, con una vera e propria predilezione per le figure della ripetizione e dell'accumulazione e per le digressioni (una delle strutture portanti della sua narrativa). Uno dei procedimenti più significativi è quello dell'enumerazione caotica, cioè di un'accumulazione apparentemente disordinata di sostantivi soprattutto (e cioè di cose, fenomeni), ma anche di verbi e aggettivi. È questo l'espediente tecnico (tipicamente novecentesco) più funzionale per la rappresentazione del garbuglio universale: si veda qualche esempio nelle citazioni sopra riportate, altri nei testi. Ma assai tipici e ideologicamente funzionali sono anche i bisticci di tutti i generi, fra cui esemplare è quello dei nomi propri: il linguaggio della norma serve davvero a conoscere il reale, cioè distinguere, catalogare, mettere ordine nella realtà fenomenica? 
Pastiche, plurilinguismo, pluristilismo, enumerazione caotica, bisticci, ripetizioni: sono tutti procedimenti ideologicamente significativi perché consentono immediatamente la rappresentazione del caos, del garbuglio universale. È su questa base di sperimentalismo linguistico frenetico e pirotecnico e di uso mimetico, espressivo e demistificatorio di molteplici varietà linguistiche e stilistiche che Gadda verrà assunto dagli scrittori della neoavanguardia come una sorta di padre spirituale.

 

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