LETTERATURA ITALIANA DEL NOVECENTO

Carlo Emilio Gadda: La cognizione del dolore

Intreccio

Il libro si apre con un ampio primo capitolo a carattere storico-ambientale che narra la situazione del Maradagàl, dove un potente Nistitùo de Vigilancia para la Noche assolda i reduci della guerra contro il Parapagàl per vigilare sulle ville dei possidenti (cui vengono dedicate pagine assai gustose). IL discorso cade quindi sul dottore, che un giorno viene chiamato alla villa Pirobutirro per una visita a Gonzalo. Di Gonzalo, sul cui conto il dottore rievoca pettegolezzi e dicerie, viene tracciato un impietoso e incomprensivo ritratto: si narrano le sue stranezze, le sue manie, e si crea suspense insistendo sul fatto che la Signora (sua madre) abbia paura di lui. Il secondo capitolo sviluppa motivi analoghi: il dottore si incammina verso la villa, incontra una contadina, tale Battistina, che descrive la paura della signora nei confronti del figlio che le guarda in modo sinistro gli orecchini di brillanti e ha terribili accessi d'ira, e la minaccia. Giunto alla villa il medico incontra finalmente Gonzalo. Il capitolo terzo è tutto dedicato alla visita (constatata l'assenza di ogni «male visibile», il dottore non comprende che ad affliggere il paziente è un «male invisibile») e ai discorsi del medico, che insiste perché il paziente compia una gita in macchina con lui e sua figlia Pepita, e di Gonzalo che è inorridito dalla proposta e avrebbe invece bisogno, forse, di trovare una parola di conforto e comprensione. Sta di fatto che i discorsi di Gonzalo introducono il suo punto di vista su alcuni motivi (sue manie e fobie) precedentemente affrontati: egli teme per l'incolumità della vecchia madre, che la notte spesso rimane sola in villa, detesta i peones di cui ella si circonda, cova del rancore per la prodigalità di lei, è ossessionato dall'idea della villa e del muro che ne delimita il possesso, ecc. Il capitolo quarto prosegue lo scandaglio dell'animo di Gonzalo: egli appare preoccupato per la solitudine della madre, ma si mostra restio ad accettare l'idea di pagare il Nistitùo perché sorvegli la villa.

La seconda parte si apre con un primo capitolo in cui domina la figura della madre, di cui si adotta il punto di vista: anch'ella è in preda all'angoscia, per la solitudine, la vecchiaia, il ricordo del figlio morto in guerra, la presenza inquietante dell'altro figlio, di cui è tracciato un ulteriore, cupo ritratto spirituale. Nel secondo capitolo madre e figlio si incontrano: si approfondiscono i motivi della reciproca incomprensione e dell'incomunicabilità. Poi secondo il punto di vista di Gonzalo si apre un'ampia divagazione sulla società maradagalese, sul disordine del mondo sociale. Il terzo capitolo è dedicato ancora ai rapporti tra Gonzalo e la madre e all'approfondimento del «male oscuro» di lui: egli vorrebbe mostrare l'affetto che al fondo lo lega alla madre; l'abbraccia; ma l'arrivo di un oltraggioso peone in casa ne scatena l'ira violenta. Si rievocano altre consimili scene di violenza (Gonzalo calpesta un ritratto del padre). Nel capitolo quarto si narra di un furto in casa del cavalier Trabatta, che non si era voluto associare al Nistitùo, e che ora assolda due baldi giovani perché vigilino sulla sua villa. Un giorno una riunione di villici nella villa di Gonzalo è sentita da questi come un intollerabile oltraggio, una profanazione del proprio luogo di solitudine e di dolore. Gonzalo ne è prostrato ed esacerbato («Nella casa, il figlio, avrebbe voluto custodita la gelosa riservatezza dei loro due cuori soli. L'ira lo prese. Ma la constatazione di quella pluralità sconcia lo vinse: si senti mortificato, stanco»), un «disperato dolore» lo invade, perde il controllo, minaccia la madre («Avrebbe voluto inginocchiarsi e dire: "perdonami, perdonami! Mamma, sono io!". Disse: "Se ti trovo ancora una volta nel braco dei maiali, scannerò te e loro"») e quindi parte. Nel quinto e ultimo capitolo si narra come la Signora venga scoperta moribonda nella villa, dopo aver subito una misteriosa aggressione. Qui il romanzo si interrompe.

Strutture e tecniche narrative

La descrizione dell'intreccio mostra come uno dei procedimenti più significativi del romanzo sia l'alternarsi di diversi punti di vista che concorrono tutti a tracciare un ritratto poliedrico e problematico di Gonzalo, il protagonista alter ego dello scrittore (punti di vista del medico e per suo tramite di vari villici, della Battistina, della madre, di Gonzalo stesso). Lo stesso espediente (la drastica divergenza dei punti di vista) appare funzionale a rappresentare uno dei motivi principali del romanzo, la disperata solitudine del figlio, frutto di incomunicabilità e incomprensione con la madre e col mondo intero (ma da subito è chiaro ad esempio che il medico non capisce Gonzalo: «Il figlio della signora lo attendeva! Probabilmente per un nulla, per una delle solite ubbie: come poteva essere la fifa di morire... Ma se stava da papa!»). Il sistema dei personaggi si struttura di conseguenza su un rapporto di molteplice antagonismo di Gonzalo con tutta o quasi la schiera di personaggi che ruotano attorno a lui e allo spazio simbolico della villa: più drastico e irrimediabile è il rapporto conpeones, villici, rappresentanti del Nistitùo e della società maradagalese variamente evocati; più contraddittorio (perché comprende un desiderio, in Gonzalo, di apertura e di contatto, però costantemente represso e frustrato) è il rapporto col medico, chiamato in villa forse nella speranza di riceverne conforto (ma forse solo per sedare l'ipocondria), e naturalmente con la madre. Nei confronti di questa si evidenzia un rapporto di amore-odio, attrazione-repulsione, che si fonda soprattutto su oscuri traumi infantili rinnovati simbolicamente dal rapporto che essa instaura con i peones di cui si circonda e che perpetuamente violano lo spazio al tempo stesso detestato e sacro della villa. Da notare, sul piano delle strutture temporali, le analessi sull'infanzia di Gonzalo: «una infanzia malata», caratterizzata da «una sensitività morbosa, abnorme», da «un ritardo nello sviluppo», che determina la convinzione «di essere un deficiente», e dalla povertà, dalla carenza d'affetto, da numerose manie e fobie (motivi rievocati soprattutto al capitolo n, 4). Tali analessi aprono una prospettiva su un'epoca in cui il rapporto madre/figlio, nel computo di debolezze e violenze, appare capovolto, per la fragilità del bimbo e l'indifferenza della donna (allora giovane e ambiziosa, quant'è ora vecchia e indifesa). La dimensione spaziale poi è caratterizzata - come detto - soprattutto dalla presenza ossessiva della villa: spazio chiuso (motivo ricorrente: il muro di cinta) sia perché Gonzalo vorrebbe farne un sacrario del proprio dolore, sia perché tutti guardano alla villa come luogo della diversità, della malattia, delle tenebre; ma anche spazio violato, sia nella prospettiva soggettiva di Gonzalo per l'irruzione dei peones, sia in assoluto per l'omicidio che vi viene compiuto. La villa poi si colloca in un contesto caotico di molteplici ville protette e minacciate dalla presenza del Nistitùo (organizza furti contro i non associati a scopo intimidatorio, come accade al Trabatta; del resto è simbolo del Partito Fascista). Il tutto a sua volta in un contesto sudamericano (il Maradagàl) che rimanda in modo trasparente alla Brianza.

Motivi

Tutti i motivi principali della Cognizione del dolore ruotano attorno al grande tema autobiografico gaddiano del "male oscuro" di Gonzalo, che determina la conflittualità di Gonzalo con se stesso, con la madre e col mondo intero. Analizzarli significa ripercorrere l'intero romanzo. Fra quelli già evidenziati qui sopra e in Profilo, 32.2 ricordiamo: l'incomunicabilità, la solitudine, l'oltraggio, l'ira, la villa, la madre, il padre («bozzoliere fallito»),l'infanzia malata, l'educazione rigida («I suoi educatori erano stati grandi e soprattutto perspicaci e sensibili, come tutti gli educatori. Sparta: detta anche Lacedémone...»), il mondo e la società come disordine e garbuglio (cui vengono dedicate anche qui pagine memorabili), gli aspetti più bassi e degradanti del reale, ecc. Ma sarebbero anche da sottolineare vari altri motivi ricorrenti, come quello del geloso "possesso", concepito da Gonzalo, a differenza della madre e della società maradagalese dei nuovi ricchi, con spirito antiborghese e attitudine nevrotica: esso si lega ai motivi della villa-sacrario e del muro, come simbolo del possesso privato e barriera psicologica contro l'irruzione del mondo esterno, e a quello del denaro che ad esempio Gonzalo non vuol spendere per pagare il Nistitùo affinché protegga la villa, nell'oscura consapevolezza che il Nistitùo come il resto della società e delle istituzioni succhia denaro per restituire disordine, soprusi, oltraggi, nella totale disattenzione della legge, e anzi in una caotica confusione e connivenza tra presunti tutori dell'ordine ed eversori, tra guardie e ladri. Quest'ultimo aspetto prelude ad un possibile scioglimento secondo cui ad assalire la madre sarebbero gli stessi rappresentanti del Nistitùo per intimidazione nei confronti dei non aderenti.

 

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