L'autore assume in questo proemio una posizione caratterizzata da due atteggiamenti:
- si indirizza alle donne;
- indica nella sofferenza d'amore e nel bisogno di conforto un terreno di esperienza comune a se stesso e alle lettrici.
Ricordiamo alcuni dati, a cui Boccaccio stesso fa riferimento, della condizione femminile. Le donne generalmente erano escluse dalla conoscenza del latino e dalle professioni intellettuali, dalle attività direttive, dalla vita economica e politica; esse quindi apparivano più disponibili al divertimento ozioso dell'immaginazione.
Ma ricordiamo anche che nella tradizione romanzesca e poetica era stata sancita una identificazione tra donna/giovinezza/gioia/amore e cortesia (o gentilezza): infatti le pene d'amore che distinguono le lettrici, e il narratore, sono anche un segno di superiorità, che è morale e sociale insieme, rispetto a coloro che non amano.
Possiamo da questi elementi derivare il progetto dello scrittore. Notiamo intanto che egli interviene esplicitamente nel testo, parlando in prima persona, proponendo le sue motivazioni psicologiche, facendo dipendere l'opera (l'atto dello scrivere) da un'esperienza reale e largamente condivisa. Tuttavia con l'appello alle donne e il richiamo ad amore Boccaccio non istituisce soltanto un rapporto con la sfera dei fatti sociali e dei fenomeni psichici, ma si riallaccia a una tradizione letteraria storicamente determinata, quella cioè delle opere
di immaginazione e di sentimento composte nelle lingue romanze per un pubblico socialmente elevato. La novella si presenta perciò come genere carico di connotazioni ambigue: letteratura di intrattenimento non destinata ai dotti, ma nello stesso tempo sorretta da ambizioni artistiche (concetto, questo, ripetuto con evidenza maggiore nell'introduzione alla IV giornata); letteratura che soddisfa un bisogno (righe 34-35) e che appare tuttavia evasiva, poiché sostituisce il piacere del racconto a quello delle esperienze, non possibili nella
vita. |