Nella seconda quartina è esplicitamente dichiarato il tema della ambiguità della donna, tra soavitate e crudeltate (la posizione in rima dei due termini dà rilievo al loro rapporto di opposizione).
Anche Cavalcanti, conformemente all'atteggiamento intellettuale che è comune a questi poeti, considera le apparenze sensibili come segni da interpretare; ma, secondo questo testo, la realtà che esse adombrano le contraddice e le capovolge: la donna, che alla vista si presenta «umìle / saggia e adorna e accorta e sottile / e fatta a modo di soavitate» è animata invece da straordinaria crudeltà.
Ogni elemento del sistema concettuale subisce, nel testo, una scissione che moltiplica la ambiguità: l'io dell'amante si divide nell'anima (che piange, «dolente e paurosa» ), nel cuore (che sospira e che morirà), nei sospiri (che escono «bagnati di pianti»), nella mente; la donna si sdoppia in due personaggi: quella crudele, con cui si svolge il dialogo, e la figura malinconica e distaccata che piove nella mente.
La dissociazione dell'io in tre entità (anima, cuore, mente) deriva, secondo alcuni studiosi, dall'influenza dell'averroismo: anima e cuore subiscono violentemente la perturbazione indotta dall'amore per la donna concretamente sensibile; la mente contempla invece una donna idealizzata. Se questo è vero, Cavalcanti vuol dire che l'amore produce una contraddizione insanabile, poiché intelletto e sensibilità divergono: la mente costruisce astrazioni, il cuore
soccombe. |