ANALISI TESTUALE: FRANCESCO PETRARCA

 

Luigi De Bellis

 
 

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Di pensier in pensier, di monte in monte






Questa canzone è stata definita da Fubini la «tipica canzone» di Petrarca, quella in cui il poeta, dopo varie prove, aveva trovato «la forma sua». La canzone è uno dei prodotti più elaborati della sperimentazione linguistica di Petrarca (giunta al culmine negli anni fra il 1338 e il 1345), ed è la celebrazione perfetta del mito di Laura, del paesaggio pastorale, del sentimento d'amore interiormente pensoso del poeta. Il primo verso contiene già, come in germe, tutto il componimento, sia nei suoi sviluppi tematici (l'ascesa al monte e la parallela ascesi interiore), sia nei suoi sviluppi retorici e linguistici (la bipartizione degli elementi, la simmetria, l'ampiezza ritmica dell'endecasillabo a quattro accenti). «Nel primo verso è impresso il movimento che si svolgerà in tutto il resto della canzone: una grande meditazione, la poesia del continuo passaggio da uno stato d'animo all'altro».
Fubini ha messo in rilievo lo straordinario equilibrio degli elementi sintattici, ritmici e metrici della stanza di questa canzone (che è una vera «canzone tragica», solenne e ampia, a differenza della «canzone elegiaca» di Chiare fresche e dolci acque).
A proposito del linguaggio di questa canzone, i critici hanno osservato la sobrietà stilistica (scarsa pittoricità e Scarso colorismo nelle descrizioni); i termini del paesaggio e dei moti dell'animo sono quelli essenziali: basta metterli a confronto con la descrizione naturale di Chiare fresche e dolci acque (i nomi delle cose, l'aggettivazione, i colori).

2001 © Luigi De Bellis - letteratura@tin.it