Quello che emerge, dalle argomentazioni di Petrarca in questa lettera è «la coscienza e l'affermazione del proprio essere intellettuale, irrimediabilmente diverso da quello di Dante». Le sue scelte, molto nette, non riguardano solo la lingua (il latino anziché il volgare) o lo stile (la poesia epica dell'Africa o la grande eloquenza delle prose latine anziché la poesia d'amore in volgare, che viene ridotta, almeno nelle dichiarazioni di poetica, a fatto giovanile e a «scherzo, sollazzo, esercitazione dell'ingegno»), ma riguardano anche il pubblico.
La scelta della lingua e dello stile è anche una scelta discriminante rispetto al pubblico: il pubblico a cui Petrarca si rivolge è quello dei dotti, che conoscono il latino e sanno cogliere i significati più seri e profondi della poesia; il pubblico presso cui si è divulgata l'opera di Dante è quello indotto, degli ammiratori ignoranti, cioè il gran pubblico popolare presso il quale la Commedia aveva effettivamente conosciuto, nel Trecento, una grande diffusione. Il pubblico a cui si rivolge Petrarca è chiuso negli studi degli umanisti; quello della Commedia lo si incontra, vario e numeroso, nelle strade, nei teatri, persino nelle taverne. |