Letizia Lanza, più conosciuta come antichista, saggista e fine critica, già autrice di pregevoli e numerose pubblicazioni, con questa opera si riallaccia ad una ricerca poetica iniziata con Poesie Soffocate (2005) e proseguita con Levia gravia 2004-2005 (2006), raccolte caratterizzate da brevissimi versi nei quali si concentravano, con un misto di timore e pudore, emozioni e sentimenti segreti. Le poesie di Tracce, pur mantenendo una rigorosa brevità del testo e il felice impasto di lingua moderna e antica, ci rivelano un insospettato approdo.
Il dettato si è fatto più sicuro e le scelte linguistiche più consapevoli. L’estenuante scavo della parola e dei sentimenti, inestricabilmente legato al linguaggio e all’amore per l’antichità, diventa concreto e prezioso strumento teso a recuperare la bellezza, non solo formale, della classicità (frammenti lirici greci e certi haiku giapponesi sembrano essere il modello ideale). Con il suo ibrido pastiche linguistico l’autrice ripercorre il cammino della parola nel tempo riportandone sapientemente alla luce dimenticati valori e originari significati. Ricerca colta e innovativa, degna di attenzione non solo per la forma, ma anche per il limpido, etico messaggio della voce che la abita.
Annalisa Macchia in GRADIVA 43/44 Spring and Fall 2013
Letizia Lanza, Tracce, a cura di Gianmario Lucini, Pianteda (SO), Edizioni CFR, 2011, pp. 43, Euro 7,00.