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L. Lanza, La verità e il mito. Trittico muliebre. Premessa di T. Agostini, Supernova 2010

di Pierino Gallo



Molto tempo è passato da quando, già sul far dell’Ottocento, il mondo delle lettere e l’antropologia si aprivano all’indagine dell’Atro. Orientalismo, esotismo, esoterismo… tutto contribuiva a smascherare il Diverso, ad incrociare il suo sguardo senza esserne annientati, a elaborarlo. Circa un secolo, poi, dacché altre piste – i Gender Studies, Freud, la psicanalisi – penetrarono, tra donne e perturbante, nei meandri del comune etichettario. Talvolta con l’esempio del “sublime”, rivisto in chiave nera da Edmund Burke, talaltra con il cinema d’orrore.

E il vaso, ad oggi ancora, resta aperto. Non già per quegli snodi concettuali che il nostro armamentario occidentale ha sempre approfondito, rischiando assurde normalizzazioni, bensì per la radice, l’archetipo, il motore. Lo sguardo più propizio andrebbe a risvegliare i due tronconi estetici di Bibbia e Antichità, di merveilleux chrétien e spazi mitici, e si potenzierebbe scrollando le faziose incrinature accumulate.

La fervida scommessa ci sta tutta nel libro della Lanza, uscito un anno fa per Supernova. La “verità” ed il “mito” sintetizzano le tappe dello studio votato al “femminile” e al culto magico. Le tre sezioni inoltre (1. Nel nome di Eva, 2. Su stregheria e dintorni. Appunti vari, 3. Strigi e vezzi metamorfici) scandiscono i suoi perni concettuali: la donna come esempio inaffidabile (modello antico e biblico), la strega dalla latina striga (a sua volta da Strix), e il culto metamorfico connesso (allocco predatore di neonati o vecchia ingannatrice). Giammai si sfocia nel compilativo. Il metodo rispolvera à rebours i preconcetti per poi ricostruire o, meglio, disvelare. I personaggi femminili analizzati sono perciò riletti sotto valenza positiva, come le donne portatrici di saggezza della Bibbia. La novità e la freschezza della Lanza sta ancor più nel rintracciare un vero solco che lega saldamente la figura dall’alba del pensiero al mondo attuale. La donna nella sua emancipazione. “È per questo che la differenza sessuale non è una differenza qualsiasi: essa è piuttosto la traccia dell’origine che, senza necessità né costrizione, fa differire donne e uomini, ciascuno/a nel suo essere proprio. La differenza divina è l’altro nome dell’imperscrutabile libertà di Dio.” (p. 50).

L’immenso serbatoio d’annotazioni, rimandi e citazioni rivela, per finire, i bei tesori di un’indiscussa orchestrazione intellettuale.

in:  “SENECIO”, rivista online