El lampioner

 

Il lampionaio

 

Per dindina, per dindana,

che fumana, che fumana!

non se veda un pass in lā,

se non caschi č una slachā.

En serade tutt le porte,

en le strade tute morte,

i marė con le moier

stan sentadi al fogoler

e i putei con sto gran fret

oramai en tuti a lett:

sol le gate inamorade

con le meste sgnavolade

ciamen fora i so moros

negher, bianch, sorian e ros.

Ne l’andar per le contrade

tute frede e spopolade

dentr al pet el coresin

me smartela senza fin.

Ma chi vedi, chi sarā

quel lumin che vegna in sa?

Lu s’innalsa e lu se sbassa,

forse č un mort scapā dla cassa

che protett da la fumana

bala alegar la furlana!

Vecio Dio! č chė visin!

chi sarā a la fin dei fin?

Ah! ho capė, o che piaser,

č un simpatich lampioner,

che con tuta cavanā

vegna, impissa, passa, !

 

 

Per dindina, per dindana,

che nebbia, che nebbia!

non si vede avanti di un passo,

se non cado č una slachā (fortuna).

Tutte le porte sono chiuse,

le strade sono tutte deserte,

i mariti con le mogli

stanno seduti al focolare

e i bambini con questo gran freddo

sono giā tutti a letto:

solo le gatte innamorate

con le meste miagolate

chiamano fuori i loro morosi

neri, bianchi, soriani e rossi.

Nell’andare per le strade

tutte fredde e spopolate

il cuore dentro al petto

mi martella senza fine.

Ma chi vedo, chi sarā

quel lumino che viene in qua?

Lui s’innalza e si abbassa,

forse č un morto scappato dalla bara

che protetto dalla nebbia

balla allegro la friulana (antico ballo)!

Sant’iddio! č qui vicino!

infine, chi sarā mai?

Ah! ho capito, o che sollievo,

č un simpatico lampionaio,

che con tutta cavanā (devozione)

viene, accende, passa, va!

 

ELENCO

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