A l'Istitut

 

All'Istituto

Gh'em a Mantoa da un pess

una Pia istituzion

che g'ha a cor nel temp istess

i povrett e l'istruzion.

Un bon vecc del stamp antich,

vói parlar del fu Trabott,

del ben far sincer amich

pien de cor e de magnot,

per dar util ai gnivrim

che en da tutti dispressà,

ha donà i pisciutim

ai futuri disperà.

Vita e foch de l'opra pia

è un iudio del vecc chasser:

se volì saver chi sia,

è Lisandr'el cancellier.

Toca la cinquantina

e sul nas porta i occiai

fa gran sfoggio de dottrina

sui presenti e antichi mai:

e per dir la verità

è un ingegn original,

compra e venda antichità,

fa ricete da ospedal,

fa sproloqui da avocat,

fa comenti sul Talmut,

vol entrar in ogni fatt

per mostrar che sa de tutt.

Ma nel fondo, fondo, fondo,

è un gran néro malmasal;

un chalota così tondo

è difficil a troval.

Ma stè in gamba, bonagent,

da 'sto tipo ambiziosett,

e tegnive ben in ment

de parlarghe con rispett.

Se per caso una domanda

ve sta propria assai a cor

non scordeve da una banda

de lustral con gran fervor:

più sfacciade e più striscianti

en le vostre umiliazion

e più prest che non vel canti

g'avarì soddisfazion.

E se dopo che avrì fatt

un'istanza comoventa,

g'avrì ditt che si gnischat

sensa bessi né polenta,

dop che avrì contà i malann

dei banim co la moier

e siccome fan i can

g'avarì leccà el seder,

se dop tanta umiliazion

ve daran un cavourin

sentirì 'sto gran omon

a cantarve in falsetin:

- Dighe grazie al sotoscritt

se t'han fatt st'elargizion,

che se non g'avess ditt

una mucia de ragion

in favor del gniscadut

che rallegra el bel stat,

sta sicur che l'istitut

gnanca un fenech t'avria dat.

Ben poss dir che dentar lì

son di più de sior moreno,

le parole che digh

valen più d'un aschiveno:

non per gnint son ciamà

dei povrett el protetor;

prega Dio con cavanà

che te tegna in favor;

che se me dovess stufar

e mandass le dimission

coma mai podrisset far

sensa un om de cor tant bon? -

E con tale apologia,

inforcand i sparnassai

da la vecia scrivania

per guarir i gran mai

tira fora du franchin

de palanche risonanti

con el solit fervorin

de tirar un mes avanti.

Godi e ingrassa, popol mio,

sfama, sfama i putlett,

con du franch a di Dio

gh'et da star content e liet.

Ma non dir ch'en pochi mai,

non far mai ripetizion

che se no, Kai Adonai,

sit un om senza ragion.

Guai a incorrar nel furor

de 'sto tipo da museo,

con gran furia, con furor

lu s'atteggia a Mardocheo,

e per poch che voiet far

lu ghe l'ha pronta e bela

senza farte tant penar

nel cassett una querela.

Una volta g'avansava

el bimester destinà

quand a Padoa studiava

per guarir quei ch'en malà.

Era una settimana

che me fava tribolar

e nascost da la fumana

me schivava a tutt andar.

O me dis che non ghe n'ha,

o che ancor non fan seduta;

o non pol perché non g'ha

da bolar la ricevuta.

Un bel dì g'ho fatt la posta

sul canton de Via Magnani

per aver el nulla osta

da ciapar i carantani.

Tutt nascost nel tabar

soppegand mel vedi lì:

me meti a stranudar

come a dir: "Sit chì!... Sit chì!”…

E 'sta volta el stat d'assedi

era propria andà a pennel:

lì non gh'era più rimedi

per schivar de dirme un quel.

 - Sono proprio dispiacente,

de doverghe dir de no,

al moment non poss dir niente

perché bessi non g'ho. -

E così per evitar

la risposta noioseta

col simpatich parlar

m'ha tegnù più d'un'oreta.

M'ha contà le vecie storie

de la prima gioventù;

che success, che rare glorie

ha vantà 'sto bel bijoù!

Del bon Giobbe la pazienza

è una roba assai meschina

in confront de la prudenza

che g'ho avù quela mattina.

Ma intratant co l'applaudir

le spaccade che contava

g'ho podù a la fin lartir

i magnot che m'importava.

Dal loquace suppador

liberato finalment,

g'ho augurà con tant de cor

una muccia d'accident.

Viva, viva el cancellier

om de cor e de pietà,

gran dotor e gran spizier,

negoziant d'antichità!

Viva l'om del stat d'assedi

gran tutor dei povarett...

ah! cerchema el gran rimedi

che el mantegna san e liet,

fin che quand sarà mort

‘sto curios e gran portent

ghe farem de legn ben fort

un superbo monument.

 

 

Abbiamo  a Mantova già da molto tempo

una Pia istituzione

che ha a cuore al tempo stesso

i poveri e l'istruzione.

Un buon vecchio all’ antica,

voglio parlar del defunto Trabott,

sincero amico del fare il bene

pieno di cuore e di magnot (soldi),

per dare aiuto ai gnivrim (ebrei)

che sono disprezzati da tutti,

ha donato i suoi pisciutim (denari)

ai posteri disperati.

Vita e fuoco dell'opera pia

è un iudio (ebreo) del vecchio chasser (ghetto):

se volete sapere chi è,

è Lisandro il cancelliere.

È già sulla cinquantina

e sul naso porta gli occhiali

fa gran sfoggio di cultura

sui mali presenti e antichi:

e per dir la verità

è un ingegno originale,

compra e venda antichità,

fa richieste di ricovero in ospedale,

fa sproloqui da avvocato,

fa commenti sul Talmut (testo sacro),

vuole entrare in ogni fatto

per mostrare che sa di tutto.

Ma tutto sommato,

è un gran néro malmasal (povero disgraziato);

un chalota (sciocco) così grande

è difficile da trovare.

Ma state in guardia, buona gente,

da questo tipo ambizioso,

e ricordatevi bene

di parlargli con rispetto.

Se per caso una domanda

vi sta proprio molto a cuore

non dimenticatevi da una parte

di lisciarlo con grande fervore:

più sfacciato e più ipocrita

è il vostro atteggiamento umile

e più presto che non vi dica

verrete soddisfatti.

E se dopo che avrete fatto

una richiesta commovente,

gli avrete detto che siete gnischat (poveracci)

senza soldi né polenta,

dopo che avrete raccontato i guai

dei banim (bambini) e della moglie

e così come fan i can

gli avrete leccato il sedere,

se dopo tanta umiliazione

vi daranno una moneta

sentirete questo grande omone

cantarvi in falsetto:

- Dite grazie al sottoscritto

se t'hanno fatto questa elargizione,

perché se io non gli avessi detto

una mucchio di ragioni

in favore del gniscadut (miseria)

che rallegra la tua bella situazione,

sta sicuro che l'istituto

non ti avrebbe dato nemmeno un centesimo.

Posso ben dire che lì dentro

conto più del signor moreno (maestro),

le parole che dico io

valgono più d'un aschiveno (preghiera):

non per niente io sono chiamato

il protettore dei poveri;

prega Dio con cavanà (devozione)

che ti mantenga nei miei favori;

perché se mi dovessi stancare

e dessi le dimissioni

come mai potreste fare

senza un uomo tanto buono di cuore? -

E dopo questo discorso,

inforcando gli occhiali

dalla vecchia scrivania

per guarir i tuoi grandi mali

tira fuori due monetine

risonanti da cinque centesimi

con la solita raccomandazione

di tirare avanti un mese.

Godi e ingrassa, popolo mio,

sfama, sfama i tuoi figli,

con due franchi in fede di Dio

devi essere contento e lieto.

Ma non dire mai che sono pochi,

non rispondere mai

perché altrimenti, Kai Adonai (com’è vero Iddio),

sei un uomo senza ragione.

Guai a incorrere nel furore

di questo tipo da museo,

con gran furia, con furore

lui s'atteggia a Mardocheo,

e per poco che facciate

lui ha già pronta e bella

senza farti tanto penare

una lamentela nel cassetto.

Una volta ero in credito

del bimestre assegnatomi

quando io studiavo a Padova

per guarire quelli che sono malati.

Era già una settimana

che mi faceva penare

e nascosto dalla nebbia

mi schivava continuamente.

O mi dice che non ne ha,

o che non si sono ancora riuniti;

o non può perché non ha

i bolli da mettere sulla ricevuta.

Un bel giorno mi sono appostato

sull’angolo di Via Magnani

per aver il nulla osta

per ritirare i soldi.

Tutto nascosto nel suo tabarro

zoppicante me lo vedo lì:

io mi metto a starnutire

come a dir: "Sei qui!... Sei qui!”…

E questa volta lo stato d'assedio

era propria andato a pennello:

lì non c'era nessun espediente

per evitare di dirmi qualche cosa.

 - Sono proprio dispiaciuto,

di doverle dire di no,

al momento non posso dir niente

perché io non ho soldi. -

E così per evitare (di darmi)

una risposta spiacevole

col suo parlare simpatico

m'ha tenuto più di un'ora.

M'ha raccontato le vecchie storie

della sua prima giovinezza;

che successo, che rare glorie

ha vantato questo bel gioiello!

La pazienza del buon Giobbe

è una cosa assai modesta

in confronto della prudenza

che ho avuto quella mattina.

Ma intanto applaudendo

le spacconate che raccontava

ho potuto alla fine ottenere

i magnot (soldi) che m'importavano.

Dal fastidioso chiacchierone

liberato finalmente,

gli ho augurato di tutto cuore

un sacco di accidenti.

Viva, viva il cancelliere

uomo di cuore e pietoso,

grande dottore e gran speziale,

mercante di antichità!

Viva l'uomo dello stato d'assedio

grande protettore dei poveri...

ah! cerchiamo il gran rimedio

che lo mantenga sano e lieto,

fino a ché quando poi sarà morto

questo curioso e grande portento

gli faremo di legno ben robusto

un superbo monumento.

 

 

ELENCO

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