Per far vincere il cambiamento
di
Nichi Vendola

La sfida è appena cominciata.
Alla fine della campagna elettorale, avremo almeno raggiunto un risultato: quello di ridare voce alle persone.
Questa Puglia è sempre più spaventata e regredita dal punto di vista non solo del benessere materiale ma anche di quello, per così dire, spirituale. Una Regione che deve ritrovare un obiettivo in cui credere, una "mission" cui ridare fiato e speranza.
Oggi sentiamo sempre di più la mancanza di moderni profeti come don Tonino Bello, uomini che ammoniscano sui pericoli della militarizzazione della nostra terra, che indichino un percorso che sganci, a partire dal basso, la Regione da un destino fatto di porti e aeroporti militari, destinati a aggredire i popoli d'oltremare.
Viviamo in una Puglia che ha dimenticato quando vantava una borghesia d'impresa che apriva teatri, costruiva nuove rotte commerciali, studiava prodotti innovativi a partire dalle ricchezze locali. Oggi, al contrario, l'apatia delle classi dirigenti, strette dal governatorato della Regione, non trova le motivazioni per risvegliarsi.
Una sveglia l'hanno data i cittadini, mandando a casa una dopo l'altra le giunte di centrodestra che avevano fatto della Puglia la vetrina della politica di Tatarella e Berlusconi.
Nel frattempo queste nostre miserie sono state travolte dalla storia.
Le nostre coste sono diventate approdo di migliaia di persone in cerca di speranza, proprio nel momento in cui è ripartita la corsa all'emigrazione dei nostri ragazzi. Che oggi non prendono più i treni con le valige di cartone, ma fanno su e giù sugli Eurostar per il Nord, alla ricerca di un lavoro buono, che da noi non c'è più.
Immigrazione e emigrazione di ritorno sono due facce della stessa medaglia, ma la colpa non è dei fratelli e delle sorelle immigrati che arrivano da lontano e sono una ricchezza, un patrimonio di umanità con cui confrontarsi. La colpa è dei nostri governanti, che non hanno saputo o non hanno voluto dare risposte. 
A tragedie come lo spopolamento delle nostre intelligenze va data una risposta, altrimenti torneremo mestamente agli anni Cinquanta, quando il Sud ha pagato i costi dello sviluppo del norditalia, ricavandone in cambio poco o nulla.
Il popolo pugliese con le primarie del 16 gennaio ha voluto dare un segnale e ci ha messo di fronte a una richiesta: quella del cambiamento. C'è una cosa che mi avvantaggia e mi fa forte: non ho mai avuto paura del cambiamento. Al contrario, ho sempre avuto paura dell'assenza del mutamento.
Si deve puntare sulla diversità, sull'unione di diverse esperienze e sensibilità per far vincere il cambiamento.

Numero speciale elezioni amministrative 2005