Diritto al lavoro e diritto allo studio, tra devolution e controriforma. La regionalizzazione dell’Istruzione e della Formazione Professionale
di Gaetano Magarelli dai Cobas Scuola - Molfetta

Il ruolo cruciale che la Regione Puglia è chiamata a rivestire nell’ambito dell’Istruzione e della Formazione Professionale non può essere compreso se non a partire da un passaggio fondamentale dell’inesorabile dispiegarsi del processo di devolution: le modifiche al Capo V, parte seconda della Costituzione.

Nella ridefinizione degli assetti istituzionali, infatti, nuove funzioni sono state attribuite alle Regioni, e tra queste “la potestà esclusiva in materia di Istruzione e Formazione tecnica e professionale nel rispetto di criteri generali definiti dallo Stato”.

Mentre lo Stato mantiene prerogative nell’ambito della definizione delle “regole generali”, la Regioni si occupano di attuare interventi specifici nell’ottica non più della garanzia e della tutela di un diritto del cittadino ma della semplice erogazione di un servizio. Senza qui considerare le inevitabili conseguenze in termini di differenziazione formativa sulla base di autentiche, o artificiose, istanze localistiche, non si può non rilevare come questo riassetto normativo abbia aperto la strada alla trasformazione del settore Istruzione e Formazione in un settore di investimento e di profitto ad uso e consumo di soggetti privati presenti nel territorio.

Un ulteriore preoccupante ampliamento delle competenze delle Regioni è stato riconosciuto dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 13 del 2004, emessa in seguito al ricorso presentato dalla Regione Emilia e Romagna, e che assegna al governatore la competenza nella definizione degli organici. Attualmente questo ruolo continua ad essere svolto dall’Ufficio Scolastico Regionale solo in considerazione del fatto che le Regioni non possiedono strutture organizzative in grado di gestire tale funzione.

In ogni caso, la Regione Puglia e il suo governatore avranno prerogative fondamentali nelle future politiche occupazionali e dovranno esercitarle nel contesto degli enormi tagli agli organici che ci sono stati “regalati” dalla applicazione della riforma Moratti.

Come è noto, nelle scuole medie sono state ridotte le ore di discipline come lettere, lingua straniera inglese, educazione tecnica; nei futuri licei si prevede la contrazione di 45.000 cattedre per la riduzione e la scomparsa di molte discipline comprese le ore di laboratorio e degli Insegnanti Tecnico - Pratici; nei Professionali si prevedono ulteriori pesanti riduzioni (circa 40.000) con il passaggio da 5 a 4 anni della durata del corso di studio e la riduzione dell’orario settimanale da 40 a 15 ore.

Il ruolo della Regione assume una importante valenza anche in considerazione dei decreti applicativi sul diritto dovere all’istruzione, sull’alternanza scuola–lavoro, dei decreti sul nuovo sistema di reclutamento, compresi i criteri per l’attribuzione dei punteggi per le supplenze annuali e le immissioni in ruolo del personale precario.

La riforma della secondaria superiore con la divisione classista tra il sistema dei licei e quello dell’istruzione e formazione professionale non è altro che la conseguenza logica di una riforma che nella sua impostazione anticipa al compimento dei dodici anni la scelta degli alunni e delle famiglie circa il futuro percorso scolastico senza una reale possibilità di passare dal sistema dell’istruzione e formazione professionale a quella dei licei.

La Legge Delega n. 53/2003 sulla definizione delle norme generali in materia d’istruzione e formazione professionale all’art. 4 definisce il diritto - dovere all’istruzione e alla formazione che oltre ad eliminare sostanzialmente l’obbligo scolastico introduce l’equiparazione tra istruzione, formazione professionale e apprendistato come modelli per l’assolvimento del diritto dovere all’istruzione riconoscendo di fatto ad entrambi la stessa valenza culturale.

Il decreto sull’alternanza scuola – lavoro è la naturale conseguenza del decreto sul diritto-dovere, è l’inizio della privatizazione dei servizi scolastici nella scuola con l’ingresso delle agenzie formative e dei privati.

Appare evidente l’obiettivo di avere a disposizione manodopera precaria di basso profilo professionale.

I sistemi nazionali di istruzione nell’Unione Europea vanno verso l’innalzamento dell’obbligo scolastico, in controtendenza rispetto a quello italiano, in quanto un rafforzamento delle competenze di base costituisce un ‘solido supporto’ per la vita e per il lavoro.

Questa impostazione, mira a sviluppare nei giovani un’attitudine pre-professionale (istruzione professionale) piuttosto che professionalizzante (formazione professionale).

La vecchia riforma dei professionali (progetto ’92) ha avuto l’obiettivo di fornire agli studenti una preparazione di base solida e polivalente, in cui le discipline dell’area ‘comune’ rivestono nel biennio iniziale un ruolo decisivo, mentre le discipline dell’area di ‘indirizzo’ preparano all’acquisizione di una professionalità di base. Quest’ultima è destinata a consolidarsi nel corso del successivo monoennio che si conclude con il rilascio dell’attestato di qualifica. Nel biennio post - qualifica, con esame di Stato finale, l’inserimento delle attività di Terza Area (300 ore tra teoria e stage) in raccordo con gli enti locali e con il territorio consente di acquisire un profilo professionale specifico, spendibile nel mercato del lavoro o di accedere all’università.

Nel panorama italiano gli Istituti Professionali costituiscono pertanto un esempio significativo di integrazione tra istruzione e formazione. Coniugando lo sviluppo di un sapere professionale con una valida preparazione generale, hanno contribuito alla crescita della scolarizzazione svolgendo con successo il compito prezioso di innalzare il livello culturale e sociale di un’utenza altrimenti destinata alla semplice formazione professionale. Essi hanno garantito pari opportunità formative su tutto il territorio e favorito il confronto di competenze tra studenti di tutte le regioni.

Le offerte formative sperimentali della Regione Puglia

Nonostante manchi l’approvazione definitiva dei decreti attuativi della Riforma Moratti, la Regione Puglia ha stipulato dei protocolli d’intesa e atti amministrativi in sé privi di legittimità ma immediatamente operativi con lo scopo di sperimentare percorsi formativi sia in alternanza scuola - lavoro sia in percorsi integrati tra Istruzione-Formazione per l’assolvimento dell’obbligo formativo. Tali protocolli d’intesa non solo anticipano la riforma ma introducono elementi di privatizzazione all’interno della scuola facendo entrare a pieno titolo i soggetti privati (Enti di formazione) nella gestione della sperimentazione. Bisogna ricordare che in Italia più del 90% delle risorse gestite per corsi di formazione professionale vanno a finire nelle mani dei soggetti privati. Lo scopo è distruggere la scuola pubblica e aprire il mercato dell’istruzione ai privati (Direttiva Europea Bolkestein).

Con i percorsi sperimentali si trasferiscono quote significative di studenti precocemente selezionati dall’Istruzione Professionale, e nel prossimo futuro dal sistema liceale, alla Formazione Professionale con l’incentivo di ricevere libri gratuiti, rimborsi dei mezzi di trasporto, mensa e persino diarie e tutto questo mentre vengono tagliati i finanziamenti alle scuole statali, tagliate classi e organici. Il tentativo non è quello di far diminuire gli abbandoni ma di nascondere semplicemente tale fenomeno perché gli alunni escono dal sistema dell’istruzione nazionale. L’alternanza scuola –lavoro sottraendo molte ore all’orario curriculare, incrementa la dispersione scolastica aumentando le difficoltà degli studenti più deboli nelle conoscenze e nelle capacità logiche. Lo scopo è:

  • ghettizzare gli alunni meno motivati, magari più vivaci, la cui formazione culturale e promozione umana viene delegata a moduli didattici di “cultura generale” che rimandano alle vecchie scuole di avviamento;

  • drenare alunni dalla scuola statale, con conseguente diminuzione di classi e personale, a vantaggio di Centri di formazione professionale in piena crisi di credibilità soprattutto in Puglia.

Vediamo in particolare le tipologie di sperimentazione effettuate dalla Regione Puglia:

  • alternanza scuola-lavoro

In base al protocollo d’Intesa tra Regione Puglia e Ministero dell’Istruzione , l’Ufficio Scolastico Regionale ha stipulato un accordo tra Confindustria, Unioncamere e Spegea (Ente di Formazione) per l’attivazione di 17 percorsi sperimentali, della durata media di 180 ore, stanziando per l’.a.s. 2004-2005 la somma di Euro 943.130. con un costo per corso di Euro 55.480.

Se confrontiamo il costo medio dei corsi di alternanza scuola–lavoro con i corsi post-qualifica (euro 7500 per 300 ore di attività) , inseriti nell’orario curricolare delle classi IV e V dei professionali appare evidente quali e quanti interessi siano in ballo .

percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale
  • 2003

Finanziamento del Ministero del Lavoro

Ogni corso prevede 1200 ore annuali per un totale di 3600 ore di cui 1200 ore da svolgersi presso le istituzioni scolastiche e le restanti 2400 nei Centri di Formazione Professionale o presso le aziende (stage). Il finanziamento complessivo è di Euro 22.944.087 per 34 progetti finanziati per un costo medio di 676.470

  • 2004

Finanziamento P.O.R. (Programmi Operativi Regionali) Puglia (2000-2006) vengono utilizzati i fondi provenienti dall’U.E.. I corsi della durata triennale sperimentano l’integrazione dei percorsi di Istruzione - Formazione Professionale. Il corso prevede 1200 ore annuali per un totale di 3600 ore di cui 1200 ore da svolgersi presso le istituzioni scolastiche e le restanti 2400 nei Centri di Formazione Professionale o presso le aziende (stage). Il finanziamento complessivo è di Euro 16.560.258 per un totale di 25 corsi per un costo medio per corso di 670.000

  • offerta formativa di istruzione e formazione professionale (avviso obf/2004)

Protocollo d’intesa Regione Puglia - Ministero Istruzione – Ministero del Lavoro.

Riguarda percorsi formativi triennali volti all’assolvimento dell’obbligo formativo e attuati in convenzione tra Centri di formazione professionale e Istituti superiori (soggetto partner).

Ogni corso prevede 1200 ore annuali per un totale di 3600 ore di cui 1200 ore da svolgersi presso le istituzioni scolastiche e le restanti 2400 nei Centri di formazione professionale o presso le aziende (stage). Il costo a carico del ministero del lavoro è di Euro 21.680.716 per un costo medio per corso previsto di 670.000 euro (32 corsi).

La regione Puglia a sostegno della scuola pubblica

Garantire nella nostra regione diritto al lavoro e diritto allo studio significa innanzitutto l’impegno del futuro Presidente a contrastare in ogni modo l’applicazione della riforma Moratti mediante:

  • la bocciatura della riforma Moratti in sede di conferenza unificata e il ritiro della stipula dei protocolli d’intesa regione – ministero dell’istruzione relativi ai percorsi di sperimentazione per la salvaguardia degli organici e l’assunzione in ruolo di tutti i precari sui posti disponibili;


  • obbligo scolastico fino a 18 anni e separazione tra istruzione e formazione.

In una società della conoscenza è necessario innalzare i livelli di istruzione e questo può avvenire solo con l’innalzamento dell’obbligo scolastico e con l’incremento dei finanziamenti al diritto allo studio e alla scuola pubblica.

La formazione professionale deve riguardare le attività che vengono dopo il completamento del percorso di studi: corso post - diploma, corsi di formazione superiore (IFTS), formazione continua e riqualificazione professionale in raccordo con il sistema scolastico e in un contesto di ampliamento del servizio pubblico da parte dei Centri Territoriali per l’Impiego, al fine di garantire qualifiche spendibili sul mercato del lavoro e seguite da un attento monitoraggio degli esiti occupazionali.

Numero speciale elezioni amministrative 2005