La mattina del sedici gennaio, davanti al tendone allestito in Piazza per le primarie, sta la schiera celeste degli uomini politici del centro-sinistra, per votare si deve passare lungo questo corridoio di facce stanche e grandi, di facce tristi. Pastrani scuri e punte d’ombrello importanti che sembrano voler scendere al centro della terra oltre le basole della nostra Piazza, professionalità cittadine come ostacoli sul cammino di liberazione delle donne e degli uomini di Terlizzi che hanno deciso di votare Nichi Vendola alle elezioni primarie del centro-sinistra.
Nel gelo di quella domenica invernale arriva la signora Maria, donna del Comitato pro-ospedale. Un tempo abituata a votare seguendo le indicazioni magari del proprio medico di fiducia, del commercialista o del sindacalista, Maria la politica non la consoce e non ne capisce di queste cose, Maria che un voto vale l’altro.
La signora Maria ha presidiato l’ospedale l’anno scorso, ha girato la Puglia incontrando i comitati degli altri comuni colpiti dal Piano di riordino ospedaliero, ha aperto le braccia davanti ad un furgone che voleva portare via le incubatrici dall’ospedale di Terlizzi, ha manifestato per il diritto alla salute e per la sanità pubblica.
La signora Maria ha deciso di votare Nichi Vendola non perché concittadino, ma perché, sotto la pioggia fredda di dicembre, Nichi veniva attorno al fuoco della protesta, perché sotto il palco del tredici gennaio, giornata dei trentamila in piazza per la sanità pubblica, Nichi non sbuffava come gli altri e non rivendicava la visibilità che quel giorno il popolo aveva deciso di strappare al ceto della politica.
La signora Maria sui tacchetti quadrati, con la sciarpa ben stretta attorno al collo, dopo la messa in Cattedrale, nella mattina del sedici gennaio, attraversa il corridoio verso il tendone, sorride al suo medico di fiducia che le da indicazioni di voto, sorride al funzionario che da anni le compila il settequaranta, sorride all’ingegnere che le ha fatto le pratiche per la casa del figlio.
Per la signora Maria adesso un voto non vale l’altro, comprende l’importanza di una croce su una scheda ed ha capito che essere cittadina non si ferma a questo. Vuole contribuire al programma politico del centro-sinistra, pretende che la battaglia portata avanti dal Comitato pro-ospedale di Terlizzi sia concretamente presente dentro l’alternativa che Nichi incarna, non vuole indietro l’ospedale così com’era, vuole una sanità che funzioni per tutti i cittadini della Puglia, vuole fare una mammografia in una struttura pubblica senza aspettare il 2007, vuole che suo marito anziano non vada sbattuto da una parte all’altra della Regione per un ricovero, vuole che il suo nipotino nato da appena quattro giorni non stia nell’ospedale di Bari mentre la sua mamma sta in quello di Corato.
La signora Maria segna con una penna il nome di Nichi Vendola, il suo sorriso consapevole sembra canzonare il ceto politico. Bassa donna anziana, cammina senza oscillare, gli occhi sfottenti sembra che dicano “stavolta…decidiamo noi!”.
L’esperienza di Terlizzi ha varcato le soglie organizzate della politica inventando un nuovo linguaggio, inventando un nuovo modo di vivere la città. La partecipazione massiccia non è stata strumentale a nulla, è stata una partecipazione che s’è scelta i contorni ed i luoghi, i metodi e gli strumenti. Non ha seguito le direttive di un nucleo pensante, si sono moltiplicati i rivoli e le contaminazioni. A volte, durante questa esperienza, mi sono ritrovata a fare cose che pensavo mai avrei fatto, mi sono sciolta nei racconti, ho capito che spesso le analisi valgono molto meno dei fatti.
Il desiderio di comunità si è imposto sopra ogni buona logica post-moderna, l’ansia del racconto, dello scambio, delle risate stupide, della consapevole singolarità di questa esperienza nella ripetizione dei gesti. Le relazioni hanno costruito la storia di questa storia.
Il trionfo di Nichi alle elezioni primarie ha segnato una direzione che va ben al di là dei partiti e dello stesso Nichi. Questa vittoria è si di Nichi che incarna una politica nuova, che parla il linguaggio degli ultimi, che espone il proprio corpo in tutte le battaglie di civiltà e per i diritti che questo sud sta conducendo, da Scanzano a Melfi, dall’Alta Murgia a Terlizzi.
Il trionfo delle primarie però è soprattutto del popolo che questa politica nuova ha deciso di praticare, è il frutto di una crescita collettiva, le donne e gli uomini della Puglia hanno scelto di calpestare le strade e le piazze, mandando al macero le punte importanti degli ombrelli dei notabili di ogni dove e lasciando che la muffa ricopra le pareti di stanze e circoli antichi.
Forse è Maria ad aver vinto le primarie, col suo profumo di violetta, con la sua settantenne ansia del cambiamento, con la determinazione forte della semplicità dei soprusi e dei diritti. Forse è Maria ad aver vinto la battaglia per l’ospedale di Terlizzi, forse Maria andrà a governare la regione Puglia.