Cambiamo? Domanda e richiesta da uno spazio altro
dalla associazione “CASA DEI POPOLI” di Molfetta

Jesus dice a Pedro:
"ma che razza di guerrigliero vuoi che sia
quello li con quelle mani delicate.."
Pedro risponde:
"un vero guerrigliero non si vede dalle mani,
ma dai piedi e da quanto CAMMINA"
CAMMINANDO DOMANDANDO

Subcomandante Marcos


Domenica 16 gennaio: le “primarie”.

Le elezioni primarie sono state indicate dal centro-sinistra come l’unica possibilità in grado di dirimere le controversie interne riguardanti la designazione del candidato da opporre a Fitto nelle prossime elezioni regionali.

Qui non si vuole discutere sulla presunta o meno incapacità interna alla coalizione di definire prontamente il nome del candidato, né sulle conseguenze politiche che tutto ciò ha comportato. Né similmente si vuol dare un giudizio sulla bontà o meno delle primarie come mezzo per “metter d’accordo” le parti politiche riguardo alla scelta del miglior candidato rappresentante.

Che si possano avere opinioni differenti è naturale e oltretutto auspicabile (purché non si trascenda in semplici e sterili battibecchi comareschi).

Quello che più interessa è ciò che le primarie hanno significato per la gente comune, per quella società civile che da anni si è “mossa” per far sentire la propria voce.

Quella società civile che appartiene all’associazionismo vario, che è stanca delle logore pratiche politiciste e burocratiche di chi troppo spesso ha usato compromessi dimenticando le urgenze, i bisogni, le richieste e i diritti dei cittadini; quella società civile che non vuole rimanere silente e in disparte, “perché tanto non cambia mai nulla” e “sono tutte parole”, che non vuole semplicemente essere rappresentata, ma chiede risposte concrete in termini di protagonismo e partecipazione; quella società civile che spera ancora, che vuole realmente cambiare, che vuole investire in “alternative alle solite cattive abitudini”; quella società civile che non hai mai allentato negli ultimi anni la tensione a costruire spazi e che si è raccolta, o in qualche modo avvicinata, a quel “movimento dei movimenti”, simbolo, mezzo e cassa di risonanza del malessere sociale.

Ebbene le primarie hanno “offerto” a questa società civile la possibilità di affacciarsi ancor di più sullo scenario politico-decisionale, di riappropriarsi della politica, del proprio presente e del proprio territorio. Seguendo questa considerazione, allora, la preferenza per Vendola è da iscriversi nell’ambito di un nuovo, o apparentemente tale, processo decisionale nel quale gli attori principali non vanno più individuati solo nel candidato e nel suo partito di appartenenza, ma accanto ad essi c’è appunto la società civile che, dismettendo gli abiti di “comparsa”, è chiamata ad assumere un ruolo, non solo necessario, ma incontestabilmente insostituibile.

Quasi paradossalmente insomma, e forse inconsapevolmente, è stata “offerta” ai cittadini una forma di democrazia partecipata, certamente perfettibile, ma utile a scardinare da un altro punto di vista, quel vecchio modo di far politica, che ha avuto la consuetudine di arrogare l’esclusività decisionale alle segreterie dei partiti. O comunque, checchè se ne voglia dire, le primarie, i dibattiti che sono venuti dopo e tutto “quel tramestio locale di pochi (forse pochi, ma comunque in crescita)” hanno rinnovato gli entusiasmi, sono stati fonte di stimoli e speranza per tutte quelle pratiche e tensioni che, troppe volte negli ultimi anni sono sfuggite a chi sceglie solo “le vecchie abitudini”.


Dalle primarie del 16 gennaio, organizzate in tutta fretta, dunque si riparte ma, soprattutto si riparte chiedendo alla politica dei partiti di non approdare, di non fermarsi, di continuare ancora.


Davanti alla scadenza elettorale, ciò che può far la differenza, per stravolgere la tecnocratica e “insana” - si pensi al riordino ospedaliero - funzione di Fitto, è la mobilitazione di tutte quelle creatività che non hanno mai smesso di organizzarsi nonostante il “fitto grigiore”.

Siamo convinti che questa “creatività”, che lavora, che vive, che è linfa in e per la pratica sociale, culturale e politica, ha fatto la differenza e farà differenza.

Siamo convinti che a una trasformazione della realtà pugliese può concorrere solo la valorizzazione di quelle molteplici competenze culturali, cooperative, sociali e artistiche che nel nostro territorio continuano a crescere seppur fra costanti e continuamente rinnovate difficoltà.

C’è chi non ha mai allentato la tensione a costruire spazi e pratiche di socialità e, noi riteniamo che la “Casa dei Popoli” sia tra questi, e c’è chi, invece, si è mantenuto sul terreno classico di organizzazione e produzione politica, spesso inaridendosi e impantanandosi, questo è evidente.

Ora è necessario un cambiamento che può passare solo attraverso un reciproco riconoscimento tra movimenti e partiti.

Gli spazi ricreativi, ludici, di circolazione della cultura, di discussioni e confronti sono spazi di socialità e proprio per questo immediatamente politici, in quanto la funzione, ma ancor prima, l’esistenza stessa di queste realtà forse risiede nel raccogliere, ospitare in se stessi e rimediare alla mancanza di qualcosa di cui non si parla e di cui la politica dimentica di parlare.

Riteniamo che Nichi Vendola ciò l’abbia compreso da molto tempo, non solo in occasione delle primarie e delle regionali; intendiamo la sua capacità di non dimenticare la precarietà lavorativa di un giovane, quanto la solitudine di un anziano come possibilità concreta di una coincidenza: la coincidenza da lungo tempo attesa fra un’idea di socialità - di cui Vendola nel segno della differenza si è fatto portavoce - e i luoghi che quest’idea di socialità cercano di costruirla, progettandola giorno per giorno.

Dalla cooperazione fra Nichi Vendola e le creatività presenti sul territorio riteniamo che l’attuale quadro possa essere stravolto, che la combinazione fra un nuovo modo di far politica e gli spazi alternativi, che da se stessi e in se stessi modificano la dimensione sociale, possa determinare un cambiamento forte. Infatti, sono forti e da lungo tempo in tensione le esigenze di comunicazione e i desideri di libertà che si inscrivono negli spazi sociali e, questi spazi oggi si danno una possibilità dal più ampio respiro: poiché agenti sul territorio, desiderano non solo una città migliore, ma anche una Puglia migliore.

La Casa dei Popoli da quando è nata, alla fine del 2002, intreccia due percorsi: la cooperazione con le creatività presenti sul territorio e la mobilitazione in occasione di emergenze locali e globali (campagna 2003 contro la privatizzazione delle spiagge molfettesi, adesione e partecipazione alla marcia Gravina-Altamura, alle mobilitazioni contro la guerra e per la pace, incontri in piazza, dibattiti e discussioni sui centri di permanenza temporanea e sulle emergenze dei migranti, sulle pratiche di partecipazione, di consumo critico etc…) con la sua “matrice” o progetto iniziale di “multiattivare” (attivare con diverse modalità) il tempo libero dei soci che vogliono e riescono a impegnarsi.

Per esser più chiari, quello che ciascuno di noi cerca di fare è impegnarsi, basandosi sul principio dell’autorganizzazione e sulla modalità dell’autofinanziamento, nel praticare la socialità, la politica, la solidarietà…, nel dare spazio alle creatività polimorfe, nell’accogliere e incrociare i percorsi di individualità e di gruppi vari… tutte cose che si traducono materialmente nella realizzazione di progetti, proposte ed eventi culturali che vanno dalle rassegne musicali, teatrali e cinematografiche alla produzione culturale (risale al dicembre 2004 la produzione del cortometraggio laLibertà).

La Casa dei Popoli sin dall’inizio ha cooperato con le creatività del territorio, con gli artisti volenterosi, con chi ha voluto testimoniare, portare il proprio contributo, con chi ha con essa voluto parlare del senso della “memoria storica” (organizzazione nel gennaio 2004 e 2005 della Giornata della Memoria) a fronte del larveggiante revisionismo storico (di qui anche l’organizzazione nell’aprile 2004 “Senza memoria non c’è futuro. La Resistenza, 1945-2004) e di tante altre tematiche.

Dall’intreccio di questi tre propositi - l’autorganizzazzione, la cooperazione con le creatività e l’attenzione alle emergenze del territorio - la Casa dei Popoli ha avviato, senza un modello preordinato, l’organizzazione di un luogo che ha tanto da essere, ma sul quale molto influisce il clima politico. In e con questi luoghi la gente tiene viva la speranza del cambiamento, ma a questo cambiamento sono chiamate a impegnarsi tutte le realtà esistenti affinché il riconoscimento fra politico e sociale continui.

Dalle primarie si deve continuare, si può ancora osare, camminare e, camminando, domandare.

Numero speciale elezioni amministrative 2005