Architettura
Il giovane Leopold alloggiava in un piano terra sulla discesa delle
Camere Nuove. In quelle viuzze anguste e perennemente senza luce, lastricate
da pietre sconnesse segnate da profonde spaccature o schegge, si fronteggiavano
palazzi che non andavano oltre un piano di altezza con le facciate quasi
ovunque trapassate dallumidità e con gli intonaci che si
sbriciolavano come croste di pane.
Tutte le inferriate dei balconi erano invase da spessi grumi di ruggine
e di sudiciume, mentre a difendere in qualche modo gli interni restavano
finestroni dipinti e ridipinti con vari strati di vernice verde smeraldo
che il tempo aveva annientato, riportando un po ovunque il legno
crudo. Tra i finestroni socchiusi, come se qualcuno vi soffiasse dentro,
transitavano pigramente lembi di tende che avevano dimenticato il loro
biancore chissà da quando ed ora si erano ridotti a cenci grigi
e laceri. Talvolta un colpo più energico di vento finiva per
impigliarli alle spalliere di qualche sedia dimenticata su quei balconi
che serviva per appoggiare i pochi indumenti da asciugare.
Il resto dello sfascio e del disordine invece era sparso un po
ovunque.
In uno di questi locali per lappunto, abitava il giovane Leopold
che era arrivato dalla Polonia qualche mese prima. Chi lo aveva già
conosciuto diceva che aveva laspetto perennemente afflitto. Forse
era ammalato, e i più vicini non mancavano di imbastire supposizioni
e ipotesi di ogni genere fino ad arrivare alle più inverosimili
conclusioni. Se vedete le mani! Sono bianche come quelle
di un Cristo sceso dalla croce. - Ha il volto smunto come
una mela rinsecchita., diceva qualche altro. Una leggera peluria
dorata, che gli conferiva un insolito aspetto di distinzione tra quella
gente, gli adornava il volto con leffetto però di invecchiarlo.
Non si vedeva quasi mai andare in giro, daltronde con quel fisico
mal ridotto dalleccezionale magrezza, non si capisce che cosa
avrebbe potuto fare e per di più che lavoro avrebbe potuto sopportare,
per cui rimaneva gran parte del tempo chiuso in casa, in attesa di che
cosa non si sapeva. Da quella casa però, insieme a quellacre
sentore di umidità e muffa, si sentiva molto spesso venire il
suono basso e prolungato di uno strumento a corda. Forse un violoncello.
Una musica in tutta sincerità che pareva piuttosto infastidire,
giacchè sembrava metà lamento e metà un concerto
funebre.
Era arrivato in quel quartiere richiamato da una sorella che per qualche
tempo aveva lavorato presso una famiglia, assistendo lanziana
madre che non riusciva più badare a se stessa. Attraverso una
catena di conoscenze che alla fine si perdeva, un architetto, che non
aveva mai tempo per niente al di fuori dei suoi complicatissimi progetti
di restauro di chiese, sacrestie e oratori, era riuscito finalmente
ad arrivare alla giovane polacca. Poi in realtà la giovane era
passata nel suo studio perché, avendo studiato pittura allAccademia
di Varsavia, era stato molto apprezzato il suo album da disegno che
un giorno per dimenticanza era rimasto nella casa dellanziana
madre e che Grete per modestia aveva fino ad allora tenuto segreto.
Secondo larchitetto invece aveva una mano doro nel riprodurre
e copiare colonne, capitelli, battisteri, portali ed altri elementi
da restaurare.
Larchitetto, che tra laltro non era nemmeno lui più
tanto giovane, per qualche ragione in verità piuttosto astratta,
vedeva nella giovane bionda con gli occhi azzurri come il colore del
cielo a settembre uno spirito docile e soave che lo induceva a pensare
ad un tempo e a dei sentimenti passati che riteneva purtroppo disfatti
dalla modernità.
Nella sua incredibile immaginazione, in quei momenti scorgeva Grete
con lalbum da disegno sotto il braccio e una borsetta piena di
penne e libri percorrere le strade infangate dalla pioggia e dalle urine
di oche e papere come se fosse una figura dipinta in un quadro della
Varsavia del Settecento del Bellotto. Oppure la paragonava a un personaggio
di un film o di un romanzo ambientati in un paese dellest. Era
affascinato da quel genere di arte, di letteratura, persino di vestire,
da quella cultura fatta anche da specchiere dorate, ceramiche smaltate,
letteratura e psicanalisi e nebbie profonde. E la musica che Leopold
suonava in sua presenza le rare volte che si incontravano quando lo
invitava ad esibirsi a casa, gli procurava uno stato di pieno appagamento.
Per il troppo lavoro, era successo che delle sere larchitetto
e Grete erano rimasti insieme fino a tardi. Esaminavano fotografie,
disegni, riproducevano linee sui fogli millimetrati, poi scrivevano,
si segnavano nomi e termini, anno di costruzione, materiali. In mezzo
a matite, boccette di inchiostro, planimetrie, qualche volta capitava
che larchitetto alzasse gli occhi verso Grete e, guardandola con
pudore e distacco, si chiedeva: - Che cosa riesce a capire di
queste pietre e delloscuro medioevo delle nostre chiese intriso
di santi, crociati, animali e simboli di una fede spietata e spaventosa?.
Corpo
Grete non era molto alta. I vestiti che indossava erano vestitini sfiancati
oppure pantaloni e magliette. Erano sempre di almeno una taglia più
grande delle sue misure, per cui, muovendosi o spostandosi, sembrava
sbattere nel tessuto come il manico di una scopa in un cilindro vuoto.
In questo modo non veniva percepito nessun segno del suo corpo. Eppure
ai suoi sorrisi, al suo comportamento gentile, al tono sommesso della
voce, al modo di camminare e di chinarsi per prendere una matita nuova
dallultimo cassetto della scrivania, soggiaceva un richiamo tenue,
flebile e pur tuttavia tangibile e irresistibile. Era come se dalla
banalità della sua giovinezza sgorgasse una casuale e semplice
voluttà che si disperdeva nellaria. Grete non era bella,
ma il chiarore della carnagione proprio come quella di una bambina e
soprattutto i movimenti e il modo di parlare la rendevano desiderabile
come un frutto acerbo dai colori ancora accesi e profumato da tenere
in un piatto e guardare, poiché sicuramente né larchitetto,
né Grete avrebbero mai abbandonato alla vacuità i loro
pensieri.
Un giorno larchitetto prese la mano destra di Grete, le tolse
la matita con cui stava disegnando e le disse: La tua mano è
mossa dalla bellezza. Grete arrossì.
Crocifisso
Al centro, sulla parete della piccola camera da letto ricavata dividendo
in due il locale con una coperta marrone appoggiata ad una fune, era
appeso un crocifisso di legno scuro con un Cristo di gesso con un piede
rotto che i due fratelli si erano portati da Varsavia.
Ogni sera, dopo aver ripulito il tavolo dai residui della cena, i due
fratelli si riunivano per pregare. Grete leggeva anche qualche pagina
del Vangelo, dopodichè si addormentavano affidando a quel crocifisso
uno sguardo sofferente e pieno di lacrime. Né Grete, né
Leopold erano capaci di dire una sola parola ad alta voce.
Lettera
Carissima mamma,
ti inviamo tutto quello che siamo riusciti a mettere da parte questo
mese. So che non è molto, ma purtroppo io non riesco ancora a
trovare un lavoro. Tra laltro in questi giorni ho un forte mal
di denti e
A proposito sai come lo sto curando? Con impacchi
di alcool puro. Me lo ha detto Grete. Dice di aver letto che il nostro
amato Chopin curava i suoi frequenti mal di denti nello stesso modo.
A parte questo Grete ed io stiamo bene.
Qui cè sempre il sole e la gente sta volentieri fuori di
casa. Io invece preferisco rimanere a casa e studiare. Ho conosciuto
un sacerdote che insegna in una Scuola di musica che si trova a pochi
passi da noi. Qualche giorno fa si è trovato a passare per caso
davanti a casa nostra, ha sentito suonare ed è entrato. Devo
dire che è stato molto gentile con me. Ieri mi ha portato alcuni
libri di solfeggio ormai introvabili. Mi ha detto di averli trovati
su una bancarella in un mercatino.
Carissima mamma, qualche sera fa sono stato invitato a casa dellarchitetto.
Mi ha detto di essere stato contento della visita. Grete ha preparato
qualcosa da mangiare. Del formaggio con il miele. Il vino era buono
naturalmente, però sono stato male fino allarrivo a casa.
Puoi immaginare comè finita.
Vorrei che tu fossi sempre vicino a me. Vorrei poterti vedere. Te, Irina,
papà, i compagni del Conservatorio, Witold il violinaio. Mi mancano
le tue caramelle di vetro e le tue letture delle poesie di Szymborska.
Vorrei ritornare a Varsavia, affacciarmi al balcone di casa e spargere
sul davanzale i chicchi di granoturco ai colombi. Come una volta.
Racconto
Questo è un racconto sulla separazione e sulla musica. Sulletà
adulta e sulla consapevolezza.
A Grete, a Leopold, allarchitetto e a tutti gli altri non sta
succedendo niente di particolare. Ognuno di loro sta prendendo la consapevolezza
di perdere la capacità di amare.
Si
bemolle maggiore
Quando Leopold prendeva il violoncello tra le mani e cominciava a far
scivolare larchetto sulle corde, soffermandosi sul si bemolle
maggiore, avvertiva una vertigine, un istante di giramento di testa,
poiché larmonia di quella nota gli entrava nel cuore, partendo
dalla punta delle dita indurite dai calli. Quel sottile spasimo si trasformava
in uno stato di leggera estasi in cui la musica diventava causa di tutto
il benessere possibile, fino ad arrivare alla perdita dei sensi. La
percezione materiale di ciò che gli era attorno svaniva. Nel
suono erano contenute lemozione e la felicità. La poesia
e il calore. Andava su e giù sulle corde, avanti, poi indietreggiava
lentamente con larchetto come si fa sulla schiena di un corpo
e in quel frangente si sentiva finalmente svuotato dalle paure e dai
tormenti. Più veloce, più veloce, Leopold.,
gli gridava il maestro, ma Leopold quel si bemolle maggiore di Bramhs
sentiva che doveva essere prolungato il più possibile.
Termine
Grete rientrò come al solito per lora di cena. La lampadina
era accesa perché dalla strada si intravedeva che il locale era
ancora illuminato.
Quando entrò vide Leopold seduto alla sedia con il capo allindietro.
Teneva ancora nelle mani il violoncello come se avesse voluto trattenerlo
per evitare che cadesse. Grete non ebbe nemmeno la forza di gridare,
le sembrava quasi ovvio quello che vedeva.
Dopo qualche giorno prese lei a scrivere alla madre, assicurandola che
Leopold non poteva farlo soltanto perché era impegnato con gli
studi su Brahms con quel sacerdote che gli aveva promesso un impiego
come insegnante di solfeggio. Poi cè anche
quel mal di denti che negli ultimi giorni si è aggravato.
Naturalmente tutti e due erano ben consapevoli che molto spesso la verità
è inutile.