Una legge truffa per le elezioni regionali
di Michele Losappio
(Presidente Gruppo Regionale Rifondazione Comunista)

Si può fare una legge su misura per "facilitare" l'esito delle elezioni regionali in favore del proprio schieramento?
Per Fitto e il centrodestra la risposta è affermativa; anzi, lo si deve fare nelle ultime settimane della legislatura per accrescere le difficoltà degli avversari presi di sorpresa, in contropiede.
Così dopo le belle parole e le assicurazioni inviate all'opposizione, direttamente o tramite "amici", nella fase di discussione ed approvazione del nuovo Statuto, con una faccia di marmo e una determinazione degna di miglior causa, il superpresidente, a Statuto acquisito, ha informato la Puglia della sua decisione: per la legge elettorale, signori, si cambia.
II prestigiatore ha ancora una volta estratto dal suo cilindro il coniglio nero.
Se avesse dichiarato questa intenzione un anno fa, oggi in Regione si discuterebbe ancora di Statuto, così come accade in altre 12 (fanno eccezione, appunto, Puglia e Calabria).
Sorvoliamo sulla ingenuità di chi, nel centrosinistra, si è voluto illudere e non ha saputo valutare il cinismo e la "caratura" istituzionale che ha caratterizzato la gestione della destra in questi anni. Rifondazione Comunista è stata lasciata sola, fino all'ostruzionismo, a combattere la battaglia culturale e democratica sullo Statuto anche da coloro che non si riconoscono nella vulgata presidenzialista.
Evidentemente le modalità di approvazione, rimodulazione e riapprovazione del Piano di Riordino Ospedaliero e tanti altri casi non meno eclatanti non sono stati sufficienti per chi non ha voluto vedere ed oggi è costretto ad inventarsi formule magiche e strane coabitazioni.
Resta comunque, inequivocabile, la responsabilità del cosiddetto Governatore sul piano politico, su quello culturale, sul terreno democratico e dei diritti.
Il modello di Fitto è quello di una "democrazia autoritaria" molto simile alle suggestioni di Berlusconi e del suo premierato forte.
In più, come per il suo leader nazionale, si aggiunge anche una buona dose di spregiudicato opportunismo: violare le regole e i patti è considerato lecito pur di arrivare alla meta. Insomma, se fosse un venditore di automobili sarebbe bene girare alla larga. Purtroppo è il Presidente della Regione ed i danni sono commisurati alla funzione.
II Presidente ha stabilito che una legge elettorale va fatta solo con la maggioranza. Se l'opposizione si arrende e cede, va bene; gli si riserverà l'onore delle armi. Altrimenti, nisba.
Su questo terreno, quello delle garanzie democratiche e della difesa del principale diritto dei cittadini, il diritto a un voto uguale per tutti e per tutti dello steso valore e "peso", decide chi oggi é più forte in aula.
La tesi è che bisogna assicurare la governabilità e ridurre la frammentazione; per questo la nuova legge deve contenere dei meccanismi "saracinesca".
In verità sarebbe necessario un ragionamento meno superficiale, ad esempio sul rapporto fra sistema maggioritario e proliferazione dei partiti locali o personali.
In Puglia ce ne sono alcuni (Socialisti Autonomisti, Rinnovamento Puglia), ma il record è della Calabria. Basterebbe, al riguardo, una modifica del regolamento (altro strumento che non è considerato) per evitare fenomeni di furbizia e malcostume come la presenza dei Gruppi Consiliari dei Popolari e dei Democratici sopravvissuti alla nascita della Margherita per ottenere benefici finanziari e gestionali. Lo stesso vale per il "misto".
Come sia la proposta di legge di Fitto garantisce la governabilità (ampiamente acquisita già in questa legislatura) con l'attribuzione, comunque vada, del 60% dei seggi in consiglio allo schieramento del presidente vincitore.
E' perciò evidente che lo sbarramento per la singola lista al 5% (attualmente è in vigore solo per lo schieramento ed al 3%) non ha nulla a che vedere con tale esigenza.
L'obiettivo è evitare che i 14 partiti del centrosinistra presentino 14 liste (15 se c'è quella del candidato presidente), fra loro collegate, in tutte le circoscrizioni provinciali. Fitto, infatti, sulle alleanze è soccombente e, nonostante la sua lista personale, dispone di un numero di candidati di gran lunga inferiore.
Perciò, per tagliare i rivali, impone un meccanismo che scoraggia la presentazione e costringe all'aggregazione obbligata.
Forze politiche locali o nazionali "quotate" intorno al 2% saranno costrette a fare capriole sapendo che la presentazione autonoma comporterà una penalizzazione (giacché agli elettori sarà evidente l'impossibilità di superare lo sbarramento) e quella aggregata determinerà comunque un calo di consensi, dato che in politica la somma di sigle comporta in genere una perdita di voti (l'ultimo caso è quello del triciclo europeo).
Le liste del centrosinistra dovranno così ridursi a sei-sette e con esse caleranno i candidati in competizione.
La percentuale dello sbarramento, notevolmente alta e pari a circa 100.000 voti, è stata poi individuata dalla destra sulla base delle proprie esigenze contingenti.
Abbandonati al proprio destino gli ultimi scampoli dei socialisti e i fans di Sgarbi, per Fitto il problema é la tenuta dell'UDC.
Su questa previsione viene calibrata la percentuale di sbarramento e di fronte alle difficoltà del partito dì Follini - anche per la mini scissione dell'ex CDU pugliese e il possibile prosciugamento causato dalla lista Fitto - il governatore ha rispolverato il suo volto più umano ed ha promesso, in cambio del fair play del centrosinistra, un abbassamento dell'asticella che nella proposta di legge è al 5%.
La verità é che questa possibilità deriva proprio dai problemi interni al centrodestra, mentre per l'opposizione l'unica garanzia sta proprio nell'inasprimento del contrasto, fino all'ostruzionismo, di tutte le attività consiliari di questi ultimi mesi. Un saggio lo si é avuto nella turbolenta seduta del 23 novembre.
Il testo della legge-truffa contiene anche altre perle.
Non c'è, ad esempio, alcun riferimento all'alternanza dei sessi per le liste e per la Giunta nonostante le disposizioni della Corte Costituzionale e le tradizionali lacrime di coccodrillo per un Consiglio in cui c'è una sola donna, arrivata casualmente a fine percorso.
Non c'è cenno dell'impegno d'onore assunto dallo stesso Consiglio per garantire una rappresentanza istituzionale agli immigrati.
Non c'è chiarezza sulla circoscrizione della VI provincia a causa di una formulazione volutamente ambigua.
Per la loro genericità sono del tutto insufficienti ed inappropriati i riferimenti ai motivi di ineleggibilità e di incompatibilità.
Dubbi sono anche i passaggi che segneranno i rapporti fra la Regione, la Corte di appello del Tribunale e le Prefetture.
Ciononostante il centrodestra non vuole l'esame in commissione. Teme che le modifiche possano far saltare il banco e si appresta ad un ennesimo blitz in aula, perfino come emendamento nella legge di bilancio.
Si può ben immaginare quale sarà la portata dei miglioramenti che si potranno praticare nella surriscaldata atmosfera di un'assemblea logorata da ore di discussione su tutto lo scibile umano (questa è la legge di bilancio in Puglia!), magari alle due di notte!
Eppure questo scippo della democrazia, questo attentato ai diritti di tutti noi, questa incivile prepotenza è proprio e purtroppo lo scenario più probabile.
Non occorre, allora, per battersi essere -come noi siamo- convinti proporzionalisti ed è quanto sta accadendo nonostante il colpevole disinteresse dei vertici dei partiti troppo occupati sulle candidature.
Servirebbe, però, uno scatto dei movimenti, dell'associazionismo, della cultura, di quella parte di società il cui protagonismo è stato decisivo nella vittoria di giugno.
Subito, perché siamo già in ritardo.


N.B.: Le foto della "zuffa" in aula del 23 novembre (mai accaduto in 35 anni di Regione) si possono scaricare dal sito del Gruppo, tiretto Partito. Il sito è www.grupporifondazionepuglia.it

gennaio - aprile 2005