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1. Qual è oggi la specificità che caratterizza la classe politica che tiene ben saldo nelle sue rozze mani il potere mondiale? È presto detto. Per i professionisti gestori del "nuovo disordine mondiale", ai fini esclusivi di questo, sono quanto mai indispensabili tre strumenti: l'uso della menzogna, la pratica del furto, il metodo della violenza. Si fa solo fatica a scegliere i casi più esemplari delle suddette strategie di dominio; casi di studio, sparsi qua e là per il mondo, ce n'è in gran quantità, a cominciare qui da noi, da quel che già fu il "bel paese". 2. L'utilizzo della menzogna negli atti formali della gestione politica quotidiana, a breve e a lungo termine, affermando e smentendo, passando il falso per vero, occultando le grandi come le piccole verità, manipolando le informazioni e facendo assurgere a pilastro del comando la discontinuità sistematica dei messaggi, fa il gioco del potere spettacolare che affascina e incanta gli spettatori che applaudono al grande prestidigitatore, come si applaude al circo al famoso giocoliere della lingua e della mano. È evidente il fascino che l'illusionista di turno ne ricava. Lo si è visto con la rielezione del Presidente americano Bush e non è detto che di riflesso non se ne avvantaggi anche il suo diretto subalterno Blair. Come avviene tuttora in Venezuela, i media globalizzati "in mano a un piccolo gruppo di privilegiati, continuano a utilizzare tutta l'artiglieria delle manipolazioni, mistificazioni e menzogne in un tentativo di intossicazione mentale della popolazione."6 Per quanto attiene alle sorti del terzo incluso della serie dominante (Bush-Blair Berlusca), si stanno già preparando le premesse per una replica scellerata dello spettacolo da "Grand Guignol" fin qui riservatoci. Anche perché, come è stato gridato mille volte nelle orecchie dei cittadini indifesi che andranno a votare, del famigerato "Programma" è stato realizzato tutto quanto era stato promesso, e se qualcosa di più non s'è fatto, è stato per colpa di chi "remava contro" (leggi: la lobby comunista mondiale). E poi, anche se questo non fosse vero, la verità della generale depressione degli animi, vuole che, freudianamente, ci si vada a gettare nelle braccia di chi, anche mentendo, conforta col suo sorriso "disneyland" e il suo tam-tam all'ottimismo di facciata. D'altronde, se il 50 per cento della popolazione italiana è nata democristiana perché l'altro 50 per cento non dovrebbe morire berlusconiana? Sarebbe la farsa politica finale di una atavica menzogna. 3. La pratica
del furto è questione più complessa, anche perché
siamo nel campo classico della gestione della res publica
la cui morale immediata fu sempre quella di prendere per sé togliendo
ai più il più possibile. Rare eccezioni si ebbero nella
Grecia antica, ma d'allora in poi le cose si perfezionarono con la professionalizzazione
dei metodi e la legalizzazione degli atti furtivi. Nel contesto di casa
nostra, il lauto stipendio di un ministro con auto blu e un nugolo di
bodyguards alle sue spalle (in realtà finanziati dalle nostre
spalle!) o di un normale parlamentare corazzato di mille privilegi,
non giustificano la presenza nel paese di 4 milioni e mezzo di pensionati
a meno di 500 euro e di altri 6 milioni che sopravvivono a quota 1000.
Naturalmente i tempi cambiano e la storia ha fatto giustizia delle vecchie
"bustarelle". Oggi i vantaggi di questa pratica si attuano
in modi più sottili e riconosciuti come tali da una trasparenza
volutamente "didattica". Si veda l'invito a non pagare le
tasse, a sfuggire alle grinfie della finanza, a corrompere magistrati,
soprattutto quando si è ricchi; si ricordi la cancellazione dell'imposta
di successione che ha rafforzato la successione stessa per la salvaguardia
della proprietà privata; si prenda atto che la sottrazione strisciante
di risorse al welfare serve per far salire alle stelle gli emolumenti
dell'alta dirigenza; e si metta in conto il gioco abile del grimaldello
dei condoni al fine di incentivare la morale cristiana di non fare ad
altri quello che non vuoi sia fatto a te stesso. E così via illustrando.
Ma anche qui i punti di vista sono tanti e le risorse da dilapidare
pressoché infinite. In fondo non capiremo mai del tutto la grande
differenza di retribuzione esistente tra una maestra elementare che
insegna a leggere e a scrivere, attività fondamentali nella nuda
vita del singolo, e un parlamentare "assenteista", un giovane
dentista o un medico "specialista", ai quali bastano dieci
visite in un paio di giorni per superare bellamente lo stipendio mensile
della succitata maestra. Se tale logica matematica non è un'opinione,
rimane pur sempre la rassegnata fatalità che circonda le modalità
"furtive" dei professionisti della politica. 5. E, come
se non bastasse, c'è sempre qualcuno che, nonostante tutto, getta
benzina (o meglio petrolio!) sul fuoco, affermando, in opere letterarie
più immortali della stessa "Divina commedia", che non
abbiamo sangue nelle vene, che non siamo abbastanza decisi nell'essere
accanto a un tipo come Rumsfeld nel contrastare la violenza islamica
con la violenza di Guantanamo o di Abu Graib. 1 Max Weber, La politica come professione, in Il lavoro intellettuale come professione, Einaudi, Torino 1967, pp. 101-104. 2 Kark Kraus, Detti e contraddetti, Adelphi, Milano1992, p. 111 (il corsivo è nostro). 3 Cfr. Félix Guattari, Piano sul pianeta. Capitale mondiale integrato e globalizzazione, ombre corte edizioni, Verona, 1997 p. 63 e seg. 4 La rete delle "concatenazioni collettive" del capitalismo mondiale integrato si avvale universalmente di: Radio-Tv, Carta stampata, Telefonia mobile e fissa, Computer e Internet, Parlamento e Servizi segreti, Esercito e Forze di polizia, Chiesa e Istituzione scolastica, Fisco, Giustizia e Borsa valori. (Cfr. F. Guattari, Chaosmose, Galilée, Paris 1992). 5 F. Guattari, Piano sul pianeta, cit. p. 64 e seg. 6 Ignacio Ramonet, Il quinto potere, in Le Monde diplomatique, ottobre 2003. 7 Walter Benjamin, Per la critica della violenza, in Angelus Novus, Einaudi, Torino 1962, p. 5 |
gennaio - aprile 2005 |