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Spesso
la Politica è confusa in una serie di significazioni che pur facendo
parte della dimensione politica, in qualche maniera se ne sottraggono.
La tendenza che và per la maggiore è sicuramente quella
di confondere la politica con la governabilità. La politica al
contrario è qualcosa di più remoto e originario, qualcosa
che ha a che fare con lessere proprio delluomo, ossia con
la capacità propriamente umana non solo di costruire sistemi di
governo ma anche di discuterli. Anche questa definizione è tuttavia
incompleta, in quanto la politica se così fosse sarebbe ridotta
ad un antagonismo tra i governatori di oggi e quelli di domani, con una
dialettica fra diversi sistemi di potere. Per quanto questo sia il sistema
vigente nella pragmatica politica, non ne costituisce lessenza.
Infatti, la politica è primariamente discussione fondamentale,
cioè la dimensione politica sorge ogni qual volta si discute in
merito a qualcosa, ed è proprio da questa discussione che emergono
nuove soluzioni, nuovi ordinamenti. Zoon Politicon è ancor
oggi lunico enunciato possibile sulluomo. Siamo di fronte
allimpossibilità di affermare qualcosa, ma nella possibilità
di discutere su ogni cosa. Il sorgere della discussione lacera il sistema
di Potere. Tutti i sistemi di Potere nel loro costituirsi, sentono la
necessità di negare la discussione, ossia di fuggire dalla politica,
ponendo istituzioni di controllo. Lopera e le ricerche filosofiche
di Michel Foucault, descrivono il processo attraverso il quale si stabilisce
il potere sulla vita, il Biopotere. Esso è frutto di uno sviluppo
storico di sistemi, istituzioni, dottrine e figure creati al fine di garantire
la sicurezza attraverso la sorveglianza1.
Tuttavia, al Biopotere occorreva un altro processo per poter essere operativo;
occorreva un controllo sulla forza centrifuga interna alla politica, ossia
esercitare un potere sui discorsi. Con e attraverso Lyotard, si può
vedere come sia lordinamento giuridico-istituzionale sia la scienza
non possono sfuggire al criterio di legittimazione. Solo attraverso un
effettivo potere sui discorsi, un Logospotere, la scienza può annunciare
una verità incontestabile e il sistema giusto. Il tramite di questo
processo è costituito dalla tecnologia, assunta come mezzo e come
fine. Marx intravide per primo questo processo, allinterno dei Grundrisse:
Nella
sua combinazione questo lavoro si presenta al servizio di una volontà
estranea e di una intelligenza estranea e ne è diretto
giacché ha la sua unità spirituale al di fuori di esso,
tanto quanto nella sua unità materiale è subordinato allunità
oggettiva delle macchine, del capitale fisso, che come mostro animato
oggettivizza il pensiero scientifico e ne è di fatto la sintesi
e non è esso strumento a riferirsi al singolo operaio, ma è
piuttosto loperaio come singola puntualità animata, come
isolato accessorio vivente, ad esistere in funzione sua2
La scienza comprendente come strumento di analisi, organizzazione e direzione del movimento di espropriazione-appropiazione, di divisione e ricomposizione di lavoro sociale come organizzazione-appropiazione-centralizzazione dellintelligenza sociale, che governa scientificamente la produzione e il comando di pluslavoro relativo.3 La scienza,
divenuta partecipazione e regolamentazione allinterno del lavoro
sociale, assume oltre al carattere conoscitivo-metodologico anche un
carattere realmente pratico-politico-sociale, che si manifesta come
distruttivo. Allo stesso modo il Potere costituendosi nel sistema scientifico
ne ottura lapertura, ne frena la paralogia, interrompe il gioco.
Luomo come ente ne risulta gravemente dis-umanizzato, la cesura
degli spazi di discussione (politica) e degli spazi interpretativi (scienza)
ci porta a considerare il frammento di Marx, come una profezia sulla
nostra epoca, con la piena realizzazione e il pieno potere di quella
volontà estrema, di quella intelligenza esterna, muta e sorda.
Potenza piena, completamente spersonalizzata, distruzione delluomo,
riduzione a risorsa. Abbiamo già annunciato la morte della scienza,
ed eccoci chiamati ad unaltro annuncio: la morte della politica! Il lavoro (anche sotto forma di tempo libero) invade tutta la vita come repressione fondamentale, come controllo, come occupazione permanente in tempi e luoghi regolati secondo un codice onnipresente. Bisogna sistemare la gente dappertutto, a scuola, in fabbrica, sulla spiaggia, davanti al televisore, o nel riciclaggio: mobilitazione generale permanente. Ma questo lavoro non è più produttivo nel senso originario: non è più che lo specchio della società, il suo immaginario, il suo principio fantastico di realtà. Pulsione di morte forse.4 Si apre
lepoca della riproduzione dove il macchinario collettivo
riproduce la finalità sociale. Opera di spersonalizzazione
dei processi sociali, già intravista da Marx: Allora? Convenzione o realtà oggettiva? La verità è che la scienza sorganizza come qualsiasi discorso, su una logica convenzionale, ma che esige per la sua giustificazione, come qualsiasi discorso ideologico, una referenza reale, oggettiva in un processo sostanziale... Così và la metafisica. La scienza rende conto delle cose preliminarmente scelte e formalizzate per obbedirle6 Il codice, tecnica per il linguaggio, abbandona la sua funzione di mezzo per divenire finalità assoluta, il cui scopo è il riprodursi e lo sdoppiarsi, sussumendo la realtà. Riprendendo limmagine di un film cult degli ultimi anni, lumanità è una coltivazione di uomini7. Codice, come virus che annienta ogni dimensione, riducendola alla propria modellazione. Così nella politica irrompe lo schema binario della domanda/risposta dei test, dei sondaggi, che riducono lintelligenza alla capacità di reazioni determinate a stimoli adeguati. Trionfo di Pavlov, annichilimento della politica: È tutta la sfera politica che perde la propria specificità quando entra nel gioco dei media e dei sondaggi, cioè della sfera del circuito integrato domanda/risposta... la pratica politica e la pratica economica si riuniranno sempre più in un medesimo tipo di discorso. Propaganda e pubblicità si fonderanno sul medesimo marketing e merchandising di oggetti o di idee forza. Questa convergenza di linguaggio tra leconomico e il politico è daltronde ciò che contrassegna una società come la nostra dove leconomia politica è pienamente realizzata. Ma è allo stesso tempo la sua fine, poiché le due sfere si aboliscono in una realtà o iperrealtà completamente diversa, che è quella dei media8. Baudrillard
sottintende come questa convergenza di linguaggi, che non è limitata
al politico e alleconomico ma a tutte le dimensioni del linguaggio,
è potenzialità della scienza nella sua evoluzione tecnica
che lha ridotta a codice comprendente. La nuova arte governamentale consuma libertà, vale a dire che è costretta a produrla, è costretta ad organizzarla. La nuova rete di governo si presenterà perciò come gestione della libertà, non dellimperativo sii libero con limmediata contraddizione che questo può comportare. Non è il sii libero che viene formulato dal liberalismo. Il liberalismo formula semplicemente questo: io produrrò di che farti essere libero9 Il liberismo
supera la sua contraddizione, di cercare la libertà e il suo
controllo, nel cyberspazio, dove massima libertà e finalità
coincidono con la riproduzione del codice. Il web dove tutto è
possibile è la fine di tutte le possibilità. Sentiero
di morte è allo stesso tempo negazione della morte. La morte
come momento essenziale, come possibilità più propria
dellessere umano è anestetizzata nella dinamica della riproduzione.
Ci si sorprende della morte, perché essa è ancora originale,
irriducibile, non innescata nel processo di riproduzione. Baudrillard, descrive molto bene il rapporto che le varie società hanno intrattenuto con la morte, che lungi dallessere celata, è costantemente presa in considerazione. Nessuno di noi si sognerebbe di brindare ricordando la morte come fa Ulisse nei confronti della regina Arete cosi benevola nei suoi confronti11. Tra i morti e vivi, in ogni società cè sempre stato uno scambio costante che permetteva il riconoscimento delle due comunità distinte, quella dei vivi e quella dei morti. La negazione di queste distinzioni causa lestinzione di entrambi i gruppi: Se la fabbrica non esiste più, è che il lavoro è ovunque, se la prigione non esiste più è che il sequestro e la reclusione sono ovunque... Se il cimitero non esiste più è che le città ne hanno assunto la funzione, sono città morte e città di morte. E se la grande metropoli operativa è la forma perfetta di unintera cultura, allora la nostra è semplicemente una cultura di morte.12 Fine delle comunità, interruzione dei reciproci scambi, siamo unintera grande comunità: gli utenti, che anziché scambiare, sono scambiati nel codice. È opportuno riflettere su quello che luomo perde nella connessione. Innanzitutto il corpo e tutto ciò che esso comunica, in primis la teatralità; espressività originale che il codice in quanto significazione annichilisce, la sorpresa è possibile nellespressione facciale in quanto differimento, non certo nellespressione Sono sorpreso. Altro esempio di annichilimento nella connessione è la danza; appropriarsi dello spazio con il corpo e il suo movimento; il tango, seduzione per differimento, non certo la significazione della psicanalisi. La scienza ridotta a tecnica corre sempre ai ripari di possibili smagliature allinterno della rete: Tutta la storia attuale del corpo è quella della sua demarcazione, della rete di marchi e di segni che lo suddividono, lo sminuzzano, lo negano nella sua differenza e la sua ambivalenza radicale per organizzarlo in un materiale strutturale di scambio/segno.13 Una scienza, che perde la sua natura paralogica per farsi tecnica di castrazione. La cupidigia della tecno-scienza è irrefrenabile, schianta la corporeità delle sue analisi, la danza è interdetta, delimitata in spazi chiusi, angusti, dominati dallordinarietà di ritmi e movimenti14. Su tutto domina il Logospotere, nel suo dominio sulla comunicazione che esclude la politica, la possibilità di criticare la sua pura comunicazione. Per potere reggere la comunicazione pura, il sistema deve annichilire il principio di responsabilità, proprio dellatto politico. Pulsione di morte. Baudrillard, la morte come momento spiccatamente politico; negazione astratta che già Hegel estraniava dallAufhebung scatenando la risata di Bataille15. Derrida ci indica come la risata sorge nel mimo che il Signore fa della propria morte, in quanto per poter godere della propria signoria, conquistata con il rischio della morte, deve necessariamente sopravivere. Il Sistema nega anchesso la considerazione alla morte, non la riesce a comprendere nel suo preservare ad ogni costo la vita al punto di vivere nella morte. La clonazione è lultimo anestetico, inventato dalla tecnoscienza, ed è curioso ed emblematico che sia stata realizzata da una setta che afferma di voler creare la vita eterna. Fanatismo e tecnoscienza unincontro che fa ridere, della risata di Bataille, perché se la scienza incontra il fanatismo allora è una commedia del Potere. Riemerge la teatralità, ritorno dirompente della dimensione politica, perché se ridiamo del sistema ne siamo fuori, possiamo guardare la morte e sorriderle di rimando in modo da sentirci vivi. La risata come segno di vita, di differenza rispetto alle seriose significazioni del sistema. Diffidare della serietà dei politici, degli scienziati, dei legislatori, è linizio di una nuova pragmatica politica. La classe dei governanti, i burocrati della computer science, può essere destituita attraverso la nostra risata. In 1984, Orwell che è narratore-protagonista delle sue paure oppone al sapere assoluto dellinquisitore, il suo sapere assoluto più umanistico, ma in quanto sapere assoluto è sempre chiuso nellassolutezza, e alla fine ne resta dominato16. Perché in fondo Orwell percepisce la disfatta delle narrazioni moderne, ma è incapace di riderci su. Derrida, coglie in pieno il senso del ridere, o meglio il non-senso del ridere e lo fa decostruendo con e attraverso Bataille il sistema totalizzante per eccellenza: lhegelismo. La
macchia cieca dellhegelismo intorno alla quale può organizzarsi
la rappresentazione del senso, è quel punto in cui la distruzione,
la soppressione, la morte, il sacrificio costituiscono un dispendio
così irreversibile, una negatività tanto radicale che
non è più possibile neppure determinarle come negatività
in un processo o in un sistema.17
Mantenere
il silenzio, come esperienza di differimento dalla onnipresenza della
comunicazione. Il silenzio è parola più perversa
e poetica dice Derrida, in quanto tacendo dice il non senso, ossia
il dramma del senso, la sua commedia. Se dunque sono il riso, il silenzio,
il pianto a rivelarci, il baratro a fondo del senso, e dunque a rivelarci
lestremo disagio di ogni filosofia, perché siamo qui a
scrivere? Non è che anche la Filosofia nellaffrontare finalmente
il baratro sulla quale si issa sia giunta alla fine della propria esperienza?
Iniziamo a rispondere dalla seconda questione con un secco no, per un
motivo abbastanza semplice la decostruzione è appena iniziata,
ed essa segna un nuovo inizio per lindagine filosofica non più
costruzione di significati, bensì de-costruzione. Questo evento,
è segno dei tempi, dettato dalla storia che sopratutto nel Novecento
ci ha consegnato un fatto inequivocabile di cui solo negli ultimi anni
abbiamo preso coscienza: la violenza delle significazioni totalizzanti.
Tecno-scienza e liberismo (con tutto ciò che esso comporta) sono
le ultime significazioni totalizzanti e la loro decostruzione è
lungi dallessere compiuta. La fine delle significazioni è
unoccasione e può essere un grande evento per luomo
in quanto lo restituisce alla sua dimensione più propria, la
politica e tutti modi della discussione risorgono dalla morte che la
significazione aveva loro attribuito. Ogni comunità che pone
il silenzio alla domanda Che cosè la verità?,
risorgerà in quanto ha piena coscienza del baratro sul quale
si erge la costruzione della risposta a questa domanda. Il baratro della
negatività, del Male, della Morte, che il sistema tecnoscientifico
cerca di anestetizzare nei suoi codici, nella sua rete, in un estremo
delirio totalizzante. Rispondendo alla prima questione, se la nostra
scrittura sia autorizzata, rispondiamo con Derrida: La differenza
tra Hegel e Derrida, ci aiuta bene a comprendere la rivoluzione che
si compie: dopo aver letto La fenomenologia dello spirito potremmo
anche smettere di leggere perché vi è spiegato tutto,
daltra parte lo stesso Hegel riteneva di aver sintetizzato tutto
il sapere e la storia; al contrario dopo aver letto Derrida ci coglie
una fame non solo di lettura, ma anche di una nuova prassi filosofica
tesa al differimento, a fare di noi stessi, del nostro corpo, della
nostra pratica una differenza. Bisogna discendere, lavorare, chinarsi per incidere e portare la nuova Tavola nelle valli, leggerla e farla leggere. La scrittura è lesito come discesa fuori di sé in se del senso: metafora-per-altri-ad-uso-di-altri-qua-giù, metafora come possibilità di altri quaggiù, metafora come metafisica dove lessere deve nascondersi se si vuole che laltro si manifesti. Scavo nellaltro verso laltro dove lo stesso cerca la sua vena e loro vero del suo fenomeno.22 1 M. Foucault, Biopolitica e Liberalismo, Milano 2001 2 K. Marx, Lineamenti fondamentali della critica delleconomia politica, Vol II, Firenze 1997, p. 93 3 N. De Feo. La ragione sovversiva, Bari 2000, p. X 4 J. Baudrillard, Lo scambio simbolico e la morte, Milano 2002, p. 25 5 K. Marx, op. cit., p. 401 6 J. Baudrillard, op. cit., p. 73 7 Il film in questione è Matrix, 1999, regia dei fratelli Wachowski 8 J. Baudrillard, op. cit., p. 77 9 M. Foucault, op. cit., p. 159 10 J. Baudrillard, op cit., p. 139 11 Omero, Odissea, Cles 1997, p. 203 12 J. Baudrillard, op. cit., p. 139 13 J. Baudrillard, op. cit., p. 113 14 La discoteca, è un trionfo tecnoscientifico, asseconda tutte le condizioni del sistema, non ha assolutamente nulla di trasgressivo. 15 J. Derrida, La scrittura e la differenza, Torino 2002, p. 333 16 G. Orwell, 1984, Milano 1989, p. 283 17 J. Derrida, op. cit., p. 335 18 J. Derrida, op. cit., p. 338 19 J. Derrida, op. cit., p. 352 20 M. Heidegger, Introduzione alla Metafisica, Milano 1990, p. 19 21 Il peccato, e la successiva Grazia, sono al centro delle riflessioni di Lutero 22 J. Derrida, op. cit., p. 37 |
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